Where are you now?

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"Where are you now?
Was it all in my fantasy?
Where are you now?
Were you only imaginary?"

Aurora si stava lentamente rassegnando, Salvatore non c'era più.
Da quella sera di lui non c'era più stata nessuna traccia.

Se ne pentiva? Sì, molto.

Aveva esagerato, l'aveva trattato malissimo quando lui non aveva nessuna colpa.

La sua unica colpa era quella di essere legato a lei.

Salvatore non se n'era andato, non poteva, solo evitava Aurora, ma per Abigail c'era sempre.

Anche se, adesso, i loro rapporti erano diversi.

Non c'erano baci, rari abbracci e nessuna dimostrazione d'amore da parte del ragazzo.
Era molto più distaccato nei suoi confronti, quasi come volesse lasciarla stare.

Bastava che lei lo chiamasse e lui arrivava, oppure che mostrasse un segno di tristezza, di malessere, qualsiasi cosa e lui dopo poco appariva al suo fianco.

In quel momento, però, i ruoli si erano invertiti.
Era lui a stare male.

Guardava il vuoto, era fermo, immobile.
Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, ma non faceva nulla.

Abigail passò davanti alla finestra e venne colpita da una forte corrente fredda, rabbrividì.

"Sal, sei tu?" chiese sussurrando.

Le toccò il braccio, lei sorrise.

"Perché non ti fai vedere?"

"Scusa Abigail, voglio stare solo" rispose in modo freddo.

Il suo tono di voce colpì la ragazza come un coltello, perché si sentiva così ferita?
Perché pensava che non volesse stare con lei.

Abbassò lo sguardo.
"Scusa" si limitò a dire.

Dopo pochi secondi apparve e si avvicinò a lei.

"No, scusami tu, non volevo risponderti così, sono solo nervoso"

"Perché non ti trovi un ragazzo?" chiese poi continuando.

Lei alzò un sopracciglio guardandolo come se avesse detto la più grande cazzata del mondo.

"Stai scherzando spero, tu sei qui ed io dovrei trovarmi un altro ragazzo?
Cazzo Sal, non ti credevo così stupido"

Questa volta fu lui a rivolgere quello sguardo alla ragazza.

"Io voglio te, non voglio un altro, voglio solo te, sei tu e basta.

Non me ne frega un cazzo di tutti i ragazzi che ci sono in questo schifo di pianeta.
Sei tu il senso che ho dato alla mia vita"

Sospirò passandosi una mano tra i capelli, come faceva sempre quando era nervoso o impaziente.

"Lo sai che io me ne andrò, ti ho vista mentre facevi tutte quelle ricerche sui fantasmi.

Non devi restare legata a me Abby, cerca di dimenticarmi, per favore"

Quella richiesta le sembrava un invito all'inferno quasi.

Una vita senza Salvatore avrebbe fatto sicuramente schifo.

"Lo so che te ne andrai, lo so non c'è bisogno che me lo sbatti in faccia come se fosse bello.

Cazzo, ci sto male e lo sai.
Se potessi raggiungerti..." sussurrò l'ultima frase in modo quasi impercettibile, ma lui la sentì.
Stava per ribattere ma la sua attenzione venne presa dalla voce di Sascha che parlava ad Aurora.

'Sei pazza'

Quelle due parole uscirono in modo schietto e freddo dalle sue labbra.
Quelle parole bastarono a distruggere Aurora.

Lui, il ragazzo che aveva sposato non le credeva.
L'amava e non si fidava di lei, che motivo c'era di restarci insieme?

Da un po' di tempo stare nella stessa casa la metteva a disagio, si sentiva giudicata, malata, sentiva di non essere normale.

Abigail glielo diceva che non era vero, che anche lei l'aveva visto eppure non ci credeva.

"Come stai oggi?"

Chiese Sascha e lei sbuffò, la stava trattando come una psicopatica.

"Sto bene, grazie per esserti interessato"

Rispose acidamente senza degnarlo di uno sguardo.

"E Salvatore?"

Si voltò di scatto fulminandolo con lo sguardo.

"Salvatore cosa? Salvatore è morto e ora non c'è più nemmeno il suo spirito e tu non mi credi.
Tu mi credi pazza, mi fai schifo, mi fidavo di te"

Sospirò sconsolato convinto che lei quelle parole non le pensasse davvero e dopo poco la lasciò sola.

Aurora, invece, rimase a guardare il paesaggio fuori dalla finestra mentre una lacrima le rigava lentamente la guancia.

Non la asciugò, non le interessava: non doveva essere forte per nessuno tanto meno se stessa.

Salvatore la vedeva e stava male proprio per questo.

Non avrebbe mai voluto farla soffrire, se solo avesse saputo come fare se ne sarebbe andato lasciandola finalmente libera, ma non ci riusciva e ad ogni secondo che passava era sempre più convinto di aver bisogno di lei, del suo aiuto.

Lui, però, testardo com'è pensava di potercela fare da solo, era intenzionato a non farsi più vedere da quella ragazza che stava inconsapevolmente distruggendo.

In quel momento lei si asciugò le lacrime e uscì di casa, non si coprì nemmeno nonostante fuori fosse freddo.

Prese le chiavi dell'auto e, una volta entrata, la accese e iniziò a guidare senza nessuna meta.

Prendeva le strade più isolate, dove nessuno potesse vederla, dove non ci fossero masse di persone che in quel momento la infastidivano.

Voleva stare sola.

Guidava ormai da un'ora e il panorama non aiutava il suo umore.
Il cielo era grigio, monotono, triste e rendeva tutto più cupo.

Anche la sua mente aveva assunto quell'aria di malinconia, era tutto fottutamente confuso.

L'unica cosa che sapeva con certezza era che voleva Salvatore accanto a lei, aveva bisogno di lui come dell'ossigeno.

Aveva bisogno di lui per sopravvivere perché era lui che le dava la forza per andare avanti, per continuare a lottare.

La vista iniziò ad offuscarsi per via delle lacrime che scendevano dai suoi occhi ormai da dieci minuti.

Mollò per un secondo il volante dell'auto per asciugarsi le lacrime, abbassò lo sguardo e appena lo rialzò vide una forte luce davanti a se.

I fanali di un auto che andava velocemente proprio davanti a lei.

Quella era l'ultima cosa che ricordava.
Poi c'era solo il buio.

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Everything I didn't say||SurrealpowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora