Aspettai l'arrivo di zia Olimpia.
L'aria era abbastanza fredda e pungente; li faceva sempre freddo, anche se era Agosto inoltrato.
Vicino l'ospedale c'era una funivia, antica e molto ripida, che portava fin sopra alla salita.
Già la conoscevo, e amavo prenderla quando mamma stava bene.
Ho sempre amato tutte le esperienze che mettono i brividi, che generano adrenalina allo stato puro, e quei 10 minuti di salita (e discesa) ne donavano in quantità industriale.
Conny era raggiante quel mattino, forse maggiormente rispetto agli altri giorni. Contrariamente, Io ero stanca.
Stanca di vivere in quella situazione di ansia, stanca di svegliarmi tutte le mattine con la paura di perdere ciò che di più caro avevo al mondo.
Vedete, affrontare un problema così grande non è facile; spesso, attraverso le parole, o gli sguardi, o brevi riassunti, cerco di spiegare a chi mi è vicino (amici, parenti e conoscenti) la forza d'animo che bisogna avere nel reggere le proprie lacrime e quelle di couli/lei che sta male.
Piangere serve, tanto.
Non mi nascondo, e mai l'ho fatto. Ho pianto e piango ancora per ciò che accade.
Mamma ed Io abbiamo sempre avuto un rapporto incredibile, basato sulla reciproca fiducia. Da sempre è la mia migliore amica, la mia miglior confidente ... e pedere qualcuno di così importante fa cadere, crollare tutti i pilastri della vita. Ti fa sentire come sradicato dal mondo, cancellato dalla realtà. E così ancora mi sento.
<<A cosa pensi?>> mi chiese Conny, accarezzandomi la mano.
<<Pensavo a mia mamma ...>> dissi stringendo la sua mano nella mia. <<Ho paura di perderla quest anno>>.
Intanto eravamo in fila alla biglietteria, mentre il sole diventava sempre più caldo e luminoso.
<<C'è tempo ancora, tranquilla. Oggi è la tua giornata, rilassati e divertiti>>.
Sorrisi <<Sembra facile sai'>> dissi guardandolo. <<Mi senti in colpa ad esser uscita così, all'improvviso>>.
<<Capirà>>.
La fila era scorrevole e le persone salivano a bordo della funivia a gruppi di 4.
Noi eravamo i prossimi, e probabilmente saremmo arrivati prima del previsto in cima.
<<Sai, amo questo posto. Ci venivo spesso fino a qualche anno fa>>.
Conny sorrise e prese i biglietti per entrambi, porgendomene uno.
<<Lo so già, per questo ti ho portata qui>>.
<<Come lo sai scusa?>> dissi accigliandomi.
<<Sei come un libro aperto, so più di quanto tu immagini>>.
Conny non immaginava cosa io avessi dentro me, o ero io che molto probabilmente conoscevo davvero poco di Lui.
Salimmo sulla funivia, e il sole riscaldava i nostri volti.
Tante vetrate ci permettevano di guardare la cittadina che si allontanava pian piano da Noi, e Conny nel mentre mi stringeva con le sue mani e le sue braccia, scaldandomi più del dovuto.
Anche i nostri cuori, e le nostre anime erano calde, e io finalmente mi sentivo felice.
Forse non avrei dovuto sentirmi così, considerano ciò che mi stava accadendo. Ma ero spensierata, almeno in quel momento, e dovevo tutto ciò all'unico ragazzo che mai era riuscito a conquistarmi davvero.
Dopo ben 8 minuti di salite e panorami mozzafiato, eravamo arrivati in cima.
Conny prese la mia mano e mi guidò dolcemente nel breve tragitto della stazione, che affacciava su uno spiazzato grandissimo.
<<Vieni con me>> disse sorridendo <<Ti guido Io, c'è una sorpresa per te>>.
Arrivati in fondo alla piazza, una grande ringhiera di ferro limitava un costone che dava ampio spazio alla vista sui colli Campani e alle montagne lontane ma vicine. E si vedeva anche il mare, in lontananza.
Un leggero venticello ci accarezzava i capelli e spostava i suoi riccioli dorati, che era continuamente obbligato a riportare nella posizione giusta affinché non gli oscurassero la vista.
Sorrise ancora, e mi baciò dolcemente. <<Buon compleanno martina>>.
Mi baciò nuovamente e , improvvisamente, un gruppo di bambini si avvicinò a Noi portando con se un piccolo carrello colorato.
Sul carrellino c'era una grande torta con delle candeline, e dei bicchieri con dello champagne.
Eravamo solo Noi. Gi altri passeggeri erano lontani, ma si avvicinarono pian piano per scattare foto alla meravigliosa sorpresa che Conny mi aveva organizzato.
<<Oddio>> esclamai esterrefatta. <<Conny non dovevi, è meraviglioso!>>.
Lo abbraccia amorevolmente e lo baciai per ringraziarlo.
<<Ti amo>>.
Si, lo dissi. Perché sentivo di amarlo. Sentivo che era Lui la persona giusta per me, e per la mia vita. Ero felice, ed ero convinta del suo amore e della sua sincerità.
<<Ti amo anche Io>>.
Prese la mia mano, appoggiandola sul coltello che avrebbe dovuto tagliare la torta a spicchi.
<<Chi vuole una fetta?>>.
E tutte le persone, i paesani e turisti, si avvicinarono al carrellino applaudendo. A Noi. A me. Al nostro amore.
Ps: scusate l'attesa, colpa dell'università !
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Battlefield
General FictionMi chiamo Martina, ho 19 anni e una storia da raccontare. Dopo un'adolescenza felice, un giorno , tutto cambia. Una malattia, un rapporto madre-figlia e la vita. Il tutto, concentrato in 2 anni e tanto amore che vi lascerà senza fiato. Grazie a tutt...