XI Capitolo

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Non ci credo, dopo quello che ha fatto ha il coraggio di dirmi che mi ama. Questo ragazzo proprio è un aborto mancato, lo odio, ora più che mai.

Subito dopo che ha finito, si alza dal letto con un fare fiero, in quel momento un qualcosa dentro di me ha detto di ammazzarlo, ma non l'ho fatto, non voglio essere un mostro come lui. Sono coperta dal suo liquido bianco. Ma cosa più "importante" mi ha fatto ricordare quella volta di quando sono stata stuprata a dieci anni.

<<Ero piuttosto piccola, facevo la quinta elementare, passavo i miei pomeriggi con la mamma la maggior parte delle volte, ma quel pomeriggio del 26 Giugno non potrò mai dimenticarlo. Avevo deciso di andare a fare una passeggiata nel parco perchè il caldo era insopportabile, ci volli andare con mia madre per farmi prendere un gelato durante la passeggiata. Passeggiavo tranquillamente in libertà quando mia madre si volle sedere su una panchina perchè era stanca, eh, brutti periodi quelli, aveva il cancro, e tendeva a stancarsi spesso, era molto fragile. Mi disse: "Continua pure a passeggiare ma non allontanarti troppo!" io ovviamente avevo quell'intenzione, ma qualcosa chiamò la mia curiosità. Una farfalla gialla con sfumature arancioni, era bellissima, talmente bella che volevo prenderla per avere cura di lei. La inseguii per un quarto d'ora, fino a quando non mi fermo davanti ad un cespuglio. Ah, quel maledetto, non mi sarei mai dovuta avvicinare, appena lo toccai sentii una mano possente prendermi per il polso. Un pensionato mi prese, mi buttò a terra e mi violentò. Addio verginità. Quella frase avrei voluta dirla con più piacere, con un fine, per poi avere una famiglia. Avrei voluto perderla con la persona che amo, e invece.. mi sono sentita sfruttata. Dopo mi svegliai, le mie mutandine piene di sangue e del suo sperma, mi fecero venire quasi il vomito. Mia madre mi trovò mezza svenuta a terra, urlò, quella urla non le dimenticai tanto facilmente, erano talmente disperate.. Cercammo di rintracciarlo attraverso l'aiuto della polizia, ma non l'abbiamo mai trovato, io non so dove sia. So solamente che vorrei non averlo mai incontrato.>>

Mi tolgo il suo sperma schifoso con la coperta, è l'unica cosa che mi ritrovo, per poi vestirmi con un fare molto lento. Quando ad un certo punto sento cadere qualcosa di molto pesante, sento delle urla da parte di Kusanagi. Dopo essermi vestita apro la porta. Sta facendo portare una cassa enorme a quel bambino! Ma si può?! Non lo sopporto più!

"Ho detto più veloce, cazzo!" urla Kusanagi.

"Signore ma.. è troppo pesante.. sono piccolo.."

"Cosa hai detto?!" sferra una frustata al piccolo.

Che schifo.

Dopo un po' sento una voce, non proviene da nessuno dei due, neanche da Jun. E' una voce femminile, molto familiare.. che sia..

"Kotoko-chan!"

Non è possibile, forse è ancora l'effetto della droga.

"Ehi! Lo so che mi senti! Rispondimi."

"Hiromi..?" sussurro.

"Kotoko! Da quanto! Scusami, ora mi renderò visibile! Aspetta un attimo, cara!"

Davanti a me appare Hiromi mezza trasparente. Con i vestiti che aveva l'ultima volta, non è ferita, è come sempre. Ha sempre quegli occhi bellissimi e un sorriso che non finisce mai. Quanto è bella. Mi è mancata, cazzo se mi è mancata. Cerco di abbracciarla, ma è inutile visto che la oltrepasso. Lei si mette a ridere.

"Non c'è niente da ridere!" dico sorridendo.

"Come procede la vita qui..?" ritorna ad essere seria in un attimo.

"Sono stata appena violentata, di nuovo, dopo tanto tempo." dico quasi in un sussurro soffocato, per poi mettermi a piangere silenziosamente, in modo che Kusanagi e gli altri non mi sentano.

Le lacrime di Hiromi rigano il suo volto, quegli occhi bellissimi adesso sono lucidi e tristi, urla dalla disperazione. Lei più di me desiderava che non succedesse di nuovo, voleva solo il meglio per me.. Mi abbraccia in una maniera così forte che il bruciore delle ferite delle corde di prima si fanno sentire di nuovo. Un abbraccio che desideravo da tanto, pieno d'amore, da parte sua.

Riesco a farla piangere anche da morta, che tristezza.

[...]

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