Quando il sole sorse il giorno seguente, tutto era pronto. Ovviamente non ancora il mio piano, ma speravo che l'avrei formulato istintivamente al momento.
Indossai la nera sottoveste di raso, lunga fino alle caviglie, il corpetto e sopra il vestito celeste a maniche lunghe con merletti e pizzo bianchi.
Quasi dimenticavo l'elemento fondamentale di tutta la maschera: la collana d'argento che aveva come pendente un cerchio al cui interno vi era una stella a cinque punte rivolta verso l'alto. Era stato di mio padre, per cui lo conservavo con grande gelosia. Il ciondolo era molto particolare, forgiato con argento, ferro, verbena e screziature di ametista. Tutti elementi che respingevano o segnavano il maligno ed era per questo non solo un segno distintivo delle streghe ma anche di grande utilità.
La mia natura mi permetteva di indossarlo, ma non a contatto con la pelle. Se questo fosse accaduto per un tempo prolungato, la mia pelle avrebbe iniziato ad arrossarsi fino a bruciare e avrebbe rivelato quello che ero davvero.
Feci scorrere il ciondolo sulla veste e mi ammirai allo specchio.
"Perfetta" pensai, perché era vero, sembravo senza alcun dubbio una strega e nulla di più.
Ora dovevo solo pregare che nulla mi tradisse e tentare di essere il più naturale possibile.
Quando fui di fronte alla porta d'ingresso l'ansia mi gonfiò il petto. Tutto poteva andare storto. Ripensai alla figura fuori casa che pensando di non essere scorta ci aveva osservato silenziosa.
E se il suo scopo fosse stato quello di rivelare al Consultorium chi ero? E se lo scopo di questo consiglio fosse proprio catturare me? Forse non sarei dovuta andare. Forse dovevo solo rientrare in casa, fare i bagagli e cambiare città, come avevo fatto ormai troppo spesso nella mia vita.
Scossi il capo. No, non mi sarei tirata indietro. In più se i miei pensieri fossero solo frutto dei miei timori, tutti gli stregoni avrebbero dubitato della mia integrità e mi avrebbero dato la caccia. No, sarei andata e avrei affrontato qualunque cosa potesse succedere. Poi dovevo scoprire chi era entrato in casa mia e non avrei lasciato correre. Mai. La minaccia doveva essere eliminata.
Con questa convinzione presi l'ombrello in pizzo bianco, per ripararmi dai flebili raggi del sole invernale e uscii.
Abe mi aspettava riverente di fronte alla porta aperta della carrozza. I cavalli fremevano per partire e a quel punto anche io.
Era ora di andare nel centro della città di Tawin.Abraam fermò il mezzo di fronte al Concordium. Aprì la porta e fece una riverenza.
Rimasi estasiata dalla monumentalitá dell'edificio pallido che mi trovai davanti. Un enorme scalinata in marmo portava ad un ingresso porticato, con doppia fila di colonne ioniche alte almeno una ventina di metri, forse più. Il fregio del timpano, che riuscivo a scorgere nonostante l'altezza, raffigurava uno scontro epico tra bene e male, tra demoni e stregoni. I demoni avevano sembianze mostruose, alcune erano ibride e all'apparenza più orribile delle altre.
Mi osservai intorno a disagio.
Il caos della città mi risultava fastidioso. Gente che passeggiava, un ragazzino che urlava annunciando articoli di prima pagina del giornale della città, chiacchiere in ogni dove, nitriti di cavalli e il loro scalpiccio sulla terra battuta. Di certo mi sarebbe venuto un gran mal di testa.
Aprii l'ombrello, come da costume, e iniziai a salire i gradini. Notai che parecchia altra gente, tutta ben vestita e di alto borgo seguiva il mio percorso. Mi sembravano tutti uguali, tutti con gli stessi atteggiamenti altezzosi e leziosi.
Tentai di imitarli. Le cose erano un po' cambiate dall'ultima volta che mi ero trovata in una simile situazione, dovevo ambientarmi velocemente.
