Capitolo 4

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"Corri pure, tanto non mi prendi!", mi urla Anthony mentre corriamo sulla spiaggia. "Non ne sarei così sicuro fossi in te, scemo." Rispondo io. Tony si ferma e inizia a correre verso me, rimango immobile perché non capisco perché abbia fatto retromarcia. È sempre più vicino a me, arriva e mi prende in braccio, ci buttiamo in mare e iniziamo a schizzarci l'acqua a vicenda. Ad un tratto mi compare da dietro e mi cinge in vita sussurrandomi all'orecchio: "Non andare."
Mi sveglio un po' disorientata, mi metto a sedere sul letto e noto che mia mamma non è più a letto: deduco che sia ora di alzarmi. Scendo dal letto ed esco dalla camera dirigendomi verso il bagno, entro dentro e chiudo a chiave. Inizio a spogliarmi e prima di entrare in doccia noto che mi è arrivato un messaggio. Guardo e... non ci credo, è Jess! Il messaggio dice: "Emma, scusa se non ti ho salutato ieri però pensavo che partissi la sera e non il tardo pomeriggio. Sorry Sister :) P.S. mi manchi un sacco." Mi viene una fitta allo stomaco perché mi sento un po' in colpa per non averla salutata. Rispondo:"Figurati Jessie, è solo colpa mia che come una cretina mi sono addormentata in braccio ad Anthony e mamma ha deciso che, dato che dormivo, era meglio partire prima. Mi manchi un sacco anche tu :(" Dopo aver inviato il messaggio entro in doccia e inizio a lavarmi prima che diventi troppo tardi. Una volta finito esco, mi asciugo i capelli e taglio il ciuffo giusto di qualche millimetro.
Cosa posso mettermi? Sono dieci minuti che fisso l'armadio in attesa dell'illuminazione divina che mi dica cosa mettere. Mi sono rotta, prendo un jeans nero strappato sulle ginocchia e una camicia rossa, indosso le mie vans nere e bianche e scendo al piano di sotto per fare colazione. Con mia grande sorpresa mia mamma mi ha già preparato la colazione però lei non è a casa, dev'essere uscita presto perché oggi inizia a lavorare nel suo nuovo ufficio. Mia mamma è una commercialista e va sempre a lavoro presto, quindi è raro che resti a colazione.
"Emma, mi porti tu a scuola?" Mi chiede Sacha mentre scende le scale. Oggi è particolarmente carino. I suoi capelli castano chiaro sono bene pettinati, gli occhiali neri sono una cornice perfetta per i suoi occhi grigio-azzurri e la sua maglia nera a tinta unita si abbina ai jeans bianchi.
"A quanto pare sì. Però prima devi fare colazione." Gli rispondo io.
Finiamo di mangiare, usciamo di casa, "Vado a prendere il motorino in garage tu aspettami qui." Dico a mio fratello, lui annuisce, si stringe nelle spalle e tiene lo sguardo basso.
Prendo il motorino, ci salgo sopra e torno dove ho lasciato Sacha, ma quando torno... lui non c'è! Dove cazzo è? Scendo subito dal veicolo e mi metto ad urlare: "Sacha! Sacha! Dove sei? Sacha!", non ricevo risposta e inizio veramente a spaventare perché non ho idea di dove si sia cacciato. Dopo aver fatto il giro della casa all'esterno urlando come una pazza il suo nome, decido di entrare e cercarlo dentro. Se non lo trovo non so che fare... 'fanculo, certo che troverò mio fratello.
Dopo aver fatto il giro di tutte le stanze, mi rimane da guardare solo nella sua. Allora entro e noto che c'è un piede nudo che spunta da sotto, tipico suo non entra mai in camera con scarpe. Mi avvicino e scosto la tendina che copre il sotto della scrivania, grazie a Dio è lì. "Sachi, mi hai fatto prendere un colpo." Sussurro accarezzandogli la guancia... ma è bagnata! "Ma perché piangi?" Gli domando sedendomi a terra. Lui mi guarda e con una voce spezzata mi risponde: "Non voglio andare in una nuova scuola, i bambini mi prenderanno in giro perché starò da solo dato che non conoscono nessuno. Io voglio i miei amici, la mia scuola." Lo abbraccio forte e lo consolo: "Cucciolotto, ma cosa dici? Nessuno ti prenderà in giro e ti farai un sacco di nuovi amici. Lo sai che é impossibile non volerti bene. Sei intelligente, gentile, simpatico e tanto altro, tutti ti vorranno come amico e tu sarai felice." Non mi sembra molto convinto e perciò inizia a dirmi: "Ma se non succedesse? Se non fosse così? Se anche le maestre mi odiassero? Se tutti pensassero che sono diverso? Se non volessero conoscermi?" È molto agitato, parla così in fretta che non capisco quasi mezza parola. Gli tiro uno schiaffo per calmarlo, di solito papà glie ne tira spesso quando è troppo agitato. Vedo il suo viso rilassarsi e capisco di aver fatto bene se no non ne saremo venuti a capo. Gli prendo il viso tra le mani e gli dico dolcemente: "Ehy, andrà tutto bene. Okay?" Lui mi guarda e mi fa di sì con la testa. Lo prendo in braccio e lo porto giù dalle scale, poi mi dice di metterlo a terra perché è grande e io lo lascio. Usciamo e finalmente riesco a portarlo a scuola. Lo accompagno fin dentro e quando entra in classe la maestra gli dice di farsi avanti. Io me la filo perché ho 15 minuti per arrivare a scuola.




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