Capitolo 19

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Tutto quello che gli ho confessato...
Le sue labbra sulle mie...
Non so quale sia il vero motivo ma non riesco a connettere, mi sento sopraffatta dalle emozioni.
Sono così confusa. Avergli confessato tutto mi fa stare bene, come se mi fossi tolta un enorme peso dal petto ma allo stesso tempo mi opprime perché ora che sa tutto potrebbe allontanarsi da me. Ma mi sta baciando, qui e ora, e quello che provo in questo momento è ancora più confuso.

Perché è sempre tutto così complicato?
Non ho bisogno di complicazioni e vorrei semplicemente posargli le mani sul petto e spingerlo via ma qualcosa mi dice che se lo facessi mi sentirei peggio, un po' come sono stata in questi ultimi anni: sola.

Non è solo questo.
Mi suggerisce una vocina dentro di me. Probabilmente ha ragione, ho sempre Tiffany, Brandon... e ora anche Nicky, Zora, che nonostante non le conosca da molto tempo mi hanno già aiutato moltissimo.
E allora cos'è?

Blake si stacca da me e appoggia la fronte sulla mia.
Restiamo in silenzio per un po' persi nei nostri pensieri mentre quell'ultima domanda continua a ronzarmi in testa.

"Ti prometto che con me non ti accadrà nulla di male."

"Cosa vuoi dire?"

"Voglio che tu sia mia, Jay." Mi irrigidisco. L'ha detto davvero? Davvero mi sta chiedendo quello che credo? No, non è possibile. Non è da Blake, non è da me. Semplicemente non sono cose per noi.

"Mi stai chiedendo di essere la tua ragazza? Di essere una coppia vera? Come quelle che vanno al cinema e si tengono per mano quando camminano vicine?"

Annuisce leggermente e accena un sorriso.
Per un attimo immagino come sarebbe camminare mano nella mano con lui tra la gente e comportarsi come una normale coppia di ragazzi.

"No." Mi allontano da lui di scatto. "Non posso...io non ci riesco..."
Alzo la testa verso di lui che mi guarda sorpreso e confuso.
"Forse è meglio che tu te ne vada."

Mi guarda con uno sguardo glaciale per interminabili secondi poi si volta e se ne va sbattendo la porta.

Resto in piedi a fissare la porta chiusa per non so quanto tempo.
Non so se è stata la scelta giusta, ma non potevo dirgli di sì. Davvero, non posso.

Mi rimetto guanti e mascherina e riprendo il disegno da dove lo avevo lasciato, non dovrei metterci ancora molto.

***

Vengo svegliata da un rumore fastidioso ma non è la mia sveglia...
Questa è la suoneria del mio telefono.
Guardo l'ora e segna le cinque del mattino. Le cinque? Chi cazzo mi sta chiamando alle cinque del mattino?!
Leggo il nome di Tiffany che lampeggia.

"Tiff sono le cinque del mattino. Che vuoi?"

"Buongiorno anche a te. Dove sei?"

"Ehm..a letto forse?"

"Jayden!"

"Che c'è?!"

"Ti sto aspettando all'aeroporto."

Salto sul letto.
"Ma non dovevi venire la settimana prossima?"

"No, mi hanno spostato il volo. Te l'avevo detto."

"No invece!"

"Ops. Beh muoviti ti aspettiamo qui."

Non faccio in tempo a chiedere perché abbia parlato al plurale che butta giù.

Mi alzo dal letto e mi cambio in fretta e furia. Prendo le chiavi, il telefono e il portafoglio e mi fiondo fuori di casa.
In venti minuti arrivo all'aeroporto. Per strada ho corso come una pazza e ho fatto un paio di 'manovre' che se mi avessero visto probabilmente non solo mi avrebbero ritirato la patente ma non mi avrebbero mai più fatto guidate di nuovo. Per lo meno non in strada. Magari nelle gare di rally o Formula1.
Che poi non sarebbe affatto male essere etichettata come donna-pilota, alla facciaccia del proverbio.
Okay sto divagando un po' troppo.

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