Capitolo 12

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3 anni e mezzo dopo

Sono passati quasi cinque anni da quando abbiamo avuto Prim e sinceramente io e Peeta stiamo valutando di averne un'altro, ma non siamo molto sicuri, nonostante siano passati quasi dieci anni, vivo continuamente col terrore. Non è cambiato quasi nulla, gli incubi ci sono ancora, non se ne andranno mai, i morti continuano a camminare nel cimitero di notte, vogliono che io li segua, vogliono che io soffra, ma forse non sanno che ho sofferto e continuo a soffrire anche io.
Mia figlia mi ricorda ogni anno di più la mia dolce sorellina, è cosu generosa, amichevole...non so se assomiglia più a Prim o a Peeta, forse a tutti e due. Lei non sa ancora nulla, non sa chi siamo io e Peeta, non sa cosa abbiami fatto, ma un giorno lo saprà, studiano ormai la ribellione a scuola, a volte abbiamo delle discussioni con lei, vuole sapere il nostro passato, quello non molto lontano e come io e suo padre ci siamo conosciuti, le abbiamo sempre risposto col silenzio, non è giusto lo so, ma non è ancora tempo di sapere, un giorno, quando sarò pronta le dirò tutto, merita di sapere.
La osservo giocare nel prato, è sola, ma è raggiante come sempre, ha fra le dita dei fiori, li annusa sorridendo, non posso raccontarle delle arene, non posso farle spegnere quel sorriso, perché so che se glielo racconterò, il suo sorriso si spegnerà in qualche modo.
Sento abbracciarmi da dietro, afferro le mani calde e morbide, sono quelle di Peeta, sento le sue labbra posarsi sul mio collo così delicatamente, ha notato che sono tesa, lui mi capisce solo con uno sguardo ed io amo questo lato di Peeta. Mi giro e incontro i suoi occhi, stiamo valutando se avere o no un secondo figlio perché poi anche lui farà domande e dovrà sapere ed in più abbiamo paura che possa succede qualcosa contro di noi nonostante tutti questi anni, la gente non dimentica cose del genere e sono sicurissima che a Capitol City c'è ancora gente che non mi tollera e appoggia il presidente Snow, sono anche sicura che mi vogliano morta, non voglio rovinare anche la vita ai miei figli, non tollero questo, voglio proteggere chi mi è rimasto con tutta la mia forza, prima viene la sicurezza della mia famiglia e la loro salute, all'ultimo gradino poi, ci sono io.
-Andrà tutto bene...- mi mormora Peeta osservandomi, ricambio lo sguardo e annuisco rifugiandomi nelle sue braccia spostando poi lo sguardo fuori sulle trecce della nostra bambina.
-Non voglio averne un'altro per ora Peeta... forse ora sarebbe il momento giusto, ma non lo so, temo che qualcosa possa cambiare da oggi a domani, più tempo aspettiamo e più si farà tardi per crescerne un'altro, sono così scombussolata, non so proprio cosa fare, pensavo che, dopo tutti questi anni mi sarebbe passato tutto, mi sbagliavo, vivo ancora nel tormento, non sarò mai libera, non ho ancora trovato una strategia per superare questa situazione...-
-La troverai e non ti obbligo, prendi il tuo tempo, rifletti, qualsiasi cosa tu decida io sono quì a sostenerti, sempre...- mormora per poi lasciarmi un bacio sulla guancia, si allontana da me e si dirige in cucina, lo guardo allontanarsi, poi torno a guardare fuori da quella dannatissima finestra, osservo la piccola lì, sola e poi mi porto una mano sul ventre, inizio a riflettere a lungo, a Prim potrebbe piacere una compagnia con cui giocare, ma poi un'altro terrore mi assale: e se poi si sentisse abbandonata? Non voglio che accada questo, ci occuperemo di lei così come facciamo ora.
Esco fuori e mi avvicino a lei, la prendo in braccio e le sistemo i capelli, la guardo premurosamente e le sussurro:
-Sappi che non ti dovrai mai sentire abbandonata okay? Noi ti vogliamo bene tesoro e non passerai mai in secondo piano, ti ameremo sempre come ti amiamo ora, qualsiasi cosa ti accada, avrai sempre noi al tuo fianco a sostenerti ed ad aiutarti, potrai sempre contare sulla tua famiglia.-
Le bacio la guancia e mi metto a giocare con lei fino a tarda sera, rientriamo in casa e continuiamo a giocare in vasca mentre ci facciamo il bagno; dopo la cena la porto in camera da letto dove le racconto una favola, resto lì finché non si addormenta seneramente.
Più tardi, entro nella camera da letto mia e di Peeta, lo osservo leggere un libro, mi avvicino silenziosamente al letto, mi siedo sul morbido materasso e continuo a guardarlo, escono solo due parole dalla mia bocca che attirano la sua attenzione:"Voglio provarci".
E davvero, ne sono sicurissima, voglio averme un'altro, voglio vederlo crescere e giocare nel prato con Prim, tutto andrà bene, devo solo convincermi di questo, tutto ciò che penso, è frutto della mia mente, niente è reale.
Voglio provarci, voglio essere felice, voglio nuovam quella sensazione bellissima dentro di me. Voglio farlo e ne sono sicura.
Peeta mette nel libro una cordoncina per mantenere il segno, ripone il libro e poi mi osserva con gli occhioni enormi e felici. Poggio le labbra sulle sue accarezzandogli il petto caldo e sicuro, chiudo gli occhi e continuo a premere le labbra sulle sue, prendo le sue mani e gliele accompagno sul mio corpo, dopo un po' ci uniamo come se fossimo una cosa unica, un solo corpo, una sola persona, una sola anima.

Hunger Games: La rinascitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora