Capitolo 1

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Ancora due minuti. Ancora due minuti per farmi stare nel mio mondo. Non chiedo molto: voglio solo restarmene qui. Ad osservare le onde del mare che, anche quando arrivano sulla spiaggia o vanno contro gli scogli, tornano indietro: nel loro mondo e nella loro 'casa'. Anche io vorrei poter fare così, vorrei che, dopo esser salita su quella macchina e aver affrontato il viaggio, tornassi qui e non me ne andassi più. Cazzo, quanto lo vorreri!

"Emma! Emma, dove sei?". Questa voce, ma sì, è Bryan. Il mio Bryan. Aspetta, ma che sensno ha alzarmi e corrergli tra le braccia? Tanto direbbe che non devo fare la bambina e che devo partire. E sì, lo direbbe anche contro la sua volontà.

Mi scosto leggermente dallo scoglio dove mi sono rifugiata. Appena lo vedo mi si ferma il cuore: Davvero sono costretta a lasciarlo? Lo guardo mentre corre a destra e a manca per cercarmi. I suoi capelli neri come la pece si spostano qua e là mentre corre. Le sue labbra carnose si schiudono mentre urla il mio nome e sembra il richimo di un angelo. Mi accorgo solo ora che ci stiamo fissando e prima di poter fare qualcosa un'onda mi viene addosso infradiciandomi tutta. Il mio ragazzo scoppia a ridere mentre io impreco e dimeno le mani per non aver visto l'onda.

Bryan corre verso di me e i nostri occhi continuano ad avere contatto, adoro il verde delle sue pupille.

"Penso proprio che quando sarò lontana sognerò spesso i tuoi occhi" esordisco io mentre lui mi abbraccia. "Non credo sognerai solo quello dopo tutto questo tempo" risponde lui malizioso, gli assesto un colpetto alla spalla e lui inizia a massaggiarsela come se gli avessi fatto male.
"Dai piccola, sdraiamoci qui sulla sabbia color oro e aspettiamo che ci trovino." Mi dice Bryan stringendomi a sé. Restiamo in quella posizione per venti minuti fino a quando... "Emma! Bryan! Dove cazzo siete?!" ma per quale motivo oggi tutti mi cercano e urlano il mio nome? Ah già, quei due falliti dei miei genitori stanno divorziando e io e mio fratello di otto anni, Sacha, dobbiamo trasferirci con lei.
"Ma porca miseria, perché urli, Anthony?" Sbotta Bryan irritato. "Aiuto Sandra a cercare Emma come avresti dovuto fare tu!" Esclama il mio migliore amico mentre mi alzo in piedi. "Mia madre vi ha chiesto di venirmi a cercare?" Domando io divertita, "Già" sospira Bryan.
"Minchia Emma, sei fradicia!" Osserva Anthony prendendomi in braccio e sollevandomi da terra. "Che osservatore!" Scherzo io.
"Tony, mettila giù. La porto io in braccio!" Esclama il mio amore. "Bra, penso che tu sia l'ultima persona che possa dirmi come trattare la mia migliore amica. Sbaglio?" Dice Anthony con un sorriso da cui intuisco che mi stiano nascondendo qualcosa di importante. "Vaffanculo!" Grida Bryan mentre noi ci allontaniamo.
"Anthony..." sussurro sul suo petto, "Che c'è, piccola?" Domanda lui. Sospiro: "METTIMI SUBITO GIÙ! SO CAMMINARE DA SOLA!!", inizio a dimenarmi e a gridare come una pazza furiosa. Il mio migliore amico si mette a ridere e mi risponde a tono: "Neanche per sogno!". "Tony, peso troppo!" Esclamo io, il Riccio mi guarda e inizia ad insultarmi dicendo: "Brutta scema, tu non pesi okay? Sei bellissima e il tuo corpo é perfetto!" Sembra in collera ma io mi metto a ridere e mi appoggio al suo petto.

"Tra cinquanta metri, girare a destra.", suggerisce una voce robotica. Non so nemmeno dove sono o che ore sono, l'ultima cosa che ricordo è il petto di Anthony.
Apro gli occhi e mi accorgo di essere in macchina, ci metto poco a capire che stiamo partendo per andare in quella città.
Mi alzo di scatto urlando: "No!", mia madre si gira e mi chiede: "Tutto bene, tesoro?". Sento la rabbia fin sopra ai capelli, "Siamo partiti?! Ma cazzo, non mi hai fatto salutare Jess, Papà e tutti gli altri!" Esplodo io. "Signorina, modera il linguaggio! Non è colpa mia se Anthony ti ha portato mentre dormivi ancora. Siamo dovuti partire subito visto che a causa tua avevamo perso già troppo tempo!" Mi risponde la donna al volante.
"Chi mi ha asciugato e vestito?", chiedo a mia mamma. "Io.", sospira lei.
Sacha si avvicina a me e mi sussurra all'orecchio: "Ogni volta che ti senti sola, puoi invadere il mio spazio e abbracciarmi, lo sai." Riprende una citazione che aveva inventato al suo sesto compleanno quando era fissato che tutti invadevano il suo spazio. Lo abbraccio forte e ripeto a me stessa che andrà tutto bene.

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