La pietra dei ricordi

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Erano passati quasi cinque giorni dall'incontro con Alyssa e Michael non faceva altro che pensare a lei e a quella strana pietra. Anche quel sabato mattina si svegliò con una calma eccessiva e poco prima delle undici, si recò in cucina per fare colazione. Andava matto per la cioccolata ed era solito, di tanto in tanto, mescolarla sciolta insieme ad una modesta tazza di latte caldo. Col cucchiaino, continuava a mescolare, assorto da mille pensieri che gli sfrecciavano in testa, quando tornando a pensare alla forma di quella pietra, un flashback lo fece tornare indietro con la mente...

"Nonno andiamo a giocare fuori?" domandò il piccolo Michael.

"Quanto vorrei nipote... con questo freddo non posso uscire e d'altronde neanche tu... è incredibile come si assomiglino vecchi e bambini, non trovi?"

Michael lo guardava, senza aprir bocca, mentre lui lo sollevò e lo fece sedere sulle sue ginocchia.

"Ora ti faccio vedere una cosa Michael"

L'anziano si mise a sfogliare le pagine di un vecchio diario e, quando arrivò a quella che stava cercando, staccò con delicatezza la fotografia incollata con un leggero strato di colla:

"Guarda Michael... vedi questo stupendo minerale?"

Il piccolo Michael annuì:

"Bene... devi sapere che il mio lavoro di minerologo mi portò in tantissimi posti in giro per il mondo ma mai sono riuscito a capire cosa fosse questo strano esemplare" disse il nonno sospirando. "Ormai sono troppo vecchio per cominciare una nuova avventura... lo scoprirai tu per me?"

"Michael! Ti decidi o no a bere quel latte? E' da mezz'ora che fai girare il cucchiaio a vuoto!"

Il ragazzo tornò subito in se e senza neanche pensarci, si alzò di scatto dalla sedia rispondendo a sua madre:

"Non ho fame, sono in camera mia a studiare" corse su per le scale ed arrivò nel vecchio ufficio del nonno.

Tutto all'interno di quella stanza era sistemato con straordinario ordine: gli scaffali con i libri perfettamente impilati, gli oggetti di decoro sulla scrivania e il parquet talmente tanto lucido da sembrare appena verniciato; tutto sembrava essere come quando suo nonno entrò in quell'ufficio per l'ultima volta.

Cominciò a frugare fra i mille cassetti nascosti all'interno della libreria e della scrivania, quando dopo un'estenuante ora di ricerca, rovistando in ogni angolo della stanza, trovò quello che stava cercando: lo stesso diario che gli mostrò suo nonno in quel brevissimo ma intenso flashback.

Gioioso, esclamò:

"Eccolo finalmente!"

Con rapidità, cominciò a sfogliare le pagine, fino a quando apparve la famosa fotografia: non credeva ai suoi occhi.

Prese la lente d'ingrandimento che aveva trovato durante la sua sfrenata ricerca nei cassetti della scrivania e la usò per scrutare attentamente la pietra raffigurata.

Ormai ne era certo. La pietra che avevano trovato era identica a quella nella fotografia. Un brivido attraversò il suo corpo, poggiò la lente sulla scrivania e si sedette sulla vecchia sedia del nonno, tirando fuori il cellulare dalla tasca per chiamare Alyssa. Lo portò all'orecchio lentamente aspettando la risposta: quei secondi sembravano essere eterni.

Il telefono emise un leggero brusio, poi qualcuno parlò:

"Ciao Michael! Come stai? Hai bisogno di qualcosa?" domandò Alyssa.

"Ciao! Bene grazie, volevo parlarti... possiamo vederci alla cascata del "The Loch" a Central Park verso... le nove di domani mattina?" ribadì lui.

"Certo, non ho compiti fortunatamente" disse accennando una sottile risata. "A domani!" concluse Alyssa riattaccando.

Ogni volta che Michael sentiva quella risata sembrava sciogliersi.

***

La sera non tardò ad arrivare, più veloce che mai: in pochi minuti, i lampioni delle strade si accesero fulmineamente mentre le ultime ombre del giorno svanivano con rapidità.

Erano le sette di sera quando Michael si mise il suo cappotto grigio scuro per uscire di casa. Era solito andare nella pizzeria da asporto vicino casa per poi tornare con due grossi tranci fumanti di pizza al salamino piccante, appena sfornati. In quelle sere non doveva neanche suonare il campanello prima che qualcuno aprisse la porta, dato che sua madre lasciava sistematicamente la finestra aperta per sentirlo arrivare ed una volta finito di cenare, saliva con calma le scale per arrivare in camera sua e accendere il suo laptop. Era quasi diventato un gesto automatico aprire Facebook prima di tutto il resto e mandare qualche messaggio a Paul per poi chiuderlo dopo una ventina di minuti.

L'ultimo gesto prima di andare a dormire, era quello di spegnere tutte le luci di casa per poi rimboccarsi le coperte ed aspettare che il silenzio della notte, lo trascinasse nel mondo dei sogni. Quella volta però, era come se i sogni non volessero farsi vedere, nemmeno lontanamente. Di tanto in tanto, senza volerlo, i suoi pensieri tornavano a soffermarsi su quella pietra, tanto da alzarsi dal letto, tirarla fuori dal cappotto e continuare a guardarla emettere quei meravigliosi bagliori di luce. Si affacciò alla finestra con la gemma fra le mani, scrutando attentamente il limpido cielo stellato. Dopo un po', abbassò lo sguardo in direzione del viale sottostante: una giovane coppia mano nella mano passeggiava tranquillamente verso un piccolo chiosco e solo dopo il loro passaggio notò che il lampione dal lato opposto della via, continuava a spegnersi e a riaccendersi, quasi come la persistente intermittenza delle minuscole lampadine natalizie che accerchiano l'albero.

Non prestò molta attenzione però e tornò a distendersi: stavolta, chiuse gli occhi e di colpo, cadde in un sonno profondissimo.

Iram | Il segreto di ArthurDove le storie prendono vita. Scoprilo ora