Capita, in certi momenti della vita, di essere costernato.
Puoi svegliarti, indossare i vestiti più belli che hai, uscire e girare a caso per la strada; senza una meta.
Da quel maledetto giorno, per le settimane successive, cosi mi comportai.
Oggi, però, era un giorno importante.
Dopo mesi di scuola finalmente c'era lo scrutinio finale, ma a me non importava più nulla oramai.
Indossai i miei soliti occhiali e scesi a fare la spesa.
Niente di nuovo, insomma. Mamma erano mesi che non scendeva a far compere, un po' per lo stress, un po' per le troppe cose da fare. Io, invece, già ero per strada vestita e truccata.
Ero diventata brava nel saper scegliere cosa comprare, quali prodotti usare in casa o meno, a saper scegliere la frutta di stagione e così via. Ma non ero diventata altrettanto brava nel saper nascondere ciò che provavo in quei momenti. Rabbia, frustazione, odio verso l'umanità.
Quella mattina, una mia prof mi disse 'Tranquilla, vedrai che tutto si sistemerà''. Lei ci era già passata, ma Io no. Non sapevo come comportarmi, cosa fare .. non sapevo se, nel ruolo di figlia, avessi dovuto o meno dire e fare qualcosa.
Tornai a casa dopo un oretta. Mamma, come al solito, era intenta a fare i servizi ma questa volta muta. Non parlava a telefono con nessuno, e non era tipico di Lei.
Posai la borsa nella mia stanza.
Guardando la città dal balcone, il sole era alto ancora. Avevo bisogno di uscire, di scendere ... di vivere fuori di li.
Il balcone era aperto e una leggera brezza muoveva le tende . Mi avvicinai per chiudere le porte, ma qualcosa, forse il vento, si opponeva a quel mio gesto.
Poi, improvvisamente, una forte luce inondò la stanza e intravidi Lui. Era una sagoma, che intravedevo ma non sapevo distinguere .. come quando il sole toccava gli ogetti e ne deformava i contorni.
Chiusi gli occhi, e presi nuovamente lo zaino per poi raggiungere mamma in cucina.
<<Mamma scendo a fare due passi, ci vediamo dopo>>.
Come al solito, mamma non rispose ma sapevo che mi aveva ascoltato. Solo che la sua testa era da un'altra parte, giustamente.
Camminai per diversi chilometri e raggiunsi la baia. Il sole era caldissimo, e restare li ferma ad osservare il mare mi faceva star meglio.
Cercai le cuffiette nello zaino e premendo play sul mio mp3, spensi il mondo per un secondo.
Era tutto un caos dentro di me, e quel caldo leggero e i raggi del sole del primo pomeriggio premevano sulla mia pelle. Era uno dei pochi modi che conoscevo per rilassarmi, e probabilmente avrei dovuto farlo più spesso ... se solo avessi avuto tempo a sufficienza.
STAI LEGGENDO
Battlefield
General FictionMi chiamo Martina, ho 19 anni e una storia da raccontare. Dopo un'adolescenza felice, un giorno , tutto cambia. Una malattia, un rapporto madre-figlia e la vita. Il tutto, concentrato in 2 anni e tanto amore che vi lascerà senza fiato. Grazie a tutt...