Capitolo 9

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QUESTO è IL PRIMO CAPITOLO RACCONTATO DAL PUNTO DI VISTA DI NATHAN.

Nathan

Perché sono di nuovo qui?

Non ho idea del motivo per cui sono venuto di nuovo da questa ragazzina. Non è di sicuro il mio tipo, tanto meno ho voglia di aiutarla con i suoi problemi che oggi mi ha sputato in faccia incazzata nera. Fatto sta che m'interessa questa tipetta con tante lentiggini, i capelli rossi, gli occhi nocciola che si arrabbia per stronzate.

Ma poi dove va così di fretta alle due del pomeriggio?

"Per caso corri in questo modo per scappare da me?"Le chiedo pavoneggiandomi convinto che sia questo il motivo. Emma si gira di scatto e scoppia in una risata isterica, dichiarando: "Figurati se sto correndo per seminarti. Sto andando a prendere mio fratello a scuola e non voglio fare tardi.". La guardo col mio solito ghigno e lei continua ad imprecare e maledirmi in mille lingue diverse.

"Hai un fratello?", le chiedo incuriosito. Ero certo che fosse una di quelle bambine viziate, figlie di papà che non hanno fratelli o sorelle e se la spassano coi soldi dei genitori.

Lei fa un sospiro profondo, rallenta il passo e si gira verso di me, "Sì. Si chiama Sascha, ha otto anni ed è la cosa migliore che quei due falliti potessero regalarmi." spiega Emma.

Sascha?

Mi piace questo nome, mi è sempre piaciuto. Mamma, tutte le volte che non raggiungevo un'obbiettivo, mi raccontava la storia di un certo Sascha che lottava per i suoi diritti, per le sue passioni e vinceva pure. Lui non è mai esistito, era ovvio, ma è stato un modello da seguire e mi ha insegnato tanto cose. Mia madre lo chiamò Sascha perché era un nome sia da uomo che da donna e voleva rappresentere che tutti e due i sessi hanno la stessa importanza. Però si sa, io le donne non le tratto molto bene: me le scopo e poi le chiamo quando voglio. A loro va bene e a me anche, chi non vorrebbe passare ua notte di sesso con me? Insomma, so come far felice una fanciulla.

"E poi? Dove lo porti?", continuo io. "Lo porto a danza alle tre, lo vado a riprendere alle quattro e mezza, gli compro un gelato, fa i compiti e poi lo porto a chitarra.", dice lei.

Danza?

"La fa nella palestra con Anna?", domando io e lei mi guarda annuendo.

Merda.

Per tutto il tragitto restiamo in silenzio a parte qualche insulto da parte sua quando le faccio il solletico, le tiro ciocche di capelli o la faccio spaventare.

Quando arriviamo sotto la scuola i bambini stanno già uscendo ed Emma cerca con lo sguardo il fratellino, ma non riuscendo a vederlo si avvicina al cancello verde e io la seguo come un cagnolino.

D'un tratto un bambino coi capelli castano chiaro e due occhi grigio-azzurri. Ma chi è?

"Piccolo mio!", esclama lei tutta felice prendendo in braccio il nano. Ma davvero? Questo è suo fratello? Me lo aspettavo coi capelli rossi e gli occhi chiari, invece no.

"Sorellona!", ribatte lui attaccandosi al collo della sorella e stringendola. MI schiarisco la voce perché mi sento un po' a disagio. Sascha saetta lo sguardo su di me e mi squadra da capo a piedi.

Mi sento a disagio col gli occhi di questo marmocchio addosso, ma poi siamo sicuri che lui ed Emma siano parenti? Cioè, non si assomigliano per niente!

"Chi è lui?", domanda lo gnomo mentre la sorella se lo scrolla di dosso. "Un compagno di scuola che ho incontrato per caso mentre venivo in qua, cucciolo.", risponde lei pizzicandogli delicatamente il naso ed è una cosa tenera a dirla tutta.

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