Capitolo 14

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Ancora non ci credo di aver fatto una cosa simile. È da quando mi sono svegliata - ovvero dieci minuti - che continuo a camminare su e giù per la stanza mangiucchiandomi le pellicine sulle dita mentre ripenso a tutto quello che è successo ieri. Non dovevo lasciare che accadesse, è tutto sbagliato. Abbiamo dormito insieme. È la cosa più intima che due persone possano fare. 'Resta, per favore.' La mia voce mi riecheggia nella testa. Ma che cazzo mi è saltato in testa?

Blake non era qui quando mi sono svegliata e non ho nemmeno idea di dove sia adesso, ma ho paura di vederlo. Vorrei andarmene ma se me lo trovassi davanti che cosa gli direi?
Ehi, ciao me ne stavo andando. Grazie per avermi infilato la lingua in bocca e per aver dormito con me ieri. Ci vediamo in giro. Sarebbe davvero ridicolo. Potrei sempre uscire dalla finestra. Siamo al secondo piano, ma c'è il balcone da cui potrei calarmi... La porta di apre facendomi tornare con i piedi per terra.

"Oh ciao, non pensavo ti fossi già svegliata." Blake si passa una mano dietro il collo, segno che è nervoso. Almeno non sono l'unica. È in boxer e posso dire che questa vista fa evaporare ogni singola idea di fuga.

"M-mi sono svegliata da poco." Mento.

"Stavo per venire a svegliarti. Se vuoi possiamo fare colazione."

No. Una parte di me vorrebbe solo correre via da qui e prendere il primo aereo per Londra per non rischiare di incontrarlo di nuovo, ma l'altra vorrebbe passare più tempo possibile con lui. "Va bene?"

Ridacchia. "Era una domanda?"

"Forse." Sorrido. Mi viene così facile sorridere con lui.

Tutta la tensione iniziale che c'era tra di noi si è completamente dissolta. Si avvicina lentamente, mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi si china su di me depositando un bacio casto e leggero sulle mie labbra.

"Buongiorno." Sussurra sorridendo.

Lo bacio di nuovo. "Buongiorno."

So già che appena tornerò a casa me ne pentirò ma in questo momento è tutto ciò di cui ho bisogno.
Mi prende per mano e mi trascina fino in cucina.

"Crepes?!" Esclamo appena noto sopra al tavolo due piatti con delle crepes alla nutella. Io le amo. Inizio a saltellare sul posto e poi corro al tavolo mentre Blake ride di gusto.

"Serve così poco per farti contenta?"

Ridacchio anche io. "Si, era una vita che non le mangiavo. Berta me le faceva sempre quando ero piccola."

"Berta?" Alza un sopracciglio.

"Era la cuoca, ma spesso mi faceva anche da tata. Mia madre odiava cucinare e quando non era a casa mi lasciava con Berta. Io e mio fratello le chiedevamo sempre di cucinarle quando mamma non c'era perché non voleva che mangiassimo schifezze."

"Tua sorella."

"Eh?"

"Hai detto 'io e mio fratello'. Volevi dire tua sorella, forse."

Oddio, possibile che mi sentissi talmente a mio agio con lui da non essermi nemmeno accorta di aver nominato mio fratello? È ancora una ferita aperta, che probabilmente non si chiuderà mai e parlarne non mi fa affatto bene, anzi. Mi sono messa all'angolo da sola e non so come tirarmene fuori.

"No. Avevo un fratello." Sposto il piatto e incrocio le braccia al petto. Mi è passata la fame.

"Avevi?"

"È morto." Alzo lo sguardo su di lui che mi fissa senza dire nulla. Fa sempre male dirlo ad alta voce, anche dopo due anni.

"Mi dispiace, non dovevo chiederlo." Dice dopo un po'.

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