Fucking scared

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-Fottiti, Ian!- L'urlo di Mickey squarciò il silenzio che regnava quella sera in casa Milkovich svegliando di soprassalto il piccolo Yev, che per poco non cadde dal suo letto. Per qualche secondo credette di aver sentito un semplice rumore e averlo scambiato per la voce del padre. Il bambino rimase in silenzio e tese l'orecchio pronto a carpire qualunque suono.
-Cazzo, mi dispiace, okay?- Ian teneva la voce più bassa. -Non...- Qualche minuto di silenzio. Yev poteva sentire solamente i propri respiri che si facevano sempre più veloci e affannosi.
-E' sempre così. Sono un coglione, ecco cosa!- Suo padre urlava ancora. Lo immaginava mentre muoveva le braccia nell'aria o si accendeva una sigaretta nel vano tentativo di calmarsi. Quando si trattava di Ian quelle non bastavano mai. Lui era solo un bambino, ma lo sapeva. -Continuo a fidarmi di una testa di cazzo come te!- Un altro grido di Mickey. Il bambino cominciò a tremare per quella che sembrava in tutto e per tutto paura, cercando con tutto se stesso di trattenere le lacrime. Si alzò dal suo letto e con passi felpati e silenziosi si diresse verso la stanza della madre mentre gli altri due continuavano ad urlare dalla cucina.
Svetlana gli sorrise dolcemente quando lo vide spuntare sulla soglia di camera sua. -Ehi, calmati.- Gli sussurrò vedendo lo sguardo spaventato del figlio e alzando il lenzuolo che la copriva facendogli segno di stendersi al suo fianco. Yev con una piccola corsa raggiunse il letto e ci si arrapicò sopra, andando a rannicchiarsi al fianco della madre. La sua schiena contro l'addome di lei che lo coprì con la coperta in modo materno.
-Non litigano mai così.- Riuscì a dire il piccolo stringendo forte tra le mani il lenzuolo bianco realizzando improvvisamente perchè aveva paura. Temeva che quella litigata avrebbe separato i suoi papà.
-Loro fatto peggio in passato.- Lo rassicurò Svetlana mentre cominciava ad accarezzargli un fianco cercando lentamente di calmarlo.
-Io non ti ho mai tradito, non dire cazzate adesso Gallagher!- La voce di Mickey era rabbiosa ma talmente alta da risultare comprensibile anche attraverso i muri e le porte chiuse.
-Ricominciamo con il cognome?- Lo scricchiolio delle molle del divano seguì la voce di Ian. Probabilmente il rosso ci aveva lanciato sopra il borsone dove teneva le divise colorate e sgargianti che indossava al locale, quelle con cui Yev si divertiva a travestirsi di tanto in tanto. -Vogliamo ricordarci di Angie?- Yev controllò la sveglia digitale sopra il comodino della madre. I grandi numeri in rosso dicevano che erano appena le tre di notte. Ian era di certo appena tornato e, come al solito, Mickey lo aveva aspettato con ansia seduto sul divano ed era finito per addormentarsi.
-Tu ti scopavi il vecchio!-
-Solo perchè tu non volevi ammettere che provavi qualcosa per me.-
Yevgeny strinse ancora più forte il lenzuolo nei pugni guardando le nocche delle sue mani diventare bianche. -Non mi piace che facciano così.-
-Prova dormire.- Gli mormorò dolcemente sua madre nell'orecchio cercando di cantichiargli qualche ninna-nanna che lo rilassasse e non gli facesse sentire i due che urlavano nella stanza affianco.
-Vedi dei succhiotti sul mio collo?- La voce di Mickey era troppo alta per essere superata da quella della nenia di Svetlana. -Io li vedo solo sul tuo!- Yevgeny strinse gli occhi cercando, in quel modo, di richiamare il sonno o almeno di concentrarsi sulle luci colorate che vedeva abitare le sue palpebre.
-Okay, un cliente ha esagerato questa volta. Roger lo ha buttato fuori.- La voce di Ian pareva calma al contrario di quella dell'altro, ma il bambino riusciva a riconoscere tutte le volte che la voce del rossino tentennava cercando poi di riacquistare il tono pacato che cercava di ostentare.
-Sia ringraziato il fottuto Roger allora. Non potevi fermarlo tu?-
-Sono un fottuto disastro, okay?-
Yev aprì gli occhi azzurri nel buio della stanza. Chiuderli non aveva impedito alle voce dei due di raggiungerlo. -Ho paura, mamma.- Mormorò, quella verità spiazzava anche lui. Mickey e Ian avevano già discusso in passato, ma mai in quel modo, mai aveva ascoltato... -E se Ian va a vivere in un'altra casa?- Chiese dando voce ai suoi pensieri.
Sua madre gli sorrise dolcemente scossando la testa senza smettere di accarezzarlo. -Quello non succede. E poi tu sempre avere me e tuo padre.-
-Ma papà senza Ian è triste, e io voglio che siamo tutti felici.- Prima che Ian uscisse di casa, quella sera, avevano cenato tutti insieme, anche zio Iggy e zia Mandy si erano fermati per uno dei famosi piatti di sua madre, e avevano riso e scherzato. Erano stati felici. E ora, Mickey e Ian non lo erano più. Come poteva essere?
-Smettila di trovare scuse del cazzo!- Urlò Mickey, scagliando probabilmente qualcosa contro il muro, a giudicare dal forte rumore che era rimbombato nella casa.
-Io ci tengo a te, non sono scuse!- Gridò di rimando l'altro sovrastando il rimbombo di quello che sembrava essere la loro lampada del salotto che andava in frantumi.
-Io ti amo.- Questa volta la voce di Ian era ferma, sicura.
Casa Milkovich piombò in un silenzio totale.
Yev stava trattenendo il respiro e anche la carezze della madre si erano improvvisamente interrotte. Il bambino era sicuro di non aver mai udito una tale assenza di suoni, nemmeno di notte, quando tutti dormivano. Ogni tanto qualche vecchio mobile di legno scricchiolava, le macchine correvano sull'asfalto e la ventola del frigorifero sbuffava, ma in quel momento sembrava quasi che il mondo si fosse fermato ad ascoltare le parole di Ian. Quelle parole che per la prima volta rivolgeva a Mickey.
-Dici che papà ha ucciso Ian?- Chiese Yev preoccupato, girando il volto verso la madre per incastonare il suo sguardo in quello di lei.
Fu la voce di un Mickey incredulo a rispondere al bambino. -Davvero?- Il moro non era mai sembrato così insicuro.
-Certo, cretino.- Ian sorrideva, lo sentiva nella sua voce, così sollevata, allegra. Anche il piccolo Milkovich, nel letto della madre, mentre questa lo coccolava amorevolmente, sorrise sentendosi uno stupido ad aver anche solo pensato che quei due avessero potuto separarsi.
-Che ne dici di cambiare lavoro?- Suggerì Mickey. Anche lui stava sorridendo.
-Me li lascerai tu i succhiotti al posto dei clienti?- Yev non sapeva cosa fossero i succhiotti, ma avrebbe di certo chiesto la mattina dopo, a colazione, perchè sapeva che avrebbe ancora avuto i suoi due papà e la sua mamma lì con lui, dove dovevano essere.
-Posso anche iniziare subito...- Disse Mickey sottovoce, ma non abbastanza perchè le orecchie di Yev non captassero quelle parole, prima che il bambino si addormentasse come un sasso al fianco della madre.





L'angolino di Holly
Salve :)
Allora, Yev sente litigare i Gallavich per la prima volta e, anche se noi siamo abituati e sappiamo sempre come finiscono (qualcunque cosa dica Ian a Caleb...), per la prima volta il bambino si scopre a temere per la loro separazione. E la nostra Svetlana lo consola.
Se nella prossima OS ci fossero poco i Gallavich finirei rincorsa con torce e forconi? xD
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere.
Grazie a tutti per aver letto ♥

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