Capitolo 5

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Quando arrivammo di fronte alla porta dello spogliatoio femminile, non avevo ancora aperto bocca.
Non riuscivo a pensare a niente che non fosse la mia morte e l'orrore per quello che avrei dovuto subire. Una parte del rituale sarebbe stata una umiliazione, e mi corrucciai ancora di più essendo consapevole che era stato così per tutti prima di me.
-Sembrate offesa- disse Seneca accarezzandomi il braccio. Io lo spostai leggermente.
-Offesa? No Mr Walker, sorpresa direi, avrei preferito che avvenisse con più tranquillità-.
-La capisco però lei deve anche capire mio zio, si trova con le mani legate dai decreti reali, sono sicuro che anche per lui sarebbe stato così-. Avevo i miei dubbi, ma di sicuro non li avrei detti a suo nipote, il quale ero sicura fosse ansioso iniziasse il rituale.
-Ora la lascio alle cure delle chieriche e alla sua preparazione, a tra poco Miss White- mi diede un bacio leggero sulle nocche e con un sorriso se ne andò.
Sospirai. Era senza dubbio un ragazzo bello e dolce, ma proprio non riuscivo a sopportarlo.
Appena entrai nella stanza subito le donne, vestite di abiti bianchi e larghi, stretti solo da una cintura dorata e con il velo a coprire loro i capelli, mi furono addosso. Mi portarono al centro della piccola stanza. All'interno c'era un appendiabiti e una piccola vasca di legno al centro. Subito iniziarono a spogliarmi, slacciando veloci bottoni e laccetti senza proferire parola. Perché la preparazione avesse luogo doveva esserci assoluto silenzio, così che la novizia potesse concentrarsi. Di norma avrei dovuto meditare per una settimana insieme agli altri adepti, ma per me era una situazione di emergenza. Avrei quindi dovuto gestirmi con il tempo che avevo.
Mi fecero immergere nella vasca e subito iniziarono a lavarmi. Ero tremendamente in imbarazzo. Sentii salire il calore alle guance. Che brutta sensazione. Era come essere inerme, schiava della situazione. Non lo ero mai stata e di sicuro non mi avrebbero obbligato ad esserlo ora. Amavo la mia indipendenza e nessuno me l'avrebbe tolta. Concentrandomi su quel pensiero mi preparai anche al futuro.
Iniziarono a massaggiarmi il corpo e a cospargermi con oli profumati. Starnutii più volte e ricevetti sguardi di rimprovero dalle chieriche. Quegli odori per il mio olfatto acuto erano eccessivamente forti.
Non seppi quanto tempo passarono a ripetere sempre gli stessi gesti perché li erano proibiti gli orologi.
Lavaggio. Massaggi. Oli. Lavaggio. Massaggi. Oli...e tutto in rigoroso silenzio. Era snervante. Quando pensai che avrei dato di matto, finalmente smisero. Mi infilarono una vestaglia bianca di seta stretta in vita da una cintura dorata e mi fecero uscire da un ingresso posteriore che dava su un cunicolo di terra battuta e la cui unica illuminazione erano torce appese alle pareti a cadenze regolari.
A quel punto avrei dovuta essere calma, in pace e in contatto con gli elementi, invece avevo un diavolo per capello.
Mi incamminai, mentre l'irritazione mi irrigidiva le membra. I piedi nudi poggiavano sul morbido e fresco terriccio, dandomi un minimo di conforto.
Cosa avrei trovato alla fine del tunnel? Sapevo come avrebbe dovuto svolgersi il rituale, ma non come sarebbe stato quando me lo sarei trovato di fronte.
Camminai lentamente e forse fu per quello che il viaggio mi sembrò infinito.
Finalmente vidi una luce maggiore rischiarare in fondo il tunnel. Presi un respiro profondo e mi diressi verso di essa.
Entrai in una grossa grotta naturale, sulla cui roccia si rifletteva la luce delle torce facendola risplendere. Al centro una vasca circolare colma di acqua cristallina sembrava invitarmi ad immergermi. Attorno ad essa erba smeralda cresceva rigogliosa. Anche se sapevo essere frutto della magia, la sua bellezza era inequivocabile.
Solo allora mi accorsi dello sguardo di sette uomini su di me. Chi sembrava curioso, chi eccitato, chi avrebbe voluto che tutto finisse al più presto. Nessuno fiatò o si azzardò a sorridere consapevoli del momento, o forse solo del mio sguardo omicida, ma i loro occhi parlavano fin troppo eloquentemente.
Avrebbero assistito all'abluzione, così come mi era stato accennato.
E poi vengono a parlarmi di pudore e etichetta! Ma per favore è solo un modo per soddisfare i loro sporchi pensieri!
