Capitolo 11

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-Katniss! Ricorda chi è il vero nemico!-
Finnick. Lo vedo in lontananza, lì, con un braccio teso verso di me, è troppo di stante da me, vedo Prim al suo fianco, mi tende una mano, sento come se attorno a me ci fossero dei serpenti, dicono qualcosa, ripetuto mille e mille volte: Katniss, Katniss...
Inizio a correre verso Finnick e Prim che iniziano a dire il mio nome, più corro e più appaoino lontani, Katniss Katniss, non riuscirò mai a raggiungerli, non ci riuscirò mai!
Corro ma niente da fare, appena sembrano vicini a me, spariscono nel nulla e un' abitazione di Capitol City prende la scena: Peeta è accucciato in un angolino con le manette ai polsi, dietro di me vedo Gale attraverso un riflesso, mi giro di colpo ad osservarlo, aveva la balestra carica, lo guardo con gli occhi spalancati e pieni di domande:
-Dobbiamo ucciderlo per il bene di tutti noi Katniss.-mormora-Attacchiamolo quando dorme, è meglio per la nostra sicurezza.-
Scuoto la testa velocemente capendo che si stà riferendo a Peeta e gli prendo i polsi -No! Non puoi farlo! Non puoi ucciderlo! Dovrai uccidere prima me!-
-Eri d'accordo Katniss! Dobbiamo farlo per il nostro bene! Potrebbe ucciderti da un giorno all'altro!-
Sposto lo sguardo su Peeta, sembra così sereno quando dorme, non può ucciderlo, non posso essere stata d'accordo nell'ucciderlo; perché ero d'accordo? Mi avvicino a Peeta lentamente con le obiezioni di Gale in sottofondo, mi metto seduta frontalmente a Peeta e gli prendo le mani dolcemente, sono fredde e solide, non morbide e calde come le ricordo, Peeta apre gli occhi, non è il suo sguardo, non è lui, mi fissa minaccioso, i suoi occhi brillano di furia, si alza di scatto e urlando mi scaraventa contro il muro e le sue mani abbracciano il mio collo con prepotenza, stranamente non sento nulla, nemmeno di mancare l'aria, lo guardo fisso negli occhi, come se potesse calmarlo e poi allungo una mano sulla sua e successivamente anche l'altra, gli stringo i polsi fino a fargli male e come se il mondo si fosse fermato riesco a liberarmi facilmente dalla sua presa. Il mondo si è fermato: mi guardo attorno e tutto è immobile, come se qualcuno avesse messo "pausa" ad un film, ma questo non è un film, non si può mettere in pausa. Guardo Gale a lungo, urlo appena svolge un solo piccolo movimento.
-NO!- La sua freccia scocca puntando dritta su Peeta, lo colpisce in pieno sul cuore, poi Peeta piano piano cade a terra a rallentatore, i capelli biondi tutti alzati in aria e gli occhi guardano il vuoto mentre il sangue cola dal suo petto.
Urlo ma il mio urlo non produce alcun suono, cado sulle mie ginocchia mentre urlo e le pareti pian piano si frantumano ed esce una luce bianca accecante che fà sparire tutto. È tutto così luminoso, silenzioso e strano oggi nella mia mente. 

Apro gli occhi. Peeta fortunatamente è accanto a me che dorme beatamente, lo bacio sulle candidi labbra prima di alzarmi dal letto, ma subito qualcosa, o meglio qualcuno, mi afferra dal polso, giro lo sguardo e noto che è Peeta che mi guarda con un tenero sorriso, mi chiede l'ora, sono ancora le 4:00 del mattino, mi sistemo nuovamente accanto a lui e gli accrezzo dolcemente il petto mentre lui accarezza i soffici boccoli alla fine dei miei capelli scuri; lo guardo a lungo prima di baciarlo dolcemente su quelle labbra stupende e morbide, mi siedo dolcemente sul suo addome continuando il dolce bacio con gli occhi di entrambi chiusi, mentre facciamo danzare le nostre lingue le sue mani scorrono lungo i miei fianchi e alza di poco la mia canotta bianca, mi stacco dalle sue labbra e lo guardo negli occhi mentre gli accarezzo la capigliatura bionda.
-Ti amo Peeta, ti amo davvero tanto, grazie per tutto.- mormoro continuando a giocare con la sua chioma, non sò dove sarei ora senza di lui al mio fianco; dopo altri mille baci e piccoli gesti, ci uniamo in una cosa sola per poi addormentarci esausti uno abbracciato all'altra mentre il sole fà la sua prima comparsa nel cielo primaverile.

Quando mi sveglio, l'altro lato del mio letto è vuoto, guardo il sole che è bello alto nel cielo e capisco che deve essere mezzogiorno, mi sollevo ma noto che la mia pelle è ancora scoperta così mi dirigo subito frontalmente all'armadio per prendere qualcosa da indossare: nulla di molto impegnativo come sempre.
Scendo lentamente le scale e mi si forma un sorriso nel vedere Peeta che dà da mangiare alla piccola Prim sulle sue gambe, mi avvicino a loro e mollo un bacio ad entrambi; appena Prim mi vede, allunga le sue braccia paffute verso di me:
-Amma! Amma!- fà un sorrisone e mi guarda con gli occhioni identici a quelli di Peeta, la prendo fra le mie braccia e la riempio di baci coccolandola come si merita, finisco io di darle da mangiare e dopo che ha finito la porto in giardino a giocare con i germogli e le farfalle, vederla sorridere, giocare, camminare, correre, parlare, mi mette una gioia incredibile, ed io che volevo perdermi tutto questo spettacolo quando ero solo una ragazzina di sedici anni...se mi chiedessero di crescere un bambino altre mille volte, io direi sì altre mille volte; crescere un bambino dovrebbe essere un esperienza che tutti dovrebbero fare: sentirlo crescere dentro, i primi calcetti, le paure, le ansie, il terrrore durante il parto, la gioia di avere un piccolo esserino fra le braccia, la gioia della prima poppata, vederlo crescere, scoprire il mondo, correre, giocare, ridere, parlare, sono meglio di qualsiasi altra vittoria in questo mondo.

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