Introduzione

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Fredda come il ghiaccio...è così che mi sento. Il mio cuore vive in una palla di vetro. Una di quelle con la neve dentro, che si trovano sotto l'albero la mattina di Natale, di solito regalate da una vecchia zia che non vediamo da troppo tempo.

Lui si sveglia la mattina ed esce dalla piccola porta rossa, alza il viso verso il cielo e la neve chimica gli brucia le ciglia. Intorno è tutto silenzio, prova a parlare e la sua voce rimbomba come in una scatola chiusa. Appoggia le mani sul vetro curvo che delimita tutto il suo universo, le palme rivolte verso l'alto. Soffia sul vetro per farlo appannare, scrive piano con il dito qualcosa che nessuno leggerà mai, forse una richiesta d'aiuto, forse una preghiera, forse le parole di una canzone che le sembra di aver sognato la notte scorsa, una cosa completamente senza senso ora che ci pensa, dato che non esistono canzoni né musica di alcun genere lì dentro.

Non esiste niente, solo neve neve neve e aghi di pino schiacciati per terra. Non esiste niente, solo lui, un piccolo cuore di ghiaccio, e la sua bianca solitudine che lo avvolge come una coperta.
Ogni tanto qualcuno capovolge la palla di vetro e lui si ritrova a testa in giù, così, da un momento all'altro. L'unica emozione che potrà mai provare in tutta la sua vita.

Il mio cuore non sopporta più niente, di tutto questo. Non sopporta più la neve, il silenzio, la pace che c'è. Non riesce ad accettare di non doversi mai mettere alla prova, lottare, provare delusioni, cadere e rialzarsi. Il bianco accecante che lo circonda gli fa male agli occhi. Sa che nessun sole asciugherà mai le sue lacrime di ghiaccio. Odia avere il mondo a un passo e non poterlo mai raggiungere, separato da una sottilissima parete di vetro. Vorrebbe un sole forte e cattivo che sciogliesse di colpo tutta la neve, sentirla svanire sotto le sue dita che lentamente riacquistano calore. Vorrebbe vedere di che colore è la terra sotto quel manto bianco che lo soffoca, se ci sono dei fiori, magari.

Certe volte vorrebbe solo che qualcuno, distratto, mentre spolvera la sua prigione di cristallo, inavvertitamente la faccia cadere per terra. Passa ore a immaginare il suono del vetro che si rompe in mille pezzi a contatto col pavimento, così terribile e liberatorio allo stesso tempo. Allora forse potrebbe rialzarsi, un po' intontito dalla caduta certo, ma libero, finalmente. Per poi camminare per la prima volta in una strada che, anche se non si sa dove va a finire, porta sicuramente da qualche altra parte, e chissà forse potrà iniziare a battere per la prima volta. E mentre aspetta, sognante, seduto in un angolo con le braccia intorno alle ginocchia, la neve continua a cadere.

La ragazza di ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora