Capitolo 22

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"Se continui a sbuffare giuro che ti mollo qui da sola. E inizia a sprare di riuscire a trovare da sola la strada per tornare indietro."

Mi trattengo dallo sbuffare nuovamente. "Come sei melodrammatico Blake."

"Oh, davvero? Sarei io quello melodrammatico?" Dice marcando 'io'.

"Se mi avessi detto dove stiamo andando invece di tenermi gli occhi chiusi e farmi andare a sbattere ovunque, non mi lamenterei affatto. Ahi!" Sarà come minimo la decima volta che sbatto il piede contro qualcosa di non identificato.
So solo che è da un po' di tempo che camminiamo, saliamo strette scalinate in ferro, tentando di evitare chissà quali cose poste ad altezza della mia testa e che rendono complicato - più a Blake che a me - il passaggio.

"Siamo arrivati,lagna." Mi toglie la mano dagli occhi permettendomi la visuale sul posto.

Non riesco a capire bene dove siamo. Il posto è quasi completamente al buio e non riesco a distinguere nulla molto chiaramente.
"È tutto buio qui." Gli faccio notare.

Lo vedo alzare gli occhi al cielo prima di rispondermi. "Aspetta un minuto."

Qualche secondo più tardi una luce in lontananza si accende aumentando sempre di più il suo raggio. Riesco a distinguere un pavimento di parquet piuttosto ampio circondato da delle grosse e pesanti tende bordeaux. Un palco? Guardando meglio effettivamente si riescono a vedere anche le poltroncine della prima fila.

Mi volto verso Blake. Che mi sta reggendo per la vita. Finalmente riesco anche a vedere dove siamo: siamo in piedi su una sottospecie di 'ponte sospeso' in ferro, come quelli che si vedono nei film e che, sinceramente, credevo non esistessero nemmeno.
"Ma che ci facciamo qui?"

"Shh, ascolta." Sussurra.

Torno a voltarmi che ora sta aprendo lentamente il sipario e resto in attesa per qualche minuto, ma non succede nulla.
Proprio quando sto per chiedere di nuovo a Blake che intenzioni abbia, una voce fende il silenzio.

"Sono tanto infelice." Una ragazza probabilmente con un paio d'anni in meno di me era in piedi sulla destra del palco con in mano un libro. Non sembra che stia recitando, sembra invece piuttosto intenzionata a dar voce al libro.

"Tutto questo non ti fa bene." Un altro ragazzo, alto e magro era dalla parte opposta alla sua. Anche lui teneva in mano lo stesso libro.

"Ma che..?"

"Shh, Jayden ascolta e basta."

Mi volto nuovamente verso il palco e faccio ciò che mi dice.

"Mi aspettavo più comprensione da parte tua." Continuò la ragazza.

"Non puoi passare la vita seduta nella nursery a piangere. Tutti muoiono, prima o poi. E gli altri devono continuare a vivere." Più continuano a parlare più la situazione si fa intensa come se pensassero davvero quello che stanno leggendo, queste frasi che mi sembrano così familiari.

"Ma io non voglio. Che ragione ho per vivere?"

"Non essere così patetica, Lizzie... non è nel tuo carattere."

"Non dovresti parlarmi così."

"Non dirmi cosa posso o non posso fare!"

"Lasciami stare!"

"C'è già troppa gente che ti lascia stare."

E di colpo ricordo dove ho già sentito queste parole. "Sapevi che opera avrebbero letto oggi?" Sussurro.

"No, perché?"

"Perché sembra proprio...azzeccata." Torno ad ascoltare ancora qualche frase ma successivamente mi ricordo di una cosa. "L'antagonista di questa storia si chiama Jay. Sei proprio sicuro di non averlo fatto apposta?" Alzo un sopracciglio.

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