Presto notai anche un altro particolare. Diversi avevano anche un animale che li seguiva. Erano tipi di animali diversi, ma tutti ubbidienti e guardinghi.
"Famigli" pensai. Questo poteva essere un problema. Essi sono un ulteriore mezzo di difesa del rango più alto, della cerchia ristretta. Sono amuleti, servitori, ma anche l'animale interiore dello stregone che lo possiede. Il legame tra i due é molto intimo e forte, quasi l'animale fosse un estensione del loro corpo. Non ne avevo mai avuto uno. In quanto Witcam non avevo mai rischiato un abluzione naturale, ovvero la creazione di un famiglio, perché non sapevo cosa sarebbe potuto accadere.
Con la coda dell'occhio si poteva scorgere un legame dall'aspetto fumoso che aveva il colore dell'aura di chi lo possedeva.
Tenendo quelle sotto sorveglianza finsi non curanza, come se per me scorgere così tanti famigli fosse naturale.
L'ingresso tripartito era altrettanto monumentale. Sotto l'arco ci sarebbe potuto passare un drago a testa alta. Gli immensi portoni in ferro battuto con fregi della creazione dell'universo e dell'ordine naturale erano spalancate.
A me sembrava la grossa bocca di una bestia enorme pronta ad ingoiarmi.
Deglutiti,chiusi l'ombrellino ed entrai. Dentro la gente si muoveva in tutte le direzioni e tutte con velocità differenti. Nessuna indicazione era in vista.
Dove sarei dovuto andare?
-Miss White?- mi chiamò una voce alle mie spalle. Quando mi volsi mi trovai di fronte ad un volto famigliare. Occhi ambrati, capelli castani e mascella squadrata.
-Mr Walker- dissi contro voglia -è un piacere vedervi-. In parte ero sincera.
-Può chiamarmi Seneca, siete splendente oggi- esordì raggiante. Gli sorrisi di rimando senza rispondergli. Non desideravo questo tipo di intimità ci lui.
-Temevo che non sareste venuta neanche questa volta-.
-Come avrei mai potuto?-. Sono sicura che lui sapesse cosa stava succedendo e che mi avrebbe vista questa volta. D'altronde lui era il successore di Edgar Brown, il grande magisto.
-Se permettete vi accompagno alla sala del consiglio- disse sorridente indicando elegantemente la direzione da seguire.
-La ringrazio Mr Walker- notai una smorfia sul suo viso, sentendo ancora il nomignolo formale e fui compiaciuta di ciò.
Seneca mi porse il braccio e fui sorpresa ad accettarlo di buon grado. Fece strada e notai che la giacca esageratamente elegante che indossava gli metteva in risalto le spalle.
-Mi racconti, la sua giornata è iniziata in modo gradevole?-.
Non potevo certo dire che era sarebbe stato mille volte meglio essere da tutt'altra parte, anche per una passeggiata nei bassi fondi, che trovarmi al suo fianco in quel edificio di eccessiva pomposità.
-Sufficientemente e la sua?-
-Non particolarmente, sono dovuto intervenire in una lite diplomatica all'alba, ma grazie a voi ora va molto meglio- mi sorrise.
Ricambiai non curante. Le sue attenzioni erano eccessive e a volte era addirittura invadente. Per il momento, probabilmente perché ci trovavamo sul suo luogo di lavoro, era abbastanza contenuto, ma comunque fastidioso.
Lunghi corridoi di legno bianco si susseguivano sotto il mio sguardo, mentre porte di legno finemente decorate e con targhette dorate si susseguivano con ordine e a brevi intervalli.
-Qualche giorno fa sono passato alla vostra villa, avrei tanto voluto vedervi, ma la vostra governate mi ha avvisato che eravate andata a cavallo, spero non vi sia dispiaciuto che abbia lasciato una lettera così importante alla sua domestica- sembrò seriamente preoccupato.
"Molto meglio così" pensai, ma nella società aristocratica il suo gesto poteva essere considerato scortese. Questo dimostrava quanto Seneca poco mi conoscesse.
-Non si preoccupi, Janette è molto ligia al lavoro-.
Per qualche istante successivo calo tra noi il silenzio, mentre il caos nell'edificio continuava incessante.
-Oh cielo!- disse bloccandosi all'improvviso.
-Che succede?- chiesi sgranando gli occhi per la sorpresa.
-Non so dove abbia dimenticato la galanteria, mi passi pure il suo ombrellino Miss White- e mi porse la mano.
Ecco un'altra cosa che non sopportavo del mondo aristocratico. Credevano che noi donne fossimo l'anello debole, non ci era permesso lavorare se non per poche eccezioni all'interno del consiglio. Cioè secondo loro non eravamo sufficientemente forti da portare un ombrellino leggero come una piuma! Era inconcepibile ai miei occhi.
-Non è necessario- tentai, ma invano.
-È un piacere per me- visto che non mi muovevo si affrettò ad aggiungere: -non potrei mai più guardarmi allo specchio se non vi privassi di quel peso-.
"Scherziamo?!" pensai scettica, ma di mala voglia e senza timore di esprimere il mio disappunto glielo consegnai. Lui sembrò fiero di se stesso e riprese il cammino.
Quanto era ancora lontana la sala? Dopo un breve silenzio Seneca riprese.
-Spero non si sia offesa per la mia mancanza-
-Si figuri, ci vuole ben altro per offendermi- dissi continuando a guardare di fronte a me.
-Ne sono lieto e in futuro, per quanto possa suonare strano, desidererei conoscere meglio ciò che potrebbe offenderla...o farla sorridere- si affrettò ad aggiungere insicuro delle sue parole.
Sospirai senza rispondere. Era meglio lasciare correre e soprattutto non dargli false speranze.
Arrivammo di fronte ad un grosso portone di legno con due guardie immobili ai suoi lati. Sulle loro divise distinsi chiaramente lo stemma reale, raffigurante un drago domato e lo stemma del Consultorium, la stessa stella a cinque punte che ora mi pendeva sul petto.
-Arrivati- mi sussurrò all'orecchio, mentre le guardie si apprestavano ad aprire l'ingresso. Quell'intimità mi sarebbe sembrata eccessiva se non fossi rimasta estasiata da ciò che mi trovai di fronte.
Si spalancò di fronte a me un auditorium immenso affollato di gente immersa nei propri discorsi. I soffitti decorati con affreschi con ogni varietà di colori e con immagini di trionfo dei maghi così monumentali e bellissimi da lasciarmi senza fiato. Al centro un enorme soffitto a volta, c'era un lampadario d'oro da cui pendevano gocce brillanti, sicuramente diamanti. Sulle gradinate non c'erano banchi come avevo visto nell'Università della città anni prima, ma scrivanie intagliate e rifinite d'oro, con lampade ricche di ghirigori, targhette dorate con i nomi dei partecipanti, penne e calamai. Le sedie erano così articolate e sfarzose da sembrare dei veri e propri troni.
Quanta sfarzosità c'era in quella stanza. Quanti avidi erano gli stregoni del consiglio. Se solo si fossero privati di una piccola parte di tutto quel lusso, si sarebbe impedito il dilagarsi della povertà e della morte.
Non mi accorsi che mentre io ero così terribilmente assorta da quello splendore, Seneca mi aveva avvicinata ad un gruppo di uomini che chiacchierava in mezzo alla sala.
-Miss White, sono felice di presentarle il Grande Magisto Edgar Brown-. Un uomo sulla cinquantina, mi porse la mano con fare affabile. L'accettai, sfoderando il sorriso più grosso di cui fui in grado. Nella sua stretta notai tutta la sua forza e lessi in esso una minaccia. I suoi occhi lo confermarono, nonostante il suo sorriso dicesse il contrario.
-Zio, le presento Miss Haven White-.
-È un piacere conoscerla finalmente, mio nipote parla spesso di voi-. Vidi Seneca arrossire, ma non disse nulla.
-Piacere mio, mi dispiace aver rimandato così a lungo il nostro incontro-.
-Questo mi pone a chiedermi perché- disse subdolo. Notai le rughe intorno agli occhi azzurri del Grande Magisto e sulla fronte dove ricadevano capelli argentei tenuti con cura.
-Problemi di salute, signore, purtroppo temo di esserne incline-. Sperai che la menzogna funzionasse, come era stato fino a quel momento, ma non avevo mai dovuto convincere lui.
-Anche questo mi è stato riferito- disse annuendo.
-Allora viene da chiedersi come mai mi abbia posto questa domanda- dissi sfidandolo. Dopo un breve istante di silenzio Edgar scoppiò in una risata.
-Mi piace questa ragazza- disse rivolto ai suoi compagni -a proprio un bel caratterino-.
Mi sentii punta nel vivo e mi indispettii, ma ebbi buona coscienza di rimanere in silenzio. Alle sue spalle giunse un valletto, che sussurro qualcosa all'orecchio di Edgar facendolo tornare serio immediatamente. L'uomo sbuffò infastidito e con gesto secco allontanò il servo.
-Mi spiace di non avere tempo per conoscerla meglio, Miss White, ma temo che sia giunta l'ora di cominciare-.
-Non si preoccupi, Mr Brown-
-Tuttavia gradirei vederla finito il consiglio, abbiamo alcune cose di cui parlare-. Detto questo se ne andò, uscendo proprio dall'auditorium. Feci un respiro profondo mentre l'angoscia mi cresceva nel petto. E se...no non poteva essere, ero stata attenta, ma allora perché? Sarei stata costretta a prolungare la mia agonia.
-Prego- mi disse Seneca, indicandomi il mio posto. Ero sul terzo gradino, in posizione abbastanza centrale.
-Io sarò laggiù- disse indicando un posto in prima fila esattamente di fronte al grande palco su cui vi era il "trono", di maggiore magnificenza.
-Mi spiace di essere così lontano da voi, non potrò esservi molto d'aiuto-.
-Starò benone-. Seneca mi strinse il braccio con fare affettuoso e dopo aver posato il mio ombrellino nell'apposito cestello si diresse al suo posto.
Sospirai sedendomi sulla sedia foderata di velluto azzurro. Osservai il mio nome sulla targhetta sulla scrivania. Sarei stata più orgogliosa di ciò se avesse potuto essere il mio vero nome inciso lì sopra.
-Miss White?- chiese una voce di fianco a me. Occhi azzurri così chiari da apparire di ghiaccio mi fissavano.
-È un piacere fare finalmente la sua conoscenza!- l'uomo mi porse la mano grande e robusta -Io sono Wendrake Cross stregone di settimo livello- il sorriso bianco gli illuminò il viso squadrato.
-Piacere mio, sono...beh immagino che in fondo lei sappia già chi sono- dissi stringendogliela. Una leggera risata gli scosse il petto robusto avvolto nella giacca formale e fece dondolare la coda di capelli castano chiaro che portava sulla schiena.
-Mi dispiace, non volevo essere sgarbato, è che mi ha incuriosito la vostra frequente assenza ai consigli per cui mi sono informato-. Aveva un tono di voce caldo, ma con una inclinazione tagliente.
Lo guardai con aria curiosa e sembrò accorgersene.
-Sa pare che Mr Seneca Walker sia particolarmente incline alle chiacchiere quando si tratta di lei-. Arricciai il naso infastidita.
-Ma come?- mi domandò incuriosito -credevo che a voi donne piacessero i pettegolezzi-
-già quando non si tratta di noi- istintivamente gli sorrisi. Era bizzarro, non mi era mai capitato con nessuno prima d'ora. Mi convinsi che semplicemente volessi essere cordiale ed entrare nella parte.
-Sono curioso di conoscere il motivo urgente di questa riunione, e lei?- disse dopo un breve silenzio. Vidi nei suoi occhi uno scintillio pericoloso.
-Sono curiosa anche io-.
Edgar Brown si schiarì la voce e improvvisamente tutti si zittirono. Non mi ero accorta che fosse rientrato nell'auditorium.
-Signori e Signore, vorrei poter dire che è un buongiorno, ma non credo sia il caso di mentirvi. Prima di iniziare devo dare una brutta notizia arrivata pochi minuti fa-. Sentii la tensione della sala aumentare. Edgar fece una pausa ad effetto.
-Le terre del nord sono state attaccate- subito nella sala si alzarono mormorii di sorpresa e preoccupazione -non si sanno ancora i danni riportati e il numero delle vittime, ma solo che è stato su tutto il territorio, per questo il re è partito immediatamente alla volta del perenne inverno-.
Spalancai gli occhi terribilmente sorpresa. Nulla di simile era mai successo e io di esperienza ne avevo.
-Ed ecco che arriviamo al motivo di questa riunione, questo non è il primo attacco e non sarà nemmeno l'ultimo. Ce ne sono già stati tre e per preservare la pace è stato mantenuto il segreto. Ora però non è più possibile. È chiaro che sono attacchi organizzati-.
-Impossibile!- urlò un uomo dall'altra parte della sala scattando in piedi.
-I demoni non hanno questa intelligenza- scattò un altro.
Edgar li calmò con un gesto della mano.
-Sono perfettamente d'accordo con voi signori, infatti credo che siano comandati da un signore degli inferi-. La sua calma, compostezza e fermezza mi metteva i brividi, sembrava che niente potesse scalfirlo.
-Ma perché improvvisamente hanno deciso di imporre attacchi di massa?- chiese un altro uomo che mi era di fianco. Osservai Wendrake e sul suo viso serio vidi che non c'era timore, ma avrei detto eccitazione.
-Non saprei Mr Smith, stiamo ancora tentando di capire, i demoni hanno sempre avuto questa smania di conquista, ma la storia ci ha sempre insegnato che attaccano solo se arriva un nuovo leader che vuole estendere i domini sulla terra, per questo siamo fermamente convinti che ci sia un nuovo leader-.
-Per questo, ora più di prima, la nostra principale preoccupazione è proteggere la famiglia reale!-
Non resistetti.
-E anche tutto il popolo-. La posi come una affermazione. Edgar Brown mi lanciò uno sguardo che avrebbe fatto vacillare persino un Cinders, ma io lo sostenni saldamente.
-Si, Miss White è tutto il popolo, ma capisce bene che se le venisse tagliata la testa, il suo corpo non potrebbe sopravvivere, così se il re dovesse cadere cadrebbe tutto il paese-.
Sapevo che era una minaccia, ma se mi fossi azzardata a distogliere lo sguardo, gli avrei dato motivo di credere di avermi piegata al volere spocchioso di un egoista codardo di un re. Così lo fissai dritto negli occhi fino alla fine, ma questo sembrava più un invito a provare a mettere in atto la. Sua minaccia.
-Infatti- proseguì -abbiamo riscontrato un aumento considerevole di demoni e Cinders qui nella capitale, per questa ragione abbiamo deciso di iniziare fonde notturne-. Il bisbiglio si levò nuovamente.
-Nel cassetto dello scrittoio troverete una busta con la zona di vostra giurisdizione, gli orari di ronda e lo stregone o strega che diventerà vostro collega-.
Aprii il cassetto. Al suo interno una busta bianca con il mio nome mi osservava.
-Per non creare confusione vi invito ad aspettare la fine del consiglio che verrà tra poco appena dopo alcuni annunci-.
Il brusio si attenuò lasciando che il Grande Magisto continuasse.
Edgar prese un foglio e iniziò ad elencare una serie di nomi e rispettivi obblighi, cambiamenti di orari per il lavoro nel Concordium o strani eventi di cui non ne avevo mai sentito parlare.
-Bene- disse infine -concludo con l'annuncio del ballo reale che si terrà questo fine settimana nel palazzo del re, a cui tutti i membri qui presenti sono invitati a partecipare, sarà sufficiente mostrare all'ingresso il sigillo del consiglio per essere ammessi. Con questo vi congedo. Che il potere scorra sempre nelle vostre vene-.
-E lì rimanga in eterno- pronunciammo tutti insieme, concludendo con il motto del Concordium.
Il rumore aumento mentre tutto si ricomponevano, mettendo via i fogli su cui avevano abilmente preso appunti e tra le chiacchiere amichevoli si dirigevano verso l'uscita dell'auditorium.
-Ottimo intervento Miss White- disse Wendrake ritrovando il sorriso. Mi sporsi leggermente verso di lui, perché mi sentisse sopra il fracasso.
-A me non è sembrato che il Grande Magisto ne fosse entusiasta-.
-Non importa- accentuò le sue parole con un gesto della mano -non siamo qui per proteggere i benestanti, ma per vegliare su tutti-.
Gli sorrisi sincera, felice che fosse d'accordo con me.
-Mss White!- mi chiamò Seneca comparendo improvvisamente al mio fianco. Sussultai.
-Oh mi perdoni, non era mia intenzione spaventarla- con tutto quel rumore non lo avevo sentito avvicinarsi.
-Non si preoccupi- recuperai l'ombrellino e feci per andarmene ma Seneca mi bloccò.
-Mi dispiace Miss ma deve fermarsi ancora per un momento, il Grande Magisto desidera conferire con lei in privato-.
-Ora non c'è la riunione dell'Élite?- chiese Wendrake corrucciato.
-Si Mr Cross, ma a quanto sembra la signorina è convocata-. Spalancai involontariamente gli occhi per la sorpresa.
Convocata alla riunione dell'Élite? Cosa poteva significare? Sentii il serpente dell'ansia scorrermi lungo i polsi.
"Devo rimanere calma e tutto andrà per il meglio" pensai. Si forse se avessi continuato a ripetermelo sarebbe davvero finita così.
E se invece avessero saputo chi ero davvero?
-Oh che piacevole sorpresa!- esclamò il mio nuovo amico con un sorriso incoraggiante -se permette verrò con voi, d'altronde sono convocato anche io-.
Seneca sembro turbato ma non si oppose.
-Se permette- disse Wendrake porgendoti il braccio. Lo accettai volentieri. Era senza dubbio meglio che Seneca e soprattutto Mr Cross non mi considerava debole tanto da togliermi di mano l'ombrellino.
Scendemmo lungo la gradinata e ci recammo verso la stessa uscita presa dal Edgar Brown.
Una targhetta dorata e sfarzosa mi fece capire che quello era lo studio del Grande Magisto. Lo studio era pomposo tanto quanto il resto dell'edificio. Sembrava lo studio del re invece che di un suo sottoposto, non potei fare a meno di pensare che dovevano guadagnare con troppo.
Edgar era già seduto sul suo scranno, dietro una grande scrivania in mogano, su cui vi era un trespolo anch'esso in legno e lì il suo famiglio. Un gufo enorme e bellissimo, bianco sul petto e castano sulle ali e sul dorso. Nella stanza vi erano altri quattro stregoni che in silenzio attendevano.
Ma cosa? Forse me? O altri membri dell'Élite?
Sapevo con certezza che essa era formata da sette membri più il Grande Magisto.
Non appena fummo, entrati Seneca chiuse la porta e Edgar sollevò dal foglio i suoi occhi da falco e con un gesto mi fece segno di accomodarmi sull'unica sedia di fronte a lui. Obbedii un poco titubante.
-Miss White, so che la cosa ha poco preavviso, ma vorrei andare subito al sodo- disse incrociando le dita sulla scrivania.
-Di recente abbiamo perso un membro dell'Élite per colpa di un demone di livello elevato, quindi è rimasto un posto vacante-. La sua freddezza nel descrivere la morte di un suo conoscente mi fece rabbrividire.
Mi osservai attorno e notai molti occhi su di me. Mi colpirono due occhi verdi e profondi che mi guardarono con sospetto.
-E lo stareste offrendo a me?-.
Edgar ridacchiò.
-Offrendo, così sembra che lei abbia una scelta, essendo l'unico altro membro del Concordium di settimo livello è suo preciso dovere entrare a far parte della cerchia ristretta-. Mi sentii mancare.
Io? Un membro dell'Élite? Le cose non sarebbero potute peggiorare.
-Mi perdoni la franchezza, ma non è possibile che non ci sia nessun altro, insomma io non sono il candidato migliore per questo compito visto la mia salute-.
-Eppure è così Miss White, mi creda non è cosa che mi faccia piacere, lei sarebbe la prima donna nell'Élite eppure non possiamo fare a meno della sua collaborazione, è un decreto del re che i membri fino a che possibile siano sempre sette-.
Appoggiai la mano sotto il seno. Improvvisamente il corsetto mi sembrava terribilmente stretto.
-Ora se permette le chiederò qualche generalità per compilare la sua cartella-. Non osai obbiettare e annuii.
-Data di nascita?-
-21 Settembre 17...1829- dovevo stare attenta, stavo per confondermi con la mio vero anno. Per fortuna nessuno sembrò accorgersene.
-Arma prediletta?-
-Mi destreggio con qualunque arma a disposizione-. Edgar sembrò colpito, anche se per un istante e il mio petto si gonfiò di orgoglio.
-Famiglio?-. Mi mancò il respiro. Non ne avevo. Che cosa dovevo dire? Dovevo mentire? Ma avrebbe potuto chiedermi di portarlo e a quel punto cosa avrei fatto?
-Famiglio?- ripeté Edgar sollevando lo sguardo dal foglio.
-Emm- sentii terribilmente freddo eppure avrei giurato di aver iniziato a sudare -non..- mi schiarii la voce -non ne ho-.
-Come?- esordì Wendrake che era rimasto alle mie spalle per tutto il tempo. Sentii lo shock di tutti nella stanza. Involontariamente ritrovai quegli occhi verdi incorniciati da capelli corvini lunghi fino alle spalle che ora mi guardavano con stupore. Era un dovere per chiunque raggiungesse il settimo livello avere un famiglio, ma io ne ero sprovvista.
-Mi sorprende Miss White- disse incuriosito il Grande Magisto -forse non sapeva di doverne possedere uno visto il suo livello?-.
-No, ne ero a conoscenza, ma non ho mai potuto partecipare al rituale, visto che normalmente si svolgono a gruppi e con stregoni di tutto il paese in giorni prefissati-.
-Povera cara!- esordì Seneca al mio fianco -i suoi problemi di salute?-.
Avrei tanto voluto tirargli un pugno in faccia per la sua sfacciataggine, ma mi limitai ad annuire.
-Beh dovremmo rimediare- disse Edgar dal suo scranno -e subito-. Fece suonare il campanello in ottone che teneva sulla scrivania e un valletto giovane e ossuto fece in suo ingresso con una grande reverenza.
-Prepari immediatamente la grotta delle Abluzioni naturali, abbiamo bisogno di una sessione urgente- il valletto non disse nulla, fece un altro profondo inchino e se ne andò di corsa.
-Come? Ora?- chiese un giovane dalla pelle abbronzata che se ne stava comodo su una poltrona ai lati dello studio.
-Si Mr Sial, Mss White deve entrare immediatamente a far parte dell'Élite per ordine del re, quindi non si può aspettare- poi rivolgendosi a Seneca -caro nipote, accompagni la signorina nello spogliatoio femminile per le abluzioni e lei Mr Sial avvisi le chieriche di prepararla per una sessione di emergenza-.
Mr Sial si alzò, chinò il capo in direzione del Grande Magisto e uscì svogliato dalla stanza.
-Miss White spero non le dispiaccia, ma in quanto sessione straordinaria, l'Élite deve partecipare-.
Non mi fu concesso di dire nulla.
-Ora prego segua mio nipote e si prepari anima e corpo per l'abluzione naturale-. Detto questo mi congedò.
"Oh divina terra!" Non riuscivo a smettere di pensare, mentre Seneca mi guidava di nuovo lungo i corridoi.
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WITCAM
FantasyIl mio nome è Kendra e sono una Witcam, qualcosa che non deve esistere e non può. La mia vita è segreta, una menzogna e tutto sta per peggiorare.