Avrei tanto voluto urlare loro che per questo esistevano i bordelli con donne più disponibili di me, ma invece mantenni uno andamento superiore e uno sguardo altezzoso. Vestita di questi sentimenti mi sentii sicura e intoccabile.
Mi diressi verso la vasca, mentre gli uomini rimasero sul fondo vicino all'ingresso della grotta. Salii i freddi gradini di pietra. L'acqua tiepida accolse prima il mio piede, poi le gambe. Mi liberai della vestaglia adagiandola sugli scalini e cominciai a scendere i gradini interni fino a che l'acqua non mi arrivò ai fianchi.
Chiusi gli occhi e fui felice di notare quanto profondo e radicato fosse il legame della mia anima con la natura, poi iniziai a pronunciare il rito.
-Della terra da cui sono nata- sentii la grotta fremere appena.
-Dell'acqua che mi ha guarita- essa iniziò a ad agitarsi attorno a me.
-Dell'aria che mi ha donato il respiro- un forte vento iniziò a soffiare, avvolgendo la vasca in cui mi trovavo.
-Del fuoco che mi ha dato la forza- dalle fiaccole il fuoco crebbe a dismisura e il crepitio delle braci ruppe il silenzio.
-Io mi pongo servitrice, che il nostro legame possa essere eterno e visibile agli immortali. Mostram vinculum-.
Sentii immediatamente il corpo pesante. L'acqua iniziò il suo richiamo, costringendomi ad immergermi. Sentii il fuoco nelle vene bruciare e indolenzire ogni mio arto, tanto che avrei voluto urlare. Strinsi i denti mentre il vento mi sferzava e gridava nelle orecchie. Non riuscivo a respirare. Gli arti si contrassero come prima della trasformazione e temetti il peggio. Sentii i canini scendere per rivelare parte della mia natura, ma serrai le labbra perché non si vedessero. Mi sentivo come se mi stessero distruggendo dall'interno. Mentre bruciavo come se avessi la consunzione sentii qualcosa staccarsi da me. Non qualcosa di tangibile, ma come se un pezzo della mia anima mi fosse strappato con la forza. Un senso di vuoto mi si formò nel cuore e non trattenni più le lacrime che silenziose iniziarono a solcarmi il viso.
Poi, all'improvviso, tutto finì. Il fuoco si lasciò domare. Il vento cessò di botto. L'acqua mi lasciò libera. La terra smise di tremare.
Presi un grosso e profondo respiro. Il vuoto era sparito. Tremavo. Faticavo a rimettermi in piedi, ma appena ci riuscii mi accorsi che stringevo qualcosa di soffice e piccolo tra le braccia.
Uno splendido cucciolo di lupo grigio mi osservava con occhi grandi azzurri. Il mio famiglio. Sembrava così tenero e innocente.
Mi volsi verso il mio pubblico per mostrare loro ciò che stringevo dolcemente tra le braccia senza che lo sguardo tra me e la parte della mia anima smettesse.
Una chierica che non avevo ne visto né sentito entrare, mi corse appresso e mi riavvolse nella vestaglia.
L'Élite si avvicinò senza pudore e io istintivamente strinsi ancor più in seno la piccola creatura.
-Tranquilla- mi incoraggiò Wendrake che era già al mio fianco. Mollai appena la presa.
-Ora sei ufficialmente e a tutti gli effetti un membro della casta superiore del Concordium- esordì Seneca eccitato. Mi ricordava un bambino di fronte ad un regalo di Natale.
Edgar si avvicinò e iniziò a studiare il famiglio con fare critico. Il silenzio mi parve interminabile e l'ansia crebbe dentro di me.
E se il mio famiglio avesse dimostrato ciò che ero davvero? Quando finalmente parlò ricominciai a respirare.
-Curioso, un lupo grigio, non se ne vedono più molti di questi tempi e stranamente sembra anche sano-. Mi sentii punta sul vivo.
-Non avrebbe dovuto esserlo?- chiesi sulla difensiva -sano intendo-. Edgar aveva uno sguardo imperturbabile.
-Considerando lei, avrebbe potuto non esserlo, meglio per lei se non è così-.
"Giusto" pensai "la mia copertura" e tornai in un rigoroso silenzio. Solo riguardo quell'argomento ovviamente.
-Come si chiama?- chiese curioso Mr Sial. Fissai quei grandi occhi azzurri in cui riuscivo a rispecchiarmi.
-Erin- dissi sicura.
-Un bel nome davvero- disse Wendrake e improvvisamente mi sentii più tranquilla.
-So che sarà stanca, per cui per ora potrà andare a riposarsi, ma da domani dovrà intraprendere allenamenti settimanali- le parole di Edgar mi sconvolsero.
