7. Libero

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Di cose stupide Frank ne aveva fatte tante, nel corso della sua vita.
Ma quella le aveva superate tutte, probabilmente.
Jamia lo aveva guardato, gli occhi pieni di confusione, delusione, e si, anche imbarazzo.
Ovvio che c'era anche imbarazzo, in quello sguardo.
Frank, colui che tanto aveva sognato il fatidico momento in cui Jamia si sarebbe concessa, colui che non aspettava altro perché si che i sentimenti erano nobili ma insomma anche il corpo voleva la sua parte, Frank Iero si era tirato indietro proprio sul più bello.
E non con una motivazione apparentemente valida.
Era un miracolo che fosse riuscito a pronunciare un "Aspetta, non credo sia il momento giusto".
Certo che era il momento giusto, Jamia aveva conservato l'attesa di quell'attimo per ore e giorni e mesi interi, ed ora era pronta, era disponibile, era sicura di sé. E Frank invece no, non lo era affatto.
Probabilmente non era più sicuro di nulla. Perché era ovvio che qualcosa non andava, se le labbra di Jamia sulle sue avevano un sapore non semplicemente differente da quelle di Gerard, ma... meno confortanti, ecco cosa.
Jamia era impaurita, tremava lievemente all'avvicinarsi dell'attimo fatidico. Mentre Gerard l'aveva baciato con tanta grazia e sicurezza da lasciarlo senza fiato.
Cazzo, si che era senza fiato. Gerard lo aveva baciato, mica poteva aspettarselo! Ed ora, nella camera da letto della sua fidanzata, Frank non riusciva a togliersi dalla testa quel momento.
Quell'attimo.
Quel bacio.
Gerard.
E Jamia se ne stava lì, intenta a rivestirsi, in silenzio. Ed era così fragile, che Frank avrebbe voluto stringerla a sé e dirle - ma ovviamente non lo fece, sarebbe sembrato così banale - che non era colpa sua. Che era lui, ad avere qualcosa che non andava. Ma ciò avrebbe implicato il dover spiegare che Frank aveva qualcosa che non andava dopo che Gerard lo aveva baciato.
Spiegare che Frank aveva le idee confuse. Perché non capiva se era attratto da Gerard.
E no che non poteva essere attratto da Gerard.
Dio, Frank scosse la testa.
Voleva piangere, perché lui una situazione del genere non l'avrebbe immaginata mai, sul serio.
Il suo piano era di correre da Jamia, farsi una sacrosanta scopata - che pensava anche di meritarsi dopo tutto quel tempo in cui lei non si era concessa - e rendersi conto che gli dispiaceva per Gerard perché aveva frainteso tutto, o si era innamorato della persona sbagliata, perché lui amava Jamia e l'avrebbe sposata, ed avrebbero fatto tanti figli, avrebbero comprato una casa tutta per loro con un giardino dove i cani avrebbero corso e giocato allegramente e sarebbero invecchiati insieme, ritrovandosi novantenni seduti su un dondolo sotto al portico in una sera d'estate a bere limonata fresca e a raccontarsi i ricordi di quel giorno in cui avevano fatto l'amore per la prima volta.
Ecco, come sarebbe dovuta andare.
Frank imprecò mentalmente contro il Creatore, contro Gerard, contro Jamia e infine anche contro sé stesso, e senza poter aggiungere una sola parola, lanciò uno sguardo dispiaciuto alla sua ragazza e se ne andò, in tutta fretta.

Passò almeno tre giorni chiuso nella sua camera, occupandosi solo di rifiutare le telefonate di Jamia e di mangiarsi le unghie dal nervoso.
Aveva ascoltato musica, guardato la tv - comprese le televendite di gioielli laccati d'oro - e letto qualche libro. Ma ogni volta, ogni singola e dannata volta in cui chiudeva gli occhi, gli tornava in mente quel momento in cui lui e Gerard erano in quella camera. Quell'attimo così veloce ma così eterno in cui Gerard lo aveva baciato.
E così, sotto le coperte del suo letto, Frank iniziava a piangere, perché non poteva essere gay.
Aveva sempre pensato che uno si scopre gay a circa otto anni, quando invece di giocare con i modellini dei supereroi si ritrova a divertirsi ad abbinare i vestiti di Barbie, o a dodici, quando comincia a provare un certo piacere nel farsi la doccia in uno spogliatoio pieno di coetanei dello stesso sesso piuttosto che nell'andare a sbirciare lo spogliatoio delle ragazze.
Ma Frank giocava con i supereroi ad otto anni, e sbirciava nello spogliatoio femminile a dodici. Non aveva mai trovato nessun uomo attraente, fino ad allora... quindi perché diamine doveva scoprirsi gay proprio ora?
Non era possibile.
Continuava a ripeterselo. Non era possibile. Non era così. A lui piaceva Jamia.
E poi chiudeva gli occhi, e gli tornava in mente Gerard.
Gerard con quella sua aria da dannato.
Gerard con quegli occhi che sembravano la dimora dell'infinito.
Gerard con quel sorriso appena accennato, che in realtà nasconde mille altre emozioni differenti.
Gerard. Solo e sempre Gerard.

Le tue paure addormentale con me... |!Frerard!|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora