3. Macigni

356 51 4
                                    

   Gerard lo sapeva che Mikey avrebbe messo il muso tutto il tempo, ma per il momento sembrava che Frank fosse l'unica persona che non ce l'aveva con lui per qualche motivo. Anzi, Frank era l'unica persona a non avere alcun motivo per avercela con lui.
    Dargli una mano per il progetto d'arte gli aveva fatto piacere, avevano passato qualche ora insieme ed anche se non è che fosse molto concentrato in Frank, ma più concentrato sul disegno che stava eseguendo, aveva avuto modo di conoscere il ragazzo un pò di più. Non erano cose fondamentali, certo, ma almeno aveva scoperto che Frank detestava la scuola, amava la musica, adorava le torte al cioccolato e quando aveva sette anni si ruppe una gamba cadendo dalla casetta sull'albero che aveva costruito con suo padre - Frank aveva aggiunto anche che c'era da aspettarselo, visto che suo padre era ubriaco quando l'aveva messa su.
    Comunque, Frank era simpatico e Frank non detestava Gerard né l'idea che Gerard fosse tornato a casa, quindi a Gerard faceva piacere la sua compagnia. Dunque pensò di accettare ben volentieri l'invito di Frank di andare con lui e Mikey ad una festa nello scantinato di uno della loro scuola.
    Gerard non era il tipo da festa, in realtà. Solitamente preferiva chiudersi in casa e farsi i fatti suoi. Ma in casa non tirava una buona aria. I suoi erano indaffarati con la preparazione del prossimo imminente matrimonio e non sembravano dei robot programmati per pensare a tutto tranne che al loro figlio suicida.
    Mikey aveva fatto una smorfia, quando aveva visto Gerard prepararsi per uscire con loro, ma Gee aveva finto di non averlo notato.
    Era sicuro che se avesse detto qualcosa - qualsiasi cosa - probabilmente avrebbero discusso ancora una volta, e non ne aveva davvero voglia.

    La macchina di Frank ci mise un pò a mettersi in moto, e lui aveva imprecato borbottando, ma finalmente era partita e dopo circa venti minuti di guida arrivarono a destinazione.
   Belleville non era certo la città più grande del mondo, e se qualcuno faceva una festa praticamente lo sapevano tutti. E quei tutti erano presenti lì. C'era gente che Gerard non vedeva da una vita e che non aveva affatto voglia di vedere, ed altre persone che lui non conosceva, ed anche qualche vecchio compagno di scuola.
    Nell'eccitazione di uscire con Frank e Mikey e fare finalmente qualcosa di divertente, comunque, Gerard aveva dimenticato di pensare alla possibilità di trovarsi davanti ad un fiume di birra e altri alcolici. Ora che si era ritrovato lì, circondato da miriadi di persone che tenevano in mano bicchieri stracolmi di alcool, si era reso conto che non sarebbe stato così facile.
    Deglutì, ricordandosi che lui non aveva bisogno di bere. Probabilmente aveva fatto una smorfia, perché Mikey gli lanciò un'occhiataccia «Io vado dai miei amici. Vedi di comportarti bene.» gli aveva detto freddo, allontanandosi. Detestava questo nuovo modo di fare di suo fratello. Questo suo comportarsi come se Gerard fosse un bambino pericoloso.
    Frank sospirò accostando il volto all'orecchio di Gerard «Senti...» disse parlando a voce alta per cercare di sovrastare il suono della musica proveniente dalle casse sparse per la stanza «...io vado a cercare la mia ragazza. Lo so che non dovrei chiedertelo, ma posso lasciarti solo?» domandò lanciando istintivamente un'occhiata ai barili di birra sistemati lì accanto.
    Gerard si morse la lingua, evitando di prendersela con Frank per il fatto che tutti lo trattavano come un idiota. Fece un respiro profondo annuendo, anche se in realtà c'erano più punti della questione che non gli andavano a genio.
  Uno: voleva quasi tornare a casa.
  Due: non sapeva che Frank avesse una ragazza.
  Tre: Frank era una ragazzino e non provava alcun interesse per lui.
  Quattro: non capiva perché in realtà una parte del suo cervello si stesse sforzando tanto per pensare - con tanto fastidio - al fatto che Frank avesse una ragazza.
  Cinque: al solito, pensava che un bicchiere di birra non lo avrebbe ucciso.
  Sei: stava per ritrovarsi da solo alla festa di un ragazzo che non aveva nemmeno mai visto in vita sua, circondato da persone che non se lo filavano assolutamente, e da bicchieri colmi di birra che lo invitavano a bere, almeno un goccio.
    «Certo, vai pure...» disse debolmente, cercando un posto tranquillo dove mettersi a sedere e girarsi i pollici.
    Almeno c'era della buona musica, era già qualcosa.
    Trovò un vecchio divano buttato in un angolo dello stanzone. C'erano sedute due ragazze che probabilmente erano già ubriache. Stavano chiacchierando rumorosamente, fumando una canna d'erba - di ottima qualità, pensò Gerard, colpito dall'odore intenso di quella che probabilmente era Silver Haze, sicuramente la miglior erba in circolazione a Belleville.
    Non sapeva quanto tempo era passato, pensò mezz'ora o qualcosa del genere, basandosi sul numero di canzoni che erano passate allo stereo. Sei forse, di una lunghezza di 4 minuti circa l'una.
    Comunque, Frank era riapparso tra la folla, e teneva per mano una ragazza che forse andava anche lei a scuola con suo fratello. Non era il massimo della bellezza. Gerard si morse il labbro. Beh, Frank era un ragazzino ma era comunque più carino della media e si aspettava una ragazza altrettanto carina, non una decente. Passabile, forse.
    Però sembravano in sintonia, e la cosa fece provare a Gerard una specie di fastidio allo stomaco. Che diavolo, non doveva pensare a quelle cose. Non doveva davvero pensare a Frank in quel senso. Scosse la testa, scacciando via ogni pensiero al riguardo dalla mente, e fece un sorriso - uno dei sorrisi più finti che riuscì a sfoderare, ma aveva imparato bene a farne nel corso degli anni - presentandosi alla ragazza di Frank.
    Jamia comunque si dileguò presto. Prima aveva provato a chiedere a Frank di buttarsi tra la folla e ballare un pò, ma il ragazzo si era rifiutato, così con una scrollata di spalle aveva detto di voler andare a raggiungere le sue amiche.
    Frank guardò Gerard, che a sua volta stava guardandosi intorno con aria annoiata «Non ti stai divertendo molto, eh?» chiese accennando una risatina.
L'altro fece una smorfia, sospirando «Mio fratello è sparito e non conosco nessuno, non posso bere e non credo di essere pronto per affrontare una festa, ora che ci sono dentro...» ammise, sentendosi quasi ridicolo. Insomma, non voleva certo fare la vittima o niente del genere.
«...se vuoi ti riporto a casa...» si offrì Frank. Gerard ci pensò su per qualche secondo.
«Magari faccio una passeggiata, non preoccuparti...» disse cercando di sorridere. Non voleva davvero scomodare Frank, non aveva intenzione di scomodare proprio nessuno, non più.
Non voleva certo passare per, oltre che pericoloso-nocivo-suicida, anche per rompi palle che non può camminare per tornarsene a casa.
«No, dico davvero, non è un problema. Insomma, dovrò pur fare qualcosa per te, visto che mi hai fatto un disegno da dieci e lode per scuola...» rise Frank, ed i suoi occhi sembrarono illuminarsi con quella risata.
    Gerard non avrebbe dovuto far caso a quel dettaglio, né avrebbe dovuto trattenere una risata maliziosa pensando tra sé i vari modi in cui Frank avrebbe potuto ringraziarlo.
    Prese una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca e l'accese, per tenersi le labbra occupate. Insomma, non doveva pensare quelle cose, non doveva, punto.
    Frank era un ragazzino, Frank era fidanzato, Frank stava con una ragazza, Frank era il migliore amico di suo fratello. E sopratutto, Frank era solo un ragazzino gentile, non si celava nessun secondo fine dietro la sua disponibilità nei confronti di Gerard. Gee doveva ficcarselo bene in testa. Frank era solo gentile. Non aveva un secondo fine. Non doveva vedere un secondo fine anche dove non c'era. Non doveva illudersi che qualcuno si sarebbe davvero interessato di nuovo a lui. Non più. da quando era successo quel che era successo, da quando era diventato un alcolizzato, drogato, suicida e tutto il resto.
    Eppure Frank era l'unica persona che nonostante non ne avesse motivo - non veniva pagato dallo Stato per farlo, non era vincolato da legami parentali - si comportava con Gerard come se questo fosse davvero un essere umano, e non solo un pezzo di carne con la capacità di muovere la bocca per farne uscire dei suoni. Insomma, tutti sembravano trattare Gerard con disinteresse, come se a lui la cosa non facesse male. Mentre Frank lo trattava bene, lo faceva star bene. E a Gerard la cosa piaceva dannatamente.
    Non riuscì a trattenere una risatina, pensando a come avrebbe reagito Mikey sapendo che Gerard stava facendo degli equivoci pensieri sul suo migliore amico. Non che Mikey avesse mai avuto problemi con l'orientamento sessuale di suo fratello, ma Gerard poteva metterci la mano sul fuoco, ora ne avrebbe fatti.
    Perché da quando era tornato a casa, Mikey detestava ogni cosa di Gerard.
«Se proprio ci tieni, comunque...» disse infine. Insomma, gli stava dando solo un passaggio a casa, così sarebbe arrivato prima, si sarebbe infilato una vecchia t-shirt, i pantaloni del pigiama, e si sarebbe rannicchiato nel suo letto al buio. A piangere, probabilmente. Ma questo non l'avrebbe detto a nessuno.
    Frank fece strada tra la folla, seguito da Gerard, per uscire dallo scantinato.
Quando furono fuori incontrarono Mikey che rideva e scherzava con un gruppo di amici, tenendo in mano una lattina di birra.
    Il sorriso di Mikey, comunque, si tramutò in un'espressione scazzata non appena vide Gerard avvicinarsi a lui e al suo gruppo.
«Ehi, io sto tornando a casa...» disse suo fratello.
Mikey scrollò le spalle «Ciao...» mormorò solo, aspettando che Gerard si allontanasse per riprendere a parlare.
    Ma Gerard continuava a stare davanti a lui, come niente fosse, e forse lo stava facendo proprio per far innervosire suo fratello. Perché se Mikey voleva avercela con lui, allora doveva pur averne un motivo valido.
Improvvisamente però Gerard deglutì, diventando quasi pallido in volto, come se avesse appena visto un fantasma, realizzando che Mikey ce l'aveva eccome, un motivo valido per detestarlo.
«...ehm, ok, ci vediamo. E mi raccomando, non esagerare...» mugugnò Gerard, accennando alla birra che Mikey teneva in mano.
    Il fratello alzò gli occhi al cielo, pensando un "Senti da che pulpito viene la predica" che non aveva bisogno di essere pronunciato, e Gerard continuò a camminare verso la macchina di Frank, a passo svelto.

   Improvvisamente, si sentiva di nuovo pesante. Sentiva un fastidio nel petto, come se un macigno lo stesse schiacciando.
   Pensò che in una situazione del genere, se fosse stato nel centro di recupero, gli sarebbe bastato urlare un pò, qualcuno del personale sarebbe arrivato nella sua camera per chiedergli cosa avesse, e lui così avrebbe avuto modo di sfogarsi e provare a togliersi quel peso di dosso.
   Non che avesse mai funzionato. Inizialmente Gerard non aveva alcuna intenzione di raccontare le sue cose a degli sconosciuti. Ma poi aveva imparato a fidarsi, perché si era reso conto che tirare fuori i problemi faceva bene, ed anche se sembrava che il macigno volesse restare sul suo petto ancora a lungo, poteva giurare di sentirlo sgretolarsi quasi, ed arrivò così a pensare che prima o poi quel macigno si sarebbe frantumato.
    Quindi in quel momento, mentre Frank guidava silenziosamente la sua auto verso casa Way, Gerard voleva piangere, pensando a quanto fosse ridicolo ciò che stava pensando. Voleva tornare nel centro di recupero. Lì le cose sembravano più facili. E non gli importava che la Dottoressa Mayer lo facesse per soldi o cose simili, gli importava che qualcuno lo facesse. Che qualcuno, chiunque fosse, aveva voglia di starlo ad ascoltare. Di sentirgli tirar fuori le sue ossessioni, le sue paure.
    Fece una specie di suono rabbioso, una specie di ringhio, involontario in realtà, attirando così l'attenzione di Frank.
«Tutto bene?» chiese il ragazzino, lanciandogli un'occhiata veloce prima di tornare a guardare la strada davanti a sé.
Gerard inspirò «Credo di si...» mentì.
    Ci fu un lungo attimo di silenzio, poi Frank posteggiò l'auto sul marciapiede davanti casa Way «Senti... lo so che penserai che non sono affari miei, ma credo che tu abbia bisogno di qualcuno con cui parlare. Non so se funziona ancora così, ma non dovresti avere delle sedute settimanali da qualche parte, ora che sei uscito dal centro?» chiese con tono serio.
    Gerard aggrottò la fronte. Ma nonostante inizialmente volesse dire esattamente a Frank che non erano affari suoi, non riuscì a farlo.
«Mh, si, dopodomani devo andare a fare una seduta di gruppo...» disse mormorando.
Frank annuì «...e per gli altri giorni, ti hanno dato il numero di qualcuno che puoi chiamare nel caso in cui avessi bisogno di assistenza? Nel caso in cui sentissi il bisogno di parlare con qualcuno in un momento specifico, intendo...» chiese dopo un pò.
Gerard scrollò le spalle «No, veramente. Credo non abbiano abbastanza fondi per poter pagare qualcuno disposto a sentire un idiota qualsiasi sfogarsi in qualsiasi momento della giornata...» disse borbottando.
    Sentì Frank sospirare. Lo vide allungare la mano verso il cruscotto dell'auto. Aprì il cassettino davanti al posto del passeggero e ne tirò fuori una penna. Poi prese un pezzo di carta accartocciato e lo aprì. Era un vecchio scontrino. Accese la luce dell'abitacolo e scrisse in fretta il suo numero di telefono «Ok, tieni. Nel caso in cui tu senta il bisogno di parlare. Sfogarti può essere d'aiuto.» disse sorridendo.
Gerard lo guardò per qualche secondo. Ecco, Frank era dannatamente gentile. Ed aveva un sorriso dannatamente dolce. Prese il foglio, ringraziando, e lo ripiegò con cura prima di infilarselo nella tasca dei jeans.
Salutò, e scese dall'auto. Quando fu in casa, sorrise, pensando che in qualche modo, non sentiva più l'urgenza di piangere. Per un attimo, Frank gli aveva fatto dimenticare di quanto solo si sentiva.

-------

Spero vi stia piacendo, a presto.

XO

Le tue paure addormentale con me... |!Frerard!|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora