Capitolo tre

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Amber
Oggi non posso fare tardi, la signorina Arlene è a prima ora e stavolta mi ucciderà.
Non vedo Roger da ieri sera e mai come in questo momento ho avuto così tanta voglia di uscire di casa, saranno queste giornate a rendermi di buon umore non lo so, o il sole che qui ha tutto un altro aspetto, per una volta mi sento nel posto giusto e sto bene.
Mia madre non sarà in casa tutto il giorno oggi e mi raccomanda di prendere le chiavi che io stavo già dimenticando, dopo averla salutata vado via in perfetto orario.
Esco e trovo Roger appoggiato in un angolo come se non si fosse reso conto di dove si trovi.
<<Ehi buongiorno.>> dico.
<<Ciao.>> risponde dandomi attenzione.
<<Che ci fai qui?>>
<<Non mi andava di stare solo.>> risponde.
<<Potevi entrare..è da molto che aspetti?>>
<<Non preoccuparti.>>
È strano, ogni volta che mi rivolge la parola è sempre così spaventato, si trattiene, ho come la sensazione che non voglia mostrarsi per come è veramente.
<<Ci fermiamo al bar?>> domanda.
<<Io dovrei andare..faccio tardi.>>
<<Restiamo qualche minuto okay?>> insiste.
Finisco per accettare e infondo non me ne pento, il posto è molto carino ma abbastanza affollato per essere ancora mattina presto.
Roger mi invita a sedermi in un tavolo e io lo aspetto lì mentre ordina al bancone.
<<Non hai fame?>> chiede quando torna.
<<Non riesco a mangiare così presto.>> spiego.
<<Certo voi femmine..>> dice senza finire la frase e piegando il viso.
<<Cosa vorresti dire?>> dico sorridendo.
<<Siete tutte attente alla linea, al trucco e a tutte quelle cose lì.>> dice gesticolando.
<<Non è proprio il mio caso.>> dico io.
<<Menomale.>>
È passato solo qualche minuto da quando siamo qui, Roger beve il suo caffè mentre mi parla delle mie mani, le trova belle e mi imbarazza quando le sfiora e fa finta di niente.
Anche io trovo che sia un bel ragazzo, è alto e ha un fisico davvero mozzafiato, le sue braccia sono muscolose, porta i capelli tutti arruffati che a me piacciono tanto poi anche i suoi occhi sono profondi e cupi mentre la sua voce è piccola e dolce e stona con tutto il contorno ma è la sua sfumatura più bella.
Dopo un po' di tempo decidiamo di andar via e veniamo interrotti da un ragazzo che vedendo Roger da lontano corre verso di noi e ci blocca.
<<Roger amico!>> esclama.
Incrocio il suo sguardo e lui mi fissa.
<<Albert..è da tanto che non ti fai vedere.>> dice Roger.
<<E tu? Che mi combini ti fidanzi e neanche me la presenti?>> dice rivolgendosi a me.
Non so per quale motivo ma arrossisco a quell'ipotesi.
<<Lei è Amber.>> gli spiega.
Mi stupisce che non gli abbia detto la verità ma non mi importa lascerò fare a lui.
<<Albert.>> dice stringendomi la mano.
Sembra che non si vedano da tempo, forse saranno amici d'infanzia o magari parenti, chiamo Roger che cerca di levarselo di torno ma non ci riesce.
<<Mi lasci solo?>> dice quando sa che dobbiamo andarcene.
<<Abbiamo scuola Albert.>>
<<Tu non mi fai compagnia?>> chiede avvicinandosi a me.
Rimango ferma e di punto in bianco Roger mi prende per il polso.
<<Lei viene con me.>> dice trascinandomi fuori.
<<Ehi tutto bene?>> domando quando siamo soli.
<<Scusalo.>>dice riferendosi a prima.
<<Come vi conoscete?>> domando.
<<Qualche tempo uscivamo insieme.>> risponde vago.
<<Capisco..perché non hai voluto dirgli che non stiamo insieme?>> dico imbarazzata.
Posa i suoi occhi su di me e io non riesco a non guardarlo.
<<L'ho fatto per te, mi è sembrata la cosa giusta da fare ti ha dato
fastidio?>>
Rido perché non riesco a farne a meno.
<<Che c'è?>> dice ridendo anche lui.
<<Niente..non mi ha dato fastidio anzi sei stato bravo a fingere.>> dico.
<<Si mi riesce bene vero?>> dice ironico.
<<Ahaha certo.>>
<<Dovresti provare a fare l'attore.>> scherzo.
<<No non fa per me.>>
Arrivati a scuola siamo salvi per un pelo, subito dopo il nostro arrivo entra la signorina Arlene e inizia a spiegare matematica, io non riesco a capirci molto ho sempre preferito le materie letterarie sin da bambina, Roger invece sembra interessato e attento. Continuiamo la lezione così senza parlarci solo al suono della campanella riesco a sentirmi libera.
<<Ti va una boccata d'aria?>> dice.
<<Si ci vorrebbe proprio.>>
Andiamo in cortile dove possiamo stare tranquilli, ci sediamo su una panchina all'ombra e stiamo così.
<<Ti piace molto la matematica?>> gli chiedo.
Risponde ma senza guardarmi.
<<È la mia materia preferita.>>
<<Oh io la odio!>>
<<Si quasi tutti la pensano come te.>> dice.
<<Tu sei bravo invece..come mai?>>
<<Strano eh? È stata mia madre, lei mi ha insegnato ad amarla.>>
<<Ho capito...mi daresti una mano?>>
<<Vuoi che ti aiuti io?>> dice indicandosi.
<<Si te la cavi bene.>> sorrido.
<<Va bene allora.>>
<<Perfetto! Oggi pomeriggio sei libero?>> propongo.
<<Certo.>>
<<Da me o da te?>>
<<Dove vuoi.>> risponde.
<<Io ho casa libera oggi..che dici?>>
<<Si va bene.>>
Sorridiamo entrambi e rientriamo.

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