-Allenamenti settimanali?-
-Inizio a credere che lei sia sorda, si Miss White sono anni che nessuno ha conferma del suo addestramento, essendo necessario il massimo della forza per uno stregone di così alto livello è d'obbligo che lei si alleni il più possibile. Considerando la sua salute cagionevole ho ritenuto conveniente per tutti che ne avesse solo uno a settimana-.
Non osai ribattere anche se la cosa mi scocciava. C'erano troppi obblighi e pretese. Non volevo essere un membro dell'Élite, non desideravo nulla di tutto ciò, ma ero una donna quindi i miei voleri non contavano poi molto, nonostante le false promesse di indipendenza femminile.
-Ora la prego di scusarmi, ma ho degli obblighi da sbrigare e lei..beh lei dovrebbe andare a rivestirsi- detto questo si avviò verso l'uscita della grotta.
-Un ultima cosa- disse voltandosi della soglia -non sarà sospesa o giustificata se non parteciperà alle ronde notturne- e se ne andò.
Non volevo insultare sua madre, ma di sicuro era un figlio di...fui distratta dai miei pensieri.
-So che non è il momento, ma ci terrei a presentarle gli altri membri della classe ristretta- esordì Seneca posando una mano sulla mia schiena un po' più in basso del convenuto. Era fortunato che tenessi in braccio Erin altrimenti probabilmente gli avrei rotto il polso.
-Conosce già Mr Cross- quest'ultimo mi fece un enorme sorriso.
-Ora le presento Mr Orazio Sial, proviene da territori decisamente più caldi dei nostri-. Orazio, per quanto non mi piacesse il suo nome, dovevo però ammettere che era un bel ragazzo di qualche anno più grande della mia età apparente. Aveva la pelle abbronzata, il naso all'insù e riccioli biondi che gli accarezzavano il collo.
-Piacere- dissi col sorriso un po' imbarazzata per la situazione. Lui ricambiò.
-Poi abbiamo Mr Thomas Broker- un giovane ragazzo di appena diciotto anni, mi osservava estasiato. Nessun commento uscì dalla sua bocca nonostante fosse spalancata. Direi che senza dubbio era la prima volta che vedeva una ragazza...diciamo in abiti non consoni. Mi fece un po' tenerezza. Era ancora ingenuo e innocuo, un bambino troppo cresciuto.
-Piacere- dissi sorridendogli materna. Lui sobbalzò sottratto ai suoi pensieri di sicuro poco puri.
-Piacere mio- e accentuò tutto con una reverenza. Tutti gli altri uomini scoppiarono a ridere di quel gesto formale. "Povero Tommy" pensai dolcemente.
-Il qui presente è il più esperto della cerchia ristretta, Mr Loras Sallivan-. Mi trovai di fronte un uomo magro forse più del necessario, vestito di tutto punto e così alto che superava tutti gli uomini nella grotta di una testa. Dovetti sollevare abbastanza il viso per poterlo vedere in volto, mentre i suoi occhi neri nascosti da lunghi capelli scuri mi osservavano critici. Mi ricordò molto Edgar, ma con un'aura di mistero di contorno. Mi incuteva timore e devo dire che poche cose ci riuscivano.
-È un onore Miss White- disse con un tono di voce che mi fece raggelare. Non era brutto solo glaciale, come la sua imperturbabile espressione.
Non riuscendo a rispondere come si conviene, sorrisi e chinai appena il capo. Lui non si mosse, non disse nulla e non cambiò espressione.
Mi affrettai a seguire Seneca e a distogliere lo sguardo da Mr Sallivan. Quell'uomo poteva essere un problema. Avevo come la sensazione che mi avesse letto nell'animo.
-E per ultimo Mr Lucien Mitchell, è arrivato da soli sei mesi, ma ha già dimostrato di essere degno del suo titolo-. Eccoli di nuovo quegli occhi verdi penetranti che mi osservavano con riluttanza. Non si fidavano di me e forse persino mi odiavano. Capelli neri come l'inchiostro gli incorniciavano il viso squadrato arrivando quasi fino alle spalle robuste. Era un ragazzo di più di vent'anni niente male, se solo non avesse aperto bocca.
-Temo che saremo compagni di ronde notturne la sfortuna del nuovo adepto, la prego calorosamente di non starmi in mezzo ai piedi, tengo molto alla mia reputazione-. Quelle labbra carnose si sollevarono in un sorriso di beffa e irritazione.
Erin iniziò a ringhiare per colpa del mio stato d'animo.
-Come osa...- iniziai a dire ma Seneca mi bloccò con sguardo preoccupato.
Lucien si diresse con andatura salda verso l'uscita, mentre ancora parlava.
-L'orario di ritrovo è alle nove appena scattato il coprifuoco, non si scomodi troppo sarò io a venire alla sua porta, buona giornata- e uscì di gran carriera.
Avrei tanto voluto rincorrerlo e fargli vedere che cosa voleva dire sfidare una Witcam. Sono sicura che quel sorriso beffardo sarebbe scomparso dal suo viso d'angelo.
-Non si dia preoccupazione per Mr Mitchell- sussurrò Seneca anche se poco convinto.
-Concordo con Mr Walker, è così di cattivo umore da quando è arrivato, credo sia il suo carattere, ma in fondo è una brava persona- mi consolò Wendrake poggiando una mano calda sulla mia spalla.
-È un tipo alquanto presuntuoso- si intromise Loras Sallivan, l'uomo che ai miei occhi appariva la morte in persona.
-Sarà perché è tremendamente bravo nelle arti magiche- disse pensieroso Orazio.
-E con la spada- aggiunse Thomas preoccupato. Continuava a farmi tenerezza.
-Da come lo descrivete sembra la perfezione- esordii scocciata dalla loro ammirazione nei confronti di Lucien.
-La perfezione non esiste Miss White- lo sguardo di Seneca era perso nel buio del tunnel. Chissà a cosa stava pensando, ma soprattutto che cosa me ne importava?
-Però lui vi si avvicina molto- sussurrò Thomas come per non essere sentito -ci sarà pur qualcosa in cui non è bravo-.
-si- soggiunsi in risposta al più giovane, mentre tutti iniziarono a fissarmi curiosi -di sicuro non è in grado di parlare con le signore-.
Scoppiarono a ridere. Mi sembrò persino di vedere l'ombra di un sorriso sulle labbra sottili di Loras, ma di sicuro ero riuscita a tranquillizzare Thomas.
-Sei uno spasso- quasi urlò Orazio. Sorrisi di rimando.
-Oltre che bella è pure spiritosa, due doti assolutamente amabili- convenne Wendrake fiero della sua nuova amica.
Iniziavano a piacermi tutte quelle attenzioni e quei complimenti. La mia parte egoista dovuta al mio lato vampiresco ci sarebbe andata a nozze.
-Ora credo sia il caso che si riposi, stasera le toccherà una ronda sfiancante- disse Seneca porgendoti il braccio -l'accompagno-.
Spostai Erin su un braccio e con l'altro accettai il suo aiuto.
-Buona giornata signori, al nostro prossimo incontro-.
Risposero tutti cordiali. Loras un po' meno, ma decisi di non darvi peso in quel momento.
Seneca mi ricondusse a percorrere la strada a ritroso, fino alla porta di legno che dava sullo spogliatoio femminile. Non disse una  parola per tutto il tragitto. Cosa alquanto strana per lui. Non che mi dispiacesse un po' di silenzio, ma non mi piaceva questa tensione che sentivo, mentre percorrevamo un tunnel sotterraneo poco illuminato. Non che dubitassi che volesse farmi del male, sapevo che non lo avrebbe fatto e inoltre dubitavo che sarebbe riuscito a toccarmi se non lo avessi voluto. Però la cosa mi turbava.
Una volta giunti alla porta, non resistette alla tentazione di domandare.
-È stranamente silenzioso, nonostante sembri volermi dire qualcosa, devo preoccuparmene?-.
Senza guardarmi negli occhi, sorrise.
-Tranquilla Miss White, è solo che...-Sembrava terribilmente imbarazzato e che non riuscisse a dire ciò che pensava. La cosa si stava facendo ancora più strana.
-Solo?-Lo incalzai.
-Mi scuso- disse infine.
-Per che cosa?- domandai mentre il suo viso diventava paonazzo come le sue orecchie. Mi sembrò di poter percepire il suo calore attraverso i vestiti.
-Per tutto- i suoi occhi castani si fissarono nei miei. Fu la prima volta che mi parvero quasi magnetici. Un pensiero mi si formò in testa e mi fece sorridere. Non ne sapevo il motivo eppure non riuscivo a togliermi dalla testa la convinzione che mi avesse osservato il didietro per tutto il tempo del rituale.
-La ringrazio- dissi formale. Feci per andarmene, ma lui mi afferrò la mano libera e mi baciò con delicatezza le nocche.
-Al nostro prossimo incontro dolce Heaven- detto questo se ne andò.
Aprii la porta e subito le chieriche mi furono di nuovo attorno. Posai Erin a terra che iniziò subito a salterellarmi accanto, mentre i suoi occhi non mi perdevano di vista e lasciai che le donne iniziassero a vestirmi.
Una di loro, la più anziana, sorrise mentre Erin zigzagava tra i loro piedi senza mai allontanarsi troppo da me. Quella cucciola vivace era parte di me, un pezzo della mia anima. Eppure la lupacchiotta appariva così dolce, tenera, innocente cosa che io di sicuro non ero. Come potevo aver generato un essere così innocente e puro?

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