Capitolo 11

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Mi sveglio, prima di aprire gli occhi mi stiracchio ben bene e sbadiglio.
Apro gli occhi pronta a passare la giornata con Danila e a balzare a destra e a sinistra con buste piene di vestiti ma non vedo niente di familiare attorno a me.
Non é la mia stanza mi prendo uno spavento perché accanto a me c'é un ragazzo con capelli nocciola occhi marrone chiaro; ha un espressione fiera in volto.
«Buongiorno come stai?» fa per toccarmi ma mi ritraggo.
«Chi cavolo sei?! Do...dove sono? Voglio tornare a casa!» tremo, mi allontano il piú possibile da lui, quasi fino a cadere dal letto.
«Non avere paura...» sorride beffardo.
«Chi sei?» ribadisco con rabbia.
«Non devi avere paura...» cantilena.
«DIMMI CHI DIAVOLO SEI E COSA CI FACCIO QUI!» grido.
«Ehi Paul vieni qua!» urla divertito in direzione della porta.
La serratura fa click e un ragazzo dal ciuffo alto color castano, occhi verdi tendenti al marrone, piuttosto alto entra dalla porta; sicuramente si tratta di Paul.
Io corro verso la porta per riuscire ad uscire ma niente...
«Mmm che buon odore.» Paul annusa l' aria.
«Quando saremo al completo vedremo cosa fare...» i due si intendono con un' occhiata. «Anche se non riesco a trattenermi...» ammette quello seduto sul letto. Cosa vuol dire?
«Di cosa state parlando?» grido.
«Tu di questo non preoccuparti, ben presto capirai...» che significa?
«Rispondete alle mie domande! Voglio uscire di qui!» delle lacrime mi rigano il viso.
Corro subito verso la porta, smuovo varie volte la maniglia e sbatto con le mani per fare rumore e farmi sentire.
«É inutile tanto é chiusa a chiave.» sorride il ragazzo seduto sul letto, con finto dispiacere.
«Jo, dobbiamo avvertire ancora nostro fratello!» esclama Paul, sembra piú responsabile dell' altro.
«Si va bene...» Jo fa una smorfia. «Piccola, quelli sono i tuoi vestiti, mi sono permesso di prenderli da casa tua e portarteli, c'è anche l'intimo...» mi volge un ghigno mentre io arrossisco bruscamente.
Escono tutti e due dalla porta e io gli corro dietro piangendo per uscire ma niente da fare...
Continuo a gridare sbattendo a pugni sulla porta ma sento delle risate dall'altra parte.
Mi guardo intorno, alla mia sinistra c'è una porta. Mi avvicino ad essa con gli occhi lucidi e la apro. È un bagno, le piastrelle sono bianche. C'è una doccia a destra dell'entrata, un lavandino, un bidet accanto alla doccia e poco più avanti il gabinetto.
C'è un mobiletto bianco che mi arriva alle spalle. Lo apro e trovo degli asciugamani e un accappatoio.
Mi avvicino al lavandino.
Non manca niente. C'è un dentifricio e uno spazzolino dentro un contenitore attaccato al muro. Decido di lavarmi i denti e la faccia. Mi guardo allo specchio. Passati alcuni minuti ad osservarmi in tutta la mia bruttezza mattutina torno in camera cercando un modo per scappare, mi affaccio dalla finestra accanto al letto.
É molto alto... Forse potrei provare a scendere di sotto legando lenzuola, asciugamani ed accappatoio...
Non appena sto per mettermi all'opera Jo entra in camera facendomi sussultare.
«Io non ci proverei se fossi in te» ghigna avvicinandosi a me.
«Co...cosa? Non capisco di cosa tu stia parlando...» il mio cuore batte all'impazzata.
«So che stavi tentando di scappare dalla finestra, ma non te lo consiglio sai? Cadendo ti romperesti qualche osso o nel peggiore dei casi moriresti» mi guarda con un'espresiione rilassata. «E poi probabilmente con quelle tue deboli braccine non riusciresti a stringere bene i nodi e cadresti giú di sicuro» ride.
«Come puoi sapere ció che stavo per fare?!» grido mentre il mio cuore non smette di battere forte.
«Oh andiamo, placa quel tuo cuoricino da umana!»
«Smettila di parlare in questo modo e rispondi alle mie domande!»
«Suvvia, non ti scaldarti tanto» si avvicina al mio viso e lo stringe tra le sue mani guardandomi intensamente negli occhi.
«Non provare più a scappare, non giocando sporco almeno. Ti concedo di frignare per chiedermi di uscire, é divertente vedere le ragazze terrorizzate in questo modo» le sue parole mi invadono le orecchie, é come se anche lui avesse utilizzato quella sorta di lingua ammaliatrice che aveva utilizzato Federico.
Forse é solo una tecnica di controllo della mente scritta su qualche libro di psicologia. Fatto stà che improvvisamente mi passa la voglia di voler scappare da qui.
«E dimentica tutte le paranoie che ti sei appena fatta sulla lingua ammaliatrice, questa conversazione non è mai avvenuta»
Guardo il ragazzo.
«Quando sei entrato? Perché... Perché sei cosí vicino al mio viso? Cosa... Cosa stavo facendo?»
La serratura della porta scatta e sento una voce che non mi é nuova...
Mi giro per guardare.
No...
Non é possibile...
«Federico!? Che cosa ci fai qui?! Ti prego usciamo!»

Faccia A Faccia Con Dei Vampiri ||IN REVISIONE||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora