3. Convivenza forzata

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La Granger lo fissava con occhi strabuzzati, dandogli l’impressione di star meditando il suo omicidio.

— Cosa ti porta fin qui, Malfoy? — domandò infine, abbassando lentamente la bacchetta.

— Tu sei il primario, immagino.

— Bravo Malfoy, questo significa che sai leggere!

Draco preferì fingere di non aver sentito quell’uscita sarcastica, e rinfoderò a sua volta la bacchetta, mentre Hermione tornava a rimestare all’interno del cassetto, senza però dargli le spalle, anzi, lanciandogli brevi occhiate per accertarsi che non facesse nessun movimento strano.

— Beh, mi dici cosa ci fai nel mio ufficio? — domandò infine, tirando fuori dal cassetto il fascicolo di qualche paziente.

Draco non rispose subito. Il suo cervello stava lavorando a grande velocità. Si stava chiedendo quanto sarebbe stato folle farsi fare un test per malattie genetiche da lei, visti i loro trascorsi. Certo, in quanto ex Grifondoro, rimaneva pur sempre leale e onesta, nonché vincolata dal diritto alla privacy dei suoi pazienti, ma non era del tutto certo che non sarebbe andata a spifferare lo scoop succulento ai quattro venti. Draco Malfoy, lo scapolo d’oro d’Inghilterra, e il suo figlioletto Magonò, suonava male anche solo pensarlo.

— Sono qui per una questione di massima importanza. — cominciò scegliendo con cautela le parole. Hermione si fece attenta, rivolgendogli uno sguardo piuttosto curioso. — Posso fidarmi di te, Granger?

Un sopracciglio scettico si sollevò sul viso della ragazza. — Dipende Malfoy. Se riguarda il lavoro io sono estremamente professionale e discreta, e posso assicurarti che di qualsiasi cosa si tratti svolgerò al meglio le mie mansioni di medico primario... se invece si tratta di problemi personali, puoi pure imboccare l’uscita, perché non ho assolutamente intenzione di assecondarti in nessuna questione di massima importanza, neppure se si trattasse di vita o di morte.

— Beh... — disse blando Malfoy. — Si tratta di entrambe le cose.

Hermione lo guardò perplessa e sospettosa. — Spiegati meglio.

— Dammi solo un secondo.

Draco indietreggiò fino all’uscita, sporgendosi e facendo cenno al Pidocchio di raggiungerlo. Il bimbo, rimasto fino ad allora seduto in religioso silenzio sulla poltroncina, andò da lui con passetti misurati. Quando fu entrato, Draco ebbe cura di chiudere la porta. Davanti a lui, la Granger sembrava confusa.

Guardò prima lui, poi il bimbo, poi di nuovo lui.

— Sei serio?! — sbottò infine, senza riuscire a trattenersi.

Draco ovviamente non rispose, lasciandole il tempo di rispondere da sola alla sua domanda retorica.

Hermione fissò il bimbo ancora diversi istanti, prima che riuscisse a ricomporsi, affettando un’aria vagamente professionale.
— Wow, beh... chi l’avrebbe mai detto! — commentò ancora piuttosto scombussolata. — Ma io cosa c’entro in tutto questo?

— Lui è... è... — come avevano detto che si chiamava? Billy?
A lui personalmente piaceva di più Pidocchio...

— Lui è un Magonò. — disse invece, e la parola “Magonò” gli uscì fuori straordinariamente satura di disgusto.

Alla ragazza non sfuggì quel tono, e lo sguardo che gli lanciò sapeva di amarezza e brutti ricordi.

— E con ciò? — chiese indispettita, incrociando le braccia sul petto e guardandolo torvamente.

— Hai capito quello che ti ho appena detto? Lui è un Magonò.

— Non ci vedo nulla di male in questo. E non è neanche così inaudito che da due maghi Purosangue nasca un figlio Magonò. Diciamo che nell’ 80% dei casi nasce un figlio Purosangue, nel 15% dei casi può nascere un figlio Magonò e nel 5% può nascere un figlio babbano. Ritieniti fortunato. — concluse velenosa.

Diventar padre è (decisamente) molto più semplice che esserloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora