Capitolo due

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Roger
Non è da me chiedere scusa lo sanno tutti. E poi per cosa dovrei scusarmi? Mi sembra assurdo che stia pensando a questa possibilità, prima d'ora nessuno era riuscito a farmi cambiare idea, sono sempre andato avanti con la mia testa e ora viene una sconosciuta che mi scombussola il cervello.
In realtà non l'ho guardata bene stamattina mentre discutevamo, forse potrebbe dimostrarsi una preda facile anche se mi dà tutt'altra impressione. Era così preoccupata per me che mi sono sentito felice, nessuno mi dà mai tante attenzioni e se a farlo è una bella ragazza allora si ha il diritto di mandarmi in tilt.
Ora sono proprio costretto ad andare a chiedere scusa alla signorina Arlene se voglio rivederla ancora, mi allontanerà immediatamente con questo carattere che mi ritrovo se non lo faccio.
Avanzo verso i corridoi e la nostra insegnante è lì ad aspettarmi come se l'avesse quasi programmato.
<<Signorina Arlene io ho parlato con il preside e bhe non volevo mancargli di rispetto ecco.>> dico tutto d'un fiato.
La sua faccia non è sorpresa.
<<Non voglio vederti come lo scorso anno Roger, non ti fa bene comportarti così presto o tardi finirai per rovinarti pensa solo a questo, ora torna in te e cominciamo l'anno per bene.>>
Rimango ad ascoltare e poi vado via.
Eccola la vedo in lontananza seduta a mensa mentre è intenta a mangiare il suo pranzo.
Mi siedo ed è sorpresa di vedermi lì.
<<Ciao.>>
<<Ciao.>> risponde.
<<Ho chiesto scusa alla signorina Arlene.>>
Che mi prende? Cosa può interessargli quello che faccio se non mi conosce nemmeno, sono uno stupido.
<<Mi devo fidare?>> domanda incredula.
<<Non hai altra scelta.>>
Sorride.
<<Nulla da dire?>> continuo io.
<<Cosa ti aspetti..un premio?>> fa ironica.
<<Mica male come idea.>>
<<Non ho niente da offrirti.>> dice.
<<E se ci facessimo un giro uno di questi giorni?>> propongo.
<<Io e te uscire insieme?>> ripete.
<<Si.>>
È bello sentirlo dire da lei.
<<Magari.>>
<<Ok.>> sorrido.
Sorride anche lei e solo adesso riesco a vedere che ha io sorriso più bello di tutti. È caldo, luminoso e rassicurante. Comincio a guardare ogni suo gesto, le mani così sottili e perfette, i lineamenti del viso, gli occhi, tutto.
Quando mi metto a fantasticare mi interrompe.
<<A cosa pensi?>> mi domanda.
Vorrei poterle dire la verità ma non voglio si faccia un idea sbagliata di me.
<<Niente..non mi hai come ti chiami.>> dico.
<<Amber.>>
<<Mi piace.>>
<<Davvero? O era solo il complimento che fai per conquistare le ragazze?>>
<<Sono poche le volte in cui sono stato sincero.>> ammetto.
<<Oh questa cosa mi lusinga.>> scherza.
<<Sul serio.>>
Mi guarda e anch'io faccio lo stesso,non mi sono mai trovato in questa situazione ed è piuttosto strana, non sembra imbarazzata, nè infastidita o qualcosa del genere ma qualcosa starà sicuramente pensando.
<<Io dovrei andare a casa adesso.>> dice rompendo il silenzio.
Ecco già tenta di sfuggirmi.
<<Se ti va andiamo insieme.>>
<<Prendo le mie cose dall'armadietto.>> dice.
L'aspetto fuori e quando torna è così bella e raggiante, camminiamo per un bel pezzo senza dire una parola, vorrei trovare qualcosa da dire ma lei non mi aiuta.
<<Che giornata.>> sbuffo.
<< La tua molto movimentata.>> dice ridendo.
<<Già..mi sembra quasi di rivivere l'anno scorso.>> dico senza rendermene conto.
<<Perché?>>
<<È stato molto complicato e difficile.>>
<<Capisco.>> dice senza domandare altro.
Quando arriviamo dinanzi a un piccolo appartamento si blocca e mi informa che deve entrare.
<<Amber?>> la chiamo prima di lasciarla andare.
<<Si.>>
<<Grazie per oggi..senza di te sarebbe andato tutto male.>> dico.
Sorride ed entra.
Non mi era mai capitato di conoscere una ragazza come lei in grado di tenermi testa, mi affascina, è così piccola che mi verrebbe voglia di prenderla e stringerla tra le mie braccia.
Quando torno a casa mia ce snoopy ad accogliermi il mio cagnolino, è da quando è un cucciolo che si trova con noi e mamma lo adorava.
Quando io e Mary non eravamo a casa c'era lui a farle compagnia ma adesso è rimasto solo come me.
In questa casa tutto ricorda lei, la cucina era il suo luogo preferito, potevi trovarla sempre lì e ci preparava di tutto, io adoravo quando da bambino prima di dormire veniva a rimboccarmi le coperte o quando mi consolava. Sono tutti ricordi che mi lacerano l'anima quando li tiro fuori e penso a tutto quello che è successo.
Da un anno a questa parte è provato a dimenticare ma non riesco, la causa del suo suicidio sono io lo so, tutti i miei casini l'hanno ridotta così, è solo mia la colpa.
Lui era tornato ubriaco come faceva sempre quella sera e mamma era a preparare la cena, io e Mary già in tavola aspettavamo il suo rientro.
Anche con noi a volte era brusco, ma la sua vittima preferita era la mamma e io non potevo fare niente per difenderla, avrei dovuto lo so ma non ho potuto non ho avuto le forza.
<<Hai ancora bevuto Will?>> disse urlando a mio padre.
Lui ci guardò tutti e poi la prese per un braccio e la strattonó a terra, quelle immagini riaffiorano nella mia testa, le loro urla, i piatti gettati e terra, tutte le liti anche a causa mia e poi la scena peggiore, entro in camera loro e lei è lì, stesa a terra con un tubetto di calmanti vicino.
Fui io a chiamare l'ambulanza, mio padre era andato via subito dopo aver finito la litigata con lei.
Ricordo che tutti dicevano che non dovevo aver paura, che lei sarebbe guarita, ma era tutto falso in realtà.
Ora sono ancora qui in questa casa dove tutto mi parla di lei e cosa peggiore mi ricorda il male che gli ho fatto, non potrò mai perdonarmi per questo.
Mary era troppo piccola per ricordare tutto ma credo sia meglio cosi perché per me ogni giorno è una condanna rivivere tutto questo.
Quando oggi Amber è venuta ad aiutarmi mi ha ricordato lei, hanno un carattere molto simile e penso che sarebbero andate d'accordo.
Amber però devo riuscire a salvarla, non posso permettermi di ferire anche lei non riuscirei più a guardarmi allo specchio se solo succedesse.

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