Capitolo 10

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Quando mi sveglio sono passate da poco le dieci. Non dormivo così tanto e soprattutto così bene da quando prendevo i sonniferi tutte le notti.

La prima cosa che faccio è lavarmi i denti. Ho ancora il sapore di alcol ed erba e, sinceramente, non vedo l'ora di toglierlo. Mi faccio una lunga doccia. Appena esco mi asciugo i capelli con l'asciugamano, li pettino e li lego anche se sono ancora bagnati poi torno in camera, indosso un paio di mutandine e una maglia da uomo che mi arriva a metà coscia.

Prendo uno sgabello, ci salgo sopra e tiro fuori dalla mensola in alto dell'armadio una scatola da scarpe dove tengo tutte le mie carte e i documenti, che per lo più sono riguardano i miei precedenti penali. Me la carico sottobraccio, prendo il telefono e vado in salotto. L'appartamento è vuoto dato che è mercoledì e c'è scuola. Dovrei esserci anche io ma ho ben altro da fare.

Lascio sul divano la roba e vado in cucina a prendere una tazza di caffè. Ne ho proprio bisogno. Oggi non posso permettermi distrazioni, a partire dai miei sentimenti. Devo restare lucida e obiettiva per riuscire a trovare un modo in cui tirare fuori Brandon di prigione.

Torno in salotto con la tazza in mano e la appoggio sul tavolino. Apro la scatola e inizio a tirare fuori fogli su fogli. Non ricordavo di aver combinato tutti questi casini. Li metto da parte momentaneamente, prendo l'agendina vuota e la penna che erano dentro per qualche strano motivo e li appoggio sulle gambe. Poi prendo il telefono e chiamo James.

"Jayden, ciao." Risponde subito e ha un tono quasi...sollevato?

"James ho bisogno di un favore."

Passano alcuni secondi prima che risponda. "Certo, ovvio. Dimmi." Ora la sua voce è quella di sempre: dura e inespressiva.

"Puoi darmi i numeri di telefono dei tuoi avvocati?" chiedo sbrigativa.

"Che hai combinato? Speravo che almeno in America ti saresti data una calmata." Sembra arrabbiato. Quanto vorrei che fosse davvero colpa mia. Chiamatemi pure stronza, ma adoro farlo arrabbiare.

"Nulla."

"E allora a che ti servono?" continua sospettoso.

"Mi servono per altre persone. Puoi darmeli o no?" inizio a spazientirmi.

Passa qualche secondo di silenzio. "Ok, aspetta un attimo." Lo sento sfogliare delle carte e poi mi da il numero dello studio Walker&Associate.

"...in realtà è sempre lo studio dei Walker solo che hanno un nuovo socio. Si chiama Thomas Young è più giovane di loro ma è davvero bravo e non ha mai perso una causa." Mi spiega.

I Walker li conosco bene: si chiamano Sarah e Connor. Mi hanno rappresentato diverse volte. Sono fratelli e hanno ventisette e trentuno anni, Sarah apparentemente è dura e fredda ma sotto sotto è simpatica, mentre Connor è più alla mano.

"Va bene." Dico una volta che ha finito di spiegare. "Amy è in casa?"

"Si, ora te la passo."

"Jayden!" la voce allegra di Amy mi tira su di morale.

"Ehi, piccolina, come stai?"

"Bene, papà mi ha comprato una nuova bambola. Ha i capelli blu ed è bella come te allora l'ho chiamata Jayden." Ha la voce triste.

Sorrido nel sentire le sue dolci parole. "Ecco allora è un po' come se fossi li con te, giusto?" Tento.

"No. Mi manchi tanto." Le trema la voce.

"Ehi, non stai mica piangendo vero?"

"Forse.."

"Non devi ok? Tu sei una bimba forte Amy e io sono con te dentro al tuo cuoricino, sempre." Dico più sicura che mai. Anche se non posso esserci fisicamente, per lei sarò comunque presente, sempre.

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