Meta

29 1 1
                                    


Mercoledì 13 Maggio. Era il grande giorno.

Quando Michael aprì la porta d'ingresso, un lieve venticello gli accarezzò il viso. In un attimo, il suo sguardo si indirizzò verso alcune foglie addossate sul lato opposto del marciapiede, che trasportate dalla brezza primaverile, sembravano danzare. Emily chiuse a chiave la porta e si avviò verso la macchina posteggiata qualche isolato più avanti, Michael invece rimase lì, immobile, a fissare attentamente l'ingresso prima di seguirla a passo spedito.

Il tempo scorreva veloce e l'aeroporto si faceva sempre più vicino.

Pur avendo il terrore dell'aereo, Michael salutò affettuosamente sua madre e salì con tranquillità la rampa di scalini, seguendo a passo spedito tutto il resto del gruppo. Paul si era seduto vicino a lui. Passarono le prime ore di volo a giocare a carte e a scambiare due chiacchere a proposito del litigio fra Annie e Frank. Spesso e volentieri però, Michael si girava in direzione del finestrino per guardare all'esterno: dal cielo terso di un azzurro intenso, si scorgeva sporadicamente qualche soffice nuvola, come a rappresentare una goffa figura.

Nonostante l'intensa luce che colpiva i suoi occhi, dopo pochi minuti, Michael appoggiò la testa sul vetro del finestrino e, senza neanche accorgersene, si addormentò.

"Sveglia!" esclamò Daisy sbucando improvvisamente dal poggia testa davanti al suo sedile.

"Dai Daisy... non rompere" disse con tono assonnato Michael.

"Mi sarò addormentato si e no... un'ora fa"

Daisy scoppiò in una solenne risata.

"Dai un'occhiata fuori!" concluse lei.

Michael strizzò gli occhi e diede uno sguardo fugace all'esterno. Non era più il cielo a sovrastare il paesaggio, ma la terra: stavano per atterrare. Vaste distese aride predominavano il territorio mentre in lontananza, si riuscivano ad intravedere delle piccole abitazioni. Il carrello dell'aereo si aprì lentamente e in un paio di minuti toccarono terra.

L'ostello in cui alloggiavano era distante poco meno di un chilometro dal piccolo areoporto mentre la Caverna dello Spirito era praticamente attiguo ad esso. Scesi dal piccolo autobus, Michael prese il suo bagaglio e si avviò verso la sua stanza, la trentaquattro, sempre in compagnia di Paul, che alloggiava in quella affianco. Ebbero a disposizione pochi minuti per depositare i loro bagagli nelle loro camere per poi recarsi al piano terra nella sala da pranzo. La porta in vetro della sala rendeva già visibile l'interno; Paul si accinse ad aprirla. Appena entrarono rimasero a bocca aperta: al centro della stanza vi era collocato un grande tavolo con svariate portate luculliane e tutt'intorno tavoli circolari, che in gran parte erano già stati occupati dagli studenti. Nonostante il caos che regnava nella sala, Michael riuscì ad intravedere Annie che era seduta a poca distanza da loro:

"Eccoti! Ti stavamo cercando!" esclamò Paul.

Annie sorrise e disse:

"Vi stavo tenendo il posto, sedetevi!"

Mentre Paul afferrava la sedia Michael esclamò:

"Vado io a prendere da mangiare! Entrando non ho potuto fare a meno di notare degli hamburgers... che ne dite?"

"Per me va bene" rispose Paul.

Michael si rivolse verso Annie che annuì sorridendo e si diresse verso il buffet. A poca distanza da esso, erano seduti il professor Harvey e la professoressa Johnson e con le portate in mano, si avvicinò a loro.

"Buongiorno signor Harvey!"

Il professore riconobbe immediatamente la voce di Michael e dato il suo astigmatismo, si mise in fretta gli occhialini.

"Buongiorno a lei Bloomwood! Ha bisogno di qualcosa?"

"Solo un'informazione... a che ora è prevista la partenza dall'ostello?" domandò lui.

Harvey afferrò la sua minuscola agenda dall'interno del suo taschino e cominciò a sfogliare le pagine:

"Tre e mezza" disse lui. "Buon appetito Michael"

"Grazie, anche a lei professore" concluse il ragazzo avviandosi a passo spedito verso i suoi compagni.

"Ecco qua!" esclamò Michael porgendo i piatti ai due. "Ho parlato con il professore e mi ha detto che la partenza è prevista per le tre e mezza perciò ci conviene fare in fretta" concluse mentre si accingeva a dare un morso al suo sandwich.

Alle tre in punto erano già tutti fuori dall'ostello, pronti per la partenza. A gruppi si dirigevano verso i propri insegnanti per incamminarsi verso la misteriosa meta. L'aria afosa rendeva il cammino più faticoso ma il fascino del paesaggio catturava totalmente la loro attenzione. Ciò che ti rimaneva più impresso di quel luogo erano gli enormi massi attigui a piccole colline e l'acceso verde dei cactus che predominavano l'arido paesaggio. Si scorgevano, nelle fessure tra le rocce, piccoli ciuffi d'erba di un verde sgargiante e qualche piccolo rettile sbucare fugacemente. Le gigantesche montagne dinanzi a loro davano al gruppo la sensazione di essere come minuscoli insetti in uno spazio infinito mentre gli alberi quasi interamente coperti da un fitto manto di foglie, sparsi qua e là, spezzavano l'aridità del paesaggio. I colori, caldi ed intensi, ammaliavano i loro sguardi quasi come osservare un'opera d'arte con i suoi giochi di luce.

Man mano, il gruppo, si avvicinava sempre di più alla meta.

Iram | Il segreto di ArthurDove le storie prendono vita. Scoprilo ora