Lessico e linguaggio

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Buonasera cari colleghi classicisti. Oggi vi parlerò del linguaggio che acquisterete arrivati al classico. Se prima non vi preoccupavate ad utilizzare il congiuntivo, ora comincerete a riflettere sulla coniugazione, e quando parlerete con professori o classicisti più anziani ed esperti. Comincerete ad utilizzare parole sconosciute anche al vocabolario italiano o all'accademia della Crusca, termini dell'italiano arcaico, che probabilmente imparerete da un qualsiasi testo di epica o letteratura.

Avete presenti tutte quelle citazioni di filosofi, poeti, scrittori e altra gente greca e latina?
Ecco. Entreranno a far parte del vostro linguaggio giornaliero.
- fortuna audas iudat
- cogito ergo sum
- carpe diem
- tu quoque, Brute, fili mi!
- ο μυθος δελοι οτί *credo sia scritto giusto*
- alter ego
Questi sono gli esempi più comuni. Queste espressioni e citazioni vi verranno inculcate in quelle teste di Erme sacre, e alla fine le imparerete a memoria per poi utilizzarle quando parlate con vostra madre che non ha fatto il classico e che vi guarderà con gli occhi sgranati, chiedendovi il significato delle parole greco-arabiche che avete appena pronunciato.
Nonostante i vostri immensi sforzi per ricordare il gerundio passivo in italiano o l'aoristo secondo *in greco, ovviamente*, la professoressa d'inglese vi chiederà l'analisi logica e vi farà fare le gare di verbi italiani.
Ma avrete una soddisfazione nella vostra vita: se vi verrà mai posta la domanda "a cosa serve il classico?" potrete essere fieri di dire che serve a non parlare con un lessico semplice, misero e utilizzando i verbi in forme scorrette.

Vita da classicistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora