In ospedale la vita non era facile.
Da tre settimane mamma non mangiava, non si dormiva e non si sognava più.
Mamma era sfinita, desiderava casa sua più di quanto non si potesse immaginare.
Era quasi un mese che non vedeva la sua casa, non toccava i suoi mobili, che non vedeva la sua famiglia e non toccava i suoi oggetti.
Io, invece, da un mese non respiravo più l aria della mia città e non vedevo i miei amici, ma avevo solo un pensiero nella mia testa: che tutto tornasse come prima.
A meno di un mese la scuola sarebbe ricominciata, e ció mi preoccupava. Mamma era ancora chiusa li dentro, era molto debilitata e probabilmente avrei dovuto lasciare l'ultimo anno per starle accanto.
Peró, bisognava andare per ordine.
Prima dovevamo uscire di li.
Le giornate alla clinica continuavano a non trascorrere mai. La mattina, quando dormivo a casa e zia Olimpia restava accanto a mamma, mi svegliavo alle 6:30 per fare in servizi e pulire tutte le stanze cosicché mamma non si sarebbe avvilita una volta tornata. Poi partivo per andare in ospedale e restavo li tutto il giorno, la notte e il giorno seguente, tornando a casa solo per dormire.
Facevo ció per dare lo smonto a zia Olimpia, la quale aveva una famiglia sua che per colpa mia stava trascurando . Da sola non sarei mai riuscita a sopportare tutte quelle notti. Ma quello, il 21 agosto, era un giorno speciale.
Era appena scoccata la mezzanotte.. Ma non una mezzanotte qualsiasi, ma quella dei miei 18 anni.
Di certo tutti si sono sempre immaginati di festeggiare la maggiore età in un bel locale, magari con amici e parenti.
Io, invece, sono sempre stata alternativa e ho preferito festeggiarli al terzo piano di un ospedale.
Quella, oltre ad essere una notte speciale, fu anche la nottata più lunga mai fatta.
Mamma stava malissimo, gli antidolorifici non le facevano effetto e appena poggiava la schiena sul materasso del letto, urlava così forte che la sua voce si sentiva per tutto l'ospedale.
Solo verso le 6 del mattino prese sonno, stremata dal dolore.
Ovviamente, il giro di visite iniziava proprio verso quell'ora.
Stanchissima, Lei crolló nonostante i prelievi e e i vari controlli, mentre Io presa dalla stanchezza, potevo solo accontentarmi di un caffè .. Da li a poco sarebbero entrati i medici e non potevo permettermi il lusso di farmi trovare svestita e addormentata.
<<Buongiorno e auguri!>> disse Maria.
Maria era l'infermiera del piano. Mi ero molto affezionata a Lei, e ricordava esattamente sia la data del mio compleanno che la data di quello di mamma.
<<Ti ho portato un bel caffè e il cornetto>> disse porgendomi il tazzone bianco <<la colazione è da parte di tutte le ragazze del piano. Ti vogliamo bene>>.
Fu un gesto bellissimo. Oramai io e mamma vivevamo li da settimane, ed ero felice che le infermiere si fossero affezionate a me così tanto da farmi una sorpresa del genere.
<<Grazie ragazze.. Oddio non so che dire, davvero..>> dissi sorridendo emozionata.
<<Non devi dire nulla, devi mangiare se no il cornetto si fa freddo!>>
E così feci. Presi il cornetto e iniziai a mangiarlo lentamente. Pensandoci bene erano giorni che non mangiavo qualcosa di così buono e commestibile , e soprattutto di caldo.
Solitamente portavo un panino da casa o mi accontentavo dei primi piatti, pizzette o schifezze varie che cucinava il negozio sotto l'ospedale.
Pur non essendo un granché, le pizzette gommose spesso risultavano ottime se confrontate con il cibo dell'ospedale.
<<Come hai dormito nella suitè?>> mi chiese Maria con tono sarcastico.
<<Beh>> farfugliai <<Pensa che si dorme così bene che ho preferito usufruire dei confort>>.
<<Ovvero..?>> chiese Maria.
<<Ho usato il wifi della clinica fino a mattino inoltrato>> dissi mostrandole gli auguri che i miei amici mi avevano fatto <<Ho ricevuto così tanti auguri che potrei diventare famosa>>.
Maria rise. Rise perchè era tristemente vera quella situazione.
Martina festeggiava i suoi 18 anni comuni in un luogo orribile, ed era stanca. E non aveva dormito. E desiderava una doccia fredda, perchè era estate inoltrata, c'erano 40 gradi all'ombra ed era bianca peggio della mozzarella.
In quel momento mi sentivo tanto abbattuta e triste, ma allo stesso tempo felice.
Mamma era con me, era viva.. E tra qualche giorno il suo medico sarebbe tornato a casa, porgendoci forse la grazia di firmarci la cartella e farci tornare a casa.
Nel mezzo dei pensieri, sentii bussare la porta.
Erano arrivati i medici, e tra loro vi era una dottoressa davvero in gamba.
Si chiamava Lucia e aveva preso particolarmente a cuore il caso di mamma.
Ogni mattina passava da Noi e accarezzava mamma, come per dirle <<Lo so che è una tortura, ma ne uscirai>>.
E io aspettavo solo quello: uscire.
<<Buongiorno belle signore!>> disse Lucia avvicinandosi al letto di mamma.
<<Oggi iniziamo il giro da qui. Ho saputo che è il compleanno di una bella signorina... >>.
Lucia si giró verso me strizzandomi l'occhio destro, a mó di occhiolino <<cosa vogliamo fare di bello oggi?>>.
La guardai, non riuscendo a capire cosa volesse dirmi .
<<Dottoressa, mi scusi..>> dissi guardandola << Ma in che senso?>>.
Lei mi fissó e sorrise: << Tua mamma oggi farà la Tac. Queste due ore libere usale per girare un po' per la città. So che non è il massimo, ma almeno puoi distrarti. In occasione , dato che non sei del posto, ho chiesto a qualcuno di farti da guida>>.
La guardai strabiliata . Davvero avevo due ore per me e davvero avrei fatto un giro per la città con un dottore. Assurdo, pensavo.
<<Uh chi sarà il mio cavaliere?>> affermai con aria scherzosa.
<<Dopo controllo la lista degli interventi. Il primo maschiaccio libero sará tuo>> disse Lucia <<Ovviamente mi assicuro che sia giovane>> affermó ridacchiando.
Lasció la stanza poco dopo aver visitato mamma, lasciandomi a bocca aperta.
Con chi sarei andata in giro? Magari con Conny..
Proprio quel giorno Lui aveva molti pazienti, e aveva iniziato molto presto.
Essendo un tirocinante gli spettavano dei turni molto lunghi, per questo motivo raramente riuscivo ad incontrarlo nei corridoi.
I miei sogni furono interrotti dal rumore della porta che si chiudeva alle spalle della dottoressa.
<<Mamma>> dissi prendendo la spazzola dalla borsa <<Vado a vestirmi, se ti serve qualcosa chiamami>>.
Mentre mi guardavo allo specchio e cercavo di sistemarmi i capelli, sentii la voce di mamma che mi chiamava.
<<Marty scendo a fare la Tac, ci vediamo dopo>>.
<<Ok mamma>> dissi, poggiando la spazzola sul lavandino e aprendo leggermente la porta per salutarla <<a dopo>>.
Chiusi nuovamente la porta, ma poco dopo sentii nuovamente un piccolo rumore.
Pensai fosse la finestra della stanza, che a causa del vento si chiudeva e si apriva molto velocemente.
Non fu cosi.
Aprii la porta del bagno, e ritrovai Conny.
Conny era seduto sul mio letto, quello accanto a mamma e sorrideva.
Era abbastanza stanco, ma i suoi riccioli dorati si illuminavano sotto i raggi del sole che attraversavano la finestra.
Ancora una volta mi fermai dinnanzi alla sua immensa bellezza. Aveva un sorriso bellissimo, e la pelle leggermente dorata risplendeva grazie alla sua divisa blu elettrico.
<<Buongiorno e buon compleanno>> disse Conny sorridendomi.
Ero così presa dalla sua bellezza che non avevo notato la sua sorpresa. Tra le mani aveva un Muffin con su una candelina accesa.
Rimasi abbastanza scioccata, ero troppo goffa per ringraziarlo semplicemente.
<<Grazie Conny>> dissi arrossendo <<È una bellissima sorpresa.. Ti sei ricordato del mio compleanno, grazie >>.
<<Beh>> aggiunse alzandosi dal letto e avvicinandosi a me <<considera che sono due settimane che ricordi a tutti Noi del tuo compleanno>> disse ridacchiando.
Mi porse il dolcino : <<Soffia e esprimi un desiderio, anche se già penso di conoscerlo>>.
Soffiai la candelina. Il mio desiderio era rivolto a mamma. Speravo che potesse guarire, che potesse star meglio e tornare finalmente a casa.
<<Fatto>> dissi porgendogli il Muffin <<dividiamocelo, ho già fatto colazione>>.
Conny divise il dolce in due parti uguali, porgendomi la fetta più grande.
Mangiammo insieme e lentamente. Intanto Io lo guardavo giocare con i piccoli pezzettini di cacao rimasti sul fazzolettino, cosa che mi incantava particolarmente.
<<Sei tu il mio cavaliere oggi?>> dissi fissando i suoi occhi chiari.
<<Se a te fa piacere si>> affermó sorridendomi. <<Ti porto in un posto speciale>>.
Sorrisi a quella proposta. Era da tanto che mi sentivo così speciale per qualcuno.
<<Beh, si. La terrazza dell'ospedale mi sembra molto bella, si sta bene. Poi c'è anche una bella vista sulla strada principale ..>> dissi ridacchiando.
<<Se vuoi restare qui, rimaniamo qui. Ho la macchina parcheggiata qua giù.. Avevo un'idea diversa per questa giornata speciale>.
Così, mi prese la mano e mi portó fuori da quel posto orribile.
Finalmente potevo essere felice per una volta nella mia vita.
E con Conny.
E tutto divenne a colori. Le pareti bianche dell'ospedale, le mie scarpe nere, il tempo grigio e chiuso della città.
Tutto, con Conny, era cambiato.
E forse, anche Io ero cambiata grazie a Lui.
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Battlefield
General FictionMi chiamo Martina, ho 19 anni e una storia da raccontare. Dopo un'adolescenza felice, un giorno , tutto cambia. Una malattia, un rapporto madre-figlia e la vita. Il tutto, concentrato in 2 anni e tanto amore che vi lascerà senza fiato. Grazie a tutt...