6

27 3 0
                                    

Non è stato facile affrontare la perdita di mio zio Max...non che l'abbia superata tutt'oggi, ma quella notte persi completamente me stesso. Buana parte del mio cuore è morto insieme ai miei genitori. Ma la parte restante, quella pura che racchiudeva la gioia, l'ingenuità e la spensieratezza di un bambino è stata persa per sempre, con la sua morte. Rappresentava tutto quello che volevo diventare. L'incidente non è stato brutale, affatto. Era stato un semplice tamponamento ad una velocità minima, ma evidentemente abbastanza mortale da togliermi l'unico uomo importante che rimaneva nella mia vita. Lo trovavo illogico, inammissibile, pazzesco come un uomo così forte fosse morto in un incidente così stupido. Ho visto con i miei stessi occhi cosa era capace di fare con la sua sola forza. Ma in quel momento era l'unica cosa che pensavo. Una volta mi disse <<I Wilkinson vivono il dolore e l'amore ad un livello che neanche Dante seppe raggiungerlo>> e quella notte sentì il dolore puro. Gridai, disperatamente continuai a gridare...con la consapevolezza che neanche quella notte Dio, avrebbe ascoltato le mie pene. Ma la mia rabbia cresceva, la mia lucidità si spegneva...divenni completamente cieco. Non distinguevo né il male, né il bene. Scappai da quell'ospedale piu' velocemente possibile, credendo che allontanandomi dalla ragione del mio stesso dolore, l'avrebbe affievolito.Ma non fu così. Piu' correvo, piu' mi allontanavo, il dolore aumentava. Ero così smarrito, che non mi accorgevo neanche delle persone che strattonavo, o con la furia della mia corsa gettavo a terra. Finché Andrea non mi fermò gettandosi su di me a peso morto. Mi racconta tutt'ora che si pentì di avermi fermato. Quando mi voltai gli sorrisi come il diavolo, il color ghiaccio dei miei occhi vennero coperti da un'intenso nero...non ero piu' io. Gli risposi senza mai finire...piu' continuavo, piu' mi dissetavo. Forse quello che gli faceva piu' paura era vedere il mio sorriso mentre lo uccidevo. Fino a quando, a malapena, mi sussurrò <<Basta Wilkinson!>> E da lì, piano piano, riacquistai la vista, vedendo finalmente il demone che ero. Mi gettai a terra, sfinito dal dolore. Ma nonostante gli stessi quasi togliendo la vita ad Andrea, questo non gli impedì di aiutarmi. <<Wilkinson calmati>> mi sussurrò ancora. Ma le sue parole mi pietrificarono all'istante...dopo tanto tempo, ebbi di nuovo paura. Nessuna anima viva sapeva la mia vera identità, su chi fossi veramente. Dopo la morte dei miei genitori, mio zio si occupò personalmente nel crearmi una nuova identità, come promessa fatta a mio padre. Con le sole forze rimaste, lo aggredì nuovamente <<E tu chi diavolo saresti?!>> mai mi dimenticherò quel sorriso divertito che mi fece quando cercò di rispondermi <<Tra demoni...la voce si sparge>>

All'inizio non capì che cosa volesse dire...forse perché il dolore della perdita di mio zio continuava a consumarmi, a massacrarmi...fino a sfracellare ogni osso del mio corpo, ma Andrea questo l'aveva capito. Mi guardava con gli occhi di chi già conosceva quel dolore, e non mi sentì mai così vicino ad una persona da quel momento quando notai quello sguardo. <<Sfogati!>> mi continuava ad urlare <<Liberati!>> mi disse, mentre ero intento a distruggere qualsiasi cosa avessi davanti <<Wilkinson, piangi!>> ci provai, ma non ci riuscì...<<URLA!>> ma questa volta si. E urlai, urlai così forte...che ogni rumore circostante sparì.

era finito, il dolore era...finito

e distrutto mi abbandonai a terra.
In quel momento pensai che chiunque abbia avuto mai un dolore simile sa bene, che a un certo momento si arriva a una specie di tranquilla malinconia, una sorta di calma, quasi la certezza che non succederà più nulla.

...forse

Lasciate qualche commento, ho davvero il grande desiderio di sapere cosa ne pensiate! un bacio xoxo.

Credevo nella speranzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora