"It's you, it's you, it's all for you
Everything I do
Tell you all the time
Heaven is a place on earth with you"Vi siete mai sentiti come se vi mancasse tutto?
Abigail si sentiva così.Era intrappolata in una realtà che non voleva vivere, non riusciva ad immaginare nessun futuro per lei.
Tutto quello che vedeva attorno a se portava tristezza e rimpianto.Rimpianto per non essere stata zitta quel giorno, per non essersi presa l'eroina portandogliela via senza farglielo sapere.
Si sentiva in colpa perché, forse, lui nemmeno sapeva di averla.
Forse se non l'avesse tirata fuori lui sarebbe ancora con lei e adesso sarebbero insieme, magari abbracciati a coccolarsi l'un l'altro com'erano soliti fare.Quel giorno, all'ospedale, quando Salvatore le aveva stretto la mano era felice, era fottutamente felice, perché si era accesa una piccola speranza in lei.
Pensava che sarebbe andato tutto bene, che lui ce l'avrebbe fatta.
Ora invece si ritrovava da sola, con gli occhi costantemente arrossati e gonfi per via delle lacrime e tante domande fra la testa.
Singhiozzava mentre cercava inutilmente di asciugarsi le lacrime, non si può fare nulla quando l'unica persona che potrebbe farti stare meglio è la ragione del tuo pianto, soprattutto se quella persona è morta.
Fissava il vuoto immaginandolo davanti a lei che le ripeteva di non piangere.
Immaginava le sue braccia che la stringevano mentre lei si accoccolava dolcemente al suo petto e lui le accarezzava la schiena sussurrandole che sarebbe andato tutto bene.Sorrideva a quel pensiero, poi riapriva gli occhi.
La vita le sbatteva in faccia la verità e faceva male, molto.
Pensava che non sarebbe sopravvissuta a lungo, dopotutto che senso aveva continuare?
La sua esistenza era finita con quella di Salvatore.
Spesso si chiedeva se ci fosse un modo per raggiungerlo e giurava che se fosse stata sicura che uccidendosi sarebbe tornata con lui l'avrebbe fatto, senza esitazioni.
"Abby, tesoro, ti ho portato da mangiare" disse la madre porgendole un piatto.
"Grazie" lo prese e lo appoggiò sul comodino.
Se solo Abigail avesse saputo che lui era lì, accanto a lei.
"Mamma, cosa stai guardando?"
Aurora aveva lo sguardo perso nel vuoto e un piccolo sorriso in volto.
"Accanto a te, guarda" rispose, la ragazza si girò e non vide nulla, rivolse un'occhiata confusa alla madre.
Salvatore era vicino a lei, ma solo Aurora lo vedeva.
"Non mi vede, lascia stare, se sa che sono qui starà peggio" spiegò lui e lei annuì lievemente.
"Nulla Abby, credevo di aver visto una cosa, non mangi?"
Scosse la testa sussurrando "Non ho fame, mangerò dopo"
Uscì dalla stanza con lo sguardo rivolto verso il basso, vedere sua figlia stare così le faceva tremendamente male.
Le sembrava un po' di rivedere se stessa.
Giovane, sola e indifesa.
Abigail non era ancora pronta ad affrontare tutte le prove e le sofferenze che il mondo ti parava davanti eppure lo stava facendo, anche se non nel migliore dei modi e Aurora si sentiva in dovere di aiutarla in qualche modo.
Notò che Salvatore era uscito assieme a lei e ora le faceva cenno di seguirla, lei lo fece.
Poteva scorgere un velo di preoccupazione nel suo volto.
"Da quanto tempo non mangia?"
Sospirò, non voleva dirgli la verità.
Lei non mangiava da quando lui era morto, le poche volte che mangiava erano schifezze che ingurgitava solo per restare viva, probabilmente.
"Non lo so, qualche settimana credo"
Annuì incerto camminando avanti e indietro e toccandosi i capelli nervosamente.
"Tutto bene?" gli chiese.
"No, non va bene, non va bene per niente.
Cazzo, è colpa mia, sono un coglione.
Non avevo nessun bisogno di rifarlo ma l'ho fatto lo stesso, e perché? Perché sono un'egoista del cazzo e adesso lei sta male.
La cosa che mi fa più male è che io non posso salvarla"Si stringeva i capelli fra le mani imprecando contro se stesso.
"Non è colpa tua..." provò a contraddirlo ma l'unica cosa che ricevette in risposta fu il suo sguardo che la fulminava.
Si sentiva impotente sotto quegli occhi,
Quegli occhi che tanto aveva cercato, in cui si era specchiata ritrovando se stessa adesso portavano l'immagine di un'altra ragazza.
Abbassò lo sguardo, come se fosse imbarazzata dalla sua presenza e volesse nascondersi.
"Puoi salvarla, fatti vedere, l'unica cosa che vuole è riaverti affianco" sussurrò mentre una lacrima le rigava il viso.
Pensava che fosse tornato per lei.
Dopo tutto quello che gli aveva detto quel giorno.Aveva messo il cuore nelle sue mani e lui lo stava prendendo a calci per fare colpo su un'altra.
Lo vide uscire dalla stanza, lo seguì con lo sguardo.
Entrò nella camera di Abigail.Si sedette a terra prendendosi il viso fra le ginocchia e pianse.
Aveva sbagliato tutto nella sua vita, aveva sbagliato quando aveva voluto conoscere Sascha lasciando in disparte Salvatore.
Aveva provato a dimenticarlo, e pensava di esserci riuscita.
Eppure ogni volta che pensava di essere finalmente libera lui tornava.Erano due calamite destinate ad attrarsi per sempre.
Avete presente la leggenda Giapponese del filo rosso?
-Secondo la tradizione, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo ha come caratteristica quello di essere lunghissimo, indistruttibile e invisibile e serve a tenere unite due persone destinate prima o poi ad incontrarsi e a stare insieme per sempre.
Può succedere che per la sua lunghezza, il filo possa aggrovigliarsi e quindi creare non poche difficoltà ai due innamorati prima che possano ricongiungersi l'uno all'altra ma è certo che qualsiasi sia l'ostacolo saranno sempre uniti e legati nel cuore e nell'anima.-
Non c'erano parole più vere in quel momento, loro erano la prova che ciò che dicevano i Giapponesi aveva un fondo di verità.
Abigail aveva smesso di piangere in quel lasso di tempo e guardava il piatto sul suo comodino con disprezzo quasi.
Guardò le esili dita della sua mano e fece una smorfia.
"Che schifo" sussurrò.
"Non fai schifo, sei bellissima"
Rispose Salvatore.
Lei sgranò gli occhi e smise di respirare per un secondo.
L'aveva sentito.
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Everything I didn't say||Surrealpower
Fiksi PenggemarSequel di "Nineteen" Si pensa che, con la morte, si inizi automaticamente ad essere felici, a stare bene, dopotutto non si hanno più preoccupazioni, non c'è nulla che potrebbe crearti problemi: tanto sei morto. Si parla spesso di paradiso e inferno...