Capitolo 5

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Il sabato Phil lavora al bar, così decisi di gironzolare nei dintorni. Comprai un maglione giallo (il mio colore preferito) e mi misi a disegnare seduta ad uno dei tavoli dopo aver ordinato un caffé. Stavo quasi per mettermi a colorare il mio scorcio quando sentii una conversazione tra mio fratello e qualcun altro.
-Bianca Drake è ancora qui?
-Perché dovrei dirtelo?- rispose Phil acido.
-L'ho vista entrare, quindi dovrebbe essere qui.
-E chi saresti, una specie di stalker? Partecipi a uno di quei gruppi in cui la gente è fissata con le serie tv o roba del genere?
-Voglio solo vedere Bianca- rispose il tizio al bancone, al limite della sopportazione -Preferirei non mettermi a discutere: non sono molto cortese quando mi arrabbio.
-Vuoi le botte, allora? Va bene- rispose mio fratello, facendo il giro del bancone e alzandosi le maniche.
Scattai in piedi prima che le cose si mettessero male e mi piazzai in mezzo a loro due.
-Fermi tutti- ordinai. Phil mi guardò.
-Bianca, stai attenta, questo tipo non mi convince.
-Tranquillo, ci penso io- dissi risoluta, rivolgendomi poi all'altro ragazzo.
In quel momento mi accorsi di un dettaglio che prima non avevo notato: quegli occhi viola, i capelli corvini, quello sguardo fisso...
-Tu- ringhiai. Lui continuò a fissarmi, imperterrito. Mi guardai intorno.
-Meglio risolverla fuori, che ne dici?- dissi, vedendo che i clienti cominciavano ad incuriosirsi.
Il ragazzo annuì e mi fece strada verso la porta. Come se non passassi ogni momento libero in questo posto, pensai stizzita. Una volta fuori, finalmente lo attaccai.
-Si può sapere che accidenti vuoi da me? Prima mi incontri a scuola, poi ti metti a seguirmi? Scommetto- gli puntai il dito contro -Che c'eri tu fuori da casa mia, vero? Sapevo che qualcuno mi stava osservando.
Lui annuì di nuovo, quasi annoiato.
-Cos'è, non sai neanche più come si parli, ora?
Prima che potesse rispondere, si sentì un boato dall'interno del bar. Mi voltai e vidi che era scoppiato un incendio e che la gente si stava appiattendo verso la parete opposta. Corsi verso Phil.
-E' grave?- gli gridai per sovrastare le urla.
-No, è ridotto solo a quell'angolo.
Mi voltai dove mi stava indicando e vidi che era solo il mio tavolo ad andare a fuoco. Corsi a prendere il mio disegno: era un po' annerito, ma ancora salvabile. Alzai lo sguardo e vidi che le fiamme formavano sulla parete la scritta:
GUARDATI LE SPALLE, BIANCA DRAKE
Per la prima volta in vita mia ebbi paura. Tanta paura. Cominciai a tremare e qualcuno mi mise un braccio intorno alle spalle.
-Mi dispiace.
Appena mi accorsi di chi fosse, lo spinsi via con una tale forza da farmi quasi paura.
-Si può sapere che problema hai?!?- gli gridai.
Lui avanzò di poco. -Sono un poliziotto, posso fare luce su questa cosa.
-E che diavolo mi rappresenta?! Adesso vorresti farmi credere che tu sia il buono e che ci sia qualcuno che mi dà la caccia? Se fossi stato davvero un poliziotto, avresti dovuto dirlo prima!
-Ci ho provato, ma non ne ho avuto l'occasione!
Incrociai le braccia.
-Dimmi solo perché dovrei fidarmi di te.
A quel punto, lui fece una cosa che non mi sarei mai aspettata.
-La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni- disse con calma -Andava tutto bene.
Le braccia mi ricaddero sui fianchi. Incredibile.
-Lo sai cos'è successo il 13 ottobre del 1995, non è vero?
Mi si gelò il sangue.
-No, non è possibile. Tu sei...- balbettai.
Mi si oscurò la vista. Ebbi solo il tempo di sentire Phil gridare il mio nome prima che tutto si fece buio.

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