"Ti vedo strano, cos'hai?" domandò Abigail guardando Salvatore sospirare di continuo passandosi la mano fra i capelli, come faceva sempre quand'era nervoso.
Si voltò verso di lei, ma non rispose si limitò a guardarla.
"Sai, oggi ho un appuntamento con un ragazzo.
Certo, non sarà mai come te però come hai detto devo lasciarmi il passato alle spalle, giusto?"Annuì ascoltandola interessato.
"Per quanto mi faccia male dirlo sei un capitolo chiuso, abbiamo scritto la nostra storia insieme ed è stata bellissima ma ogni storia ha il suo finale, che sia positivo o negativo.
Il nostro finale ancora non so cosa sia, so solo che più continuo più mi faccio male"
Spiegò senza mai guardarlo negli occhi, come se il suo sguardo la intimidisse e forse era vero, dopotutto non si può smettere di amare da un giorno all'altro.
Questo sarebbe stato l'inizio di una lunga strada in salita.
"Non immagini nemmeno quanto sia felice di sentirti dire questo, non avrei sopportato di vederti soffrire per me sapendo di non poter fare nulla"
Lei sorrise guardandosi le scarpe per poi alzare lo sguardo verso di lui.
"Se qualcuno mi vede ora penserà che sono pazza, è divertente il fatto che io ti veda e gli altri no"
Sorrise anche lui.
"Parlami di questo ragazzo"
"Beh ecco, è biondo ed è alto, come te circa, ha un sorriso bellissimo, è dolce e simpatico.
Si preoccupa sempre per me e cerca sempre di farmi stare meglio" rispose con lo sguardo perso nel vuoto.
"Mi sembra perfetto"
Abby annuì sorridendo.
"Ha un unico difetto però" confessò.
"Ovvero?"
"Quel ragazzo non sei tu"
"Non è un difetto così grave, anzi direi che potrebbe quasi essere un pregio" disse Salvatore, anch'esso con lo sguardo verso il nulla, sembravano entrambi assorti nei loro pensieri.
"Un pregio? Scherzi? Non penso esista un ragazzo migliore di te- ribatté poi rivolse lo sguardo verso di lui- e comunque devi ancora dirmi cos'hai"
"Non te lo dirò, lo sai" rispose semplicemente.
Cosa c'era che lo turbava tanto?
Sascha.Da quando aveva scoperto che era morto per colpa sua non riusciva a darsi pace, doveva vendicarsi.
Come ancora non lo sapeva, ma l'avrebbe fatto molto presto."Devo andare Abigail"
"No, non devi, vuoi andare.
Nessuno ti obbliga a fare nulla, sei morto Sal"
"Hai ragione- sorrise leggermente- ci vediamo dopo, forse" la salutò e dopo ciò sparì lasciando la ragazza con un leggero sorriso sulle labbra, anche se fra loro non c'era più nulla le piaceva stare con lui.
Era diventato una sorta di migliore amico con cui poter parlare di ogni cosa e lui l'avrebbe sempre ascoltata senza giudicarla.Nel frattempo Aurora si trovava ancora all'ospedale, in quel momento stava aspettando che Sascha la venisse a prendere, finalmente sarebbe tornata a casa.
Picchiettava le dita sul tavolo accanto a lei mentre guardava il paesaggio fuori dalla finestra.
Aveva da poco iniziato a piovere, non molto, ma comunque non era una bella giornata, ma a chi importava?
Ormai uscire era l'ultimo dei suoi problemi e se avesse dovuto farlo lo avrebbe fatto con o senza pioggia.
Sentiva un leggero dolore al fianco, ma cercava di ignorarlo, capitava spesso che le facesse male, si era abituata.
Sospirò malinconica, era stanca di stare li, però dopo aver scoperto ciò che aveva fatto Sascha non aveva nessuna voglia di rivederlo, anzi lo odiava.
"Perché sospiri?" chiese Salvatore apparendo di colpo e spaventandola.
"Oddio! Ma la smetti di apparire così? Mi farai venire un infarto!" si lamentò mettendosi una mano sul cuore, come se avesse, appunto, un infarto.
Il dolore al fianco era sparito.
Lui rise avvicinandosi a lei.
"Che bel sorriso che hai" sorrise a sua volta.
"Non cambiare discorso, rispondimi" esordì poi col suo tono abituale.
"Che palle che sei, ti ho fatto un complimento- sbuffò- comunque, oggi torno a casa" rispose.
"Non sei felice?" chiese confuso, lei scosse la testa.
"Non ho nessuna voglia di rivedere quello stronzo" dalla sua voce si poteva capire quanto fosse incazzata e ferita dal gesto che aveva fatto Sascha.Salvatore, per quanto potesse farlo, si appoggiò al muro incrociando le braccia al petto con un leggero ghigno in viso.
"Non preoccuparti di Sascha"Non capiva perché non avrebbe dovuto, e soprattutto il perché della sua espressione.
"Non sei incazzato con lui?"
"Eccome se lo sono" affermò allungando il braccio verso un bicchiere di vetro poggiato sul comodino accanto al letto, lo fece avvicinare a lui per poi farlo finire contro la parete opposta frantumandolo, il tutto senza toccarlo."Come hai fatto?" Aurora guardava la scena stupita da ciò che aveva visto.
"Mi sono allenato, figo eh?" rispose con un sorrisetto malizioso sulle labbra."Sai fare altro?" domandò curiosa
"Lo vedrai dopo, tra quanto torna Sascha?"
La ragazza guardò l'orologio appeso alla parete bianca.
"Dovrebbe essere qui a momenti"
Annuì."Allora ci vediamo dopo, piccola"
Sparì dopo aver pronunciato quella frase, senza darle il tempo di dire nulla.Si era comportato in modo strano, non tanto per l'atteggiamento ma per la sua espressione.
I suoi occhi erano grigi e cupi, aveva un sorriso sulle labbra che non era il tipico sorriso felice, c'era qualcos'altro sotto.
Avrebbe tanto voluto capire cos'avesse, Aurora si preoccupava sempre per lui, ma come poteva farlo se adesso era sparito?Poteva semplicemente sperare che quel 'a dopo' arrivasse il più in fretta possibile, aveva bisogno di sapere cose stava succedendo.
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Everything I didn't say||Surrealpower
FanfictionSequel di "Nineteen" Si pensa che, con la morte, si inizi automaticamente ad essere felici, a stare bene, dopotutto non si hanno più preoccupazioni, non c'è nulla che potrebbe crearti problemi: tanto sei morto. Si parla spesso di paradiso e inferno...