Capitolo 21

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È sconvolgente.
Sono la ragazza di qualcuno.
La cosa ancora più sconvolgente è che quel 'qualcuno' è Blake Adams, il ragazzo più odioso, vanitoso, prepotente - e sexy - del pianeta.
Chi l'avrebbe mai detto? Io no.
Certo, per adesso nessuno sa niente ma è strano lo stesso.

Ieri, dopo aver parlato, siamo giunti alla conclusione che fosse meglio tacere per un po' e frequentarci di nascosto dai nostri amici per non 'turbare l'atmosfera'.
Siamo quindi tornati su e abbiamo proseguito con la festa, ma senza Roxen. L'unica cosa che gli ho chiesto è stata di mandarla via, cosa che ha fatto immediatamente e - a quanto pare - anche piuttosto volentieri.
Ci siamo divertiti, abbiamo bevuto un sacco e ci siamo addormentati tutti in salotto ubriachi fradici. Non è che ne vada fiera, ma durante 'obbligo o verità' è venuto fuori che nessuno di noi ha una vita molto facile. Lasciamo stare Zora, Nicky, Brandon e Tiffany di cui sapevo già tutto, quelli che mi hanno lasciato di stucco sono gli altri ragazzi. 

Nate lavora da quando ha quattordici anni. Suo padre si ammalò e perse il lavoro un anno prima. Sua madre lavorava duro ogni giorno per mandare avanti la famiglia senza aiuto, ma non bastò, specie quando sua sorella maggiore rimase incinta. Da cattolici convinti, per i suoi genitori fù uno shock, senza contare il peso economico che comportava un nuovo arrivo. Fu così che decise di iniziare a lavorare di nascosto - ancora adesso non vuole dire nulla - e, tutti i mesi, infila in una busta dei soldi e la mette nella buca delle lettere senza il mittente. Sua madre crede sia opera di Dio.

E i fratelli Evans? Sono gemelli anche se non sono per nulla uguali. Sono stati entrambi cresciuti dai loro nonni materni. Il padre non si è mai fatto vivo e la madre è morta quando loro erano ancora troppo piccoli perché ora possano ricordarsi di lei. I loro nonni gli parlano sempre della madre: raccontano storie, gli mostrano foto, ma per loro è come se parlassero - cito testualmente - di una lontana zia che non hanno mai visto. 

Quindi, tornando a discorsi meno seri, la vita è uno schifo e noi beviamo. 'Bere non è la soluzione' lo so, ma quando hai diciott'anni e sei passato attraverso l'inferno più volte, non riesci più a distinguere bene ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, anche perché in realtà non ci esci mai veramente.

Io mi sono svegliata da alcuni minuti con un mal di testa allucinante e sinceramente credo di non ricordare cosa sia successo negli ultimi momenti prima di addormentarmi.
Pazienza, se fosse qualcosa di importante me lo diranno loro.

Decido di uscire dalla cucina e cercare di svegliare Blake per salutarlo prima che si sveglino tutti gli altri.
Vado in salotto in punta di piedi e, stando attenta a non fare rumore, vado verso il divano che trovo vuoto.
Ma dove diavolo si è cacciato?
Non faccio nemmeno in tempo a finire di pormi questa domanda che la sua mano mi tappa la bocca, per evitare un mio eventuale urletto di sorpresa, e appoggia la testa sulla mia spalla.
Sorrido contro la sua mano che lui toglie subito dopo. Ricambiando il sorriso e prendendomi per mano, mi trascina verso la mia stanza.

Entriamo tutti e due, chiude la porta, mi ci fa appoggiare e mi bacia con foga.
Dio, le sue labbra.
Porto le mani dietro la sua nuca e gliele passo tra i capelli tirandoli leggermente, facendolo inspirare di scatto.
Si stacca dalle mie labbra, avventurandosi lungo il collo è lasciando una scia di baci umidi.
Le sue mani salgono e scendono lungo la schiena.
Mi guarda per un attimo, rimango meravigliata dalla sua bellezza. Gli occhi lucidi e maliziosi, la bocca leggermente gonfia e più rosea per i baci, curvata in un sorriso ammiccante. Non posso credere che sia mio.
Sorrido istintivamente, un sorriso di quelli veri. Sono felice?
Lo bacio nuovamente mentre le sue mani scendono fino a toccare il mio sedere.

"Mm...mi piace un risveglio così la mattina." Dice ridendo.
"Buongiorno." Mi bacia a stampo.

"Buongiorno." Lo bacio di nuovo.
"Come ti senti?"

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