Labirinto

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Il modo più veloce per raggiungere un punto è farlo andando in linea retta. Lo insegna la matematica. E come ogni cosa matematica è qualcosa di chiaro, semplice, lineare.

Non sempre però si è capaci di arrivare subito al punto. Non è poi cosi scontato che la linea retta sia la strada più facile. E così, anziché arrivare in un secondo, si arriva in un secolo, un millennio. Mai.

Ci si perde in un labirinto. Si prendono vie laterali, viuzze strette, ma che sembrano più sicure. Si scelgono strade contorte che sembrano portare alla meta in modo meno rischioso, ma in realtà fanno solo allontanare. O fanno smarrire.

E le siepi di questo labirinto non stanno ferme. Si muovono. Sono alimentate dalla paura. Ogni volta in cui si fa un passo, se questo passo e fatto con troppo timore, crescono più foglie e crescono più spine. Il percorso diventa sempre più impervio. Allora si decide di uscirne...

Ma non è così facile. Una volta entrati nel labirinto, uscirne è un'impresa. Dopo lungo tempo passato la buio, cercando piccole stradine, non si è in grado di percorrere un vasto tratto all'aperto, alla luce del sole. Si pensa di essere troppo allo scoperto.

Questo labirinto mi uccide. Le strade si fanno sempre più piccole, strette. Mi graffio con le spine, mi affanno per trovare una via d'uscita, ma la verità è che forse la via d'uscita non la voglio trovare.

Perchè ho paura. Chi mi dice che fuori dal labirinto c'è il sole? Magari mi aspetta soltanto un temporale. Oppure no...non lo saprò mai, non finché non riuscirò ad abbattere queste siepi.

Troverò la forza di uscire da questo labirinto, in cui non sono finita per caso, ma che ho creato io stessa?

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