L'odore di bruciato riempiva l'aria ed era così caldo da farmi bruciare le narici sensibili. Il fumo creava come una sorta di nebbia attorno a noi, rendendo tutto più sinistro. Quel Cinders enorme, molto più di qualunque altro avessi mai visto, rimaneva immobile a fissarmi inclinando la testa sia da un lato che dall'altro in continuazione, come se mi stesse studiando. I suoi denti affilati come coltelli e la bocca sempre aperta disegnavano sul viso del mostro un ghigno costante malvagio e terribile. Tentai di ricominciare a respirare e di non fare movimenti bruschi, sperando che forse così avrebbe rinunciato. Sapevo che le mie erano solo false speranze, ma non potei fare a meno di tentare.
Attorno a Lucien si stava creando una piccola pozza di sangue. Non riuscivo a scorgere bene la sua ferita da dove mi trovavo, ma di sicuro non era superficiale. Soren era immobile a terra, privo di sensi e una zampa posteriore in posizione scomposta. Erano troppo vulnerabili, sarebbero stati un obbiettivo perfetto. Tuttavia il Cinders rimaneva concentrato su di me, in attesa di non sia sa cosa.
Lucien si riscosse e tentò di alzarsi. Vidi il suo viso contrarsi per lo sforzo e il dolore. Il Cinders ringhiò in segno di avvertimento.
Dovevo fare qualcosa e alla svelta, dovevo portarci lontano da quella via sciagurata, ma come?
Notai la spada di Lucien non troppo lontana da me. Era lì adagiata sul terreno, troppo lontana dal suo padrone, ma abbastanza vicina perché con la mia velocità di chimera potessi raggiungerà prima del mostro che mi stava di fronte.
Il Cinders probabilmente seguì il mio sguardo e intuendo i miei pensieri, scoppiò in una risata gutturale. Sapeva bene anche lui che tutta quella situazione era senza via di uscita, ma di certo non sarei morta senza tentare.
Presi coraggio e feci una cosa che non avrei mai pensato. Sfidai il Cinders fissandolo direttamente in quelle pozze nere che erano i suoi occhi.
"Conta e poi parti" pensai più per convincere il mio corpo a muoversi che per la sua utilità. "Conta ma rimani impassibile".
"Uno". Il tempo rimase in sospeso, come se lui stesso aspettasse di vedere come si sarebbe conclusa la vicenda. "Due". Sentii il coraggio arrivarmi al petto, mentre preparavo i miei muscoli ad affrontare quella follia. "Tre, finiti i ripensamenti". Scattai con tutta la velocità che fui in grado di raggiungere per arrivare alla spada.
Lui ringhiò eccitato e si lanciò nella mia stessa direzione. Arrivai appena in tempo. Afferrai la spada e appena prima che la mano artigliata del Cinders si abbattesse su di me, rotolai di lato. Sorrisi minacciosa. Ora potevo combattere con la doppia spada. Due lame sono sempre meglio di una.
La bestia non attese e mi si scagliò contro nuovamente, muovendo fendenti con le sue grosse unghie affilate. Scartai un paio di colpi e poi provai un affondo che andò a vuoto. Tentai di allontanarmi dalla creatura ma lei mi stava addosso, senza lasciarmi un momento di respiro.
Eravamo in una situazione di stallo momentaneo. Non riuscivo a scorgere nessuna pecca nei suoi attacchi, in compenso dovevo continuare a difendermi per evitare di essere ferita gravemente.
"Che fai tenti di prenderlo per sfinimento?" urlai a me stessa "è un maledetto demone! Sarai morta prima che a lui manchi il respiro per un secondo".
Sentii un dolore al braccio e seppi che era riuscito a graffiarmi. Non mi soffermai continuando a difendermi, ammetto un po' sorpresa di riuscire a tenergli testa per così tanto.
-Ehi! Bastardo di un demone!- sentii urlare Lucien alle mie spalle. Il Cinders si distrasse per un secondo e io ne approfittai immediatamente. Con una spada gli colpii l'avambraccio e con l'altra gli trafissi il petto.
Fu come colpire il fumo con solo un po' più di resistenza da parte della pelle della bestia. Non era servito a nulla. Quell'affondo però mi aveva lasciato scoperta.
Con un solo gesto il Cinders mi colpì all'addome scaraventandomi lontano. Rotolai sulla strada, mentre il fiato mi veniva meno per il dolore. Sentii il bruciore crescere e per un attimo annebbiarmi i sensi acuti. Mi guardai la mano che avevo iniziato a premere sul fianco e vidi il sangue su di essa.
Il Cinders ridacchiò venendomi incontro piano, come se stesse assaggiando la mia paura. Iniziai ad indietreggiare strisciando sul terreno.
-Tu...- inizio a dire la bestia e io per la sorpresa mi immobilizzai -sei...- la voce grottesca mi fece rabbrividire -sua-.
Sua? Che si stesse riferendo all'intruso in casa mia? Non avevo tempo di rifletterci. Mi guardai attorno cercando le spade che a causa del colpo mi erano cadute di mano. Erano entrambe troppo lontane da me e anche da Lucien che nel frattempo continuava a tentare di mettersi in piedi nonostante il dolore così evidente.
Sarei morta? Che buffo, pensavo che me ne sarei andata in modo diverso. Trovai strano che nell'arco di cosi poco tempo avessi rischiato la pelle già due volte. Forse era il destino che pretendeva la mia vita. Non potevo essere scontenta, avevo avuto una vita decisamente lunga, mi dispiaceva solo non poter salutare Abe e Janette. Però andarmene da guerriera sarebbe comunque stato un privilegio.
Incrociai lo sguardo di Lucien, in cui incredibilmente vidi un emozione. Vidi sul suo volto l'orrore e l'impotenza che sembravano distruggerlo. Forse stava rivivendo qualcosa del suo passato che era molto doloroso. Dubitavo fortemente che quell'espressione fosse per me.
-Scappa- formai con le labbra queste parole e me ne stupii, ma non me ne pentii.
Poi lo sentii. Fu come se la mia forza aumentasse, completandosi. Mi sentii piena di forza vitale e questa sensazione mi gonfiò il cuore. Poi arrivò l'ululato.
Il tempo sembrò rallentare. Alle mie spalle arrivò Erin correndo e ringhiando. Non appena mi raggiunse la vidi crescere a vista d'occhio, diventando grande quanto una tigre dell'Asia. Una taglia assolutamente anomala per un lupo grigio.
Erin si scagliò contro il Cinders e, schivato un colpo, gli saltò alla gola. Il mio stupore fu enorme notando che il mio famiglio aveva fatto centro con i canini ben conficcati nella giugulare del mostro. Per la prima volta, come molte in quella sera, sentii l'invincibile e tremendo demone lanciare un urlo disumano che mi assordò.
Dal morso di Erin la carne del Cinders iniziò a scurirsi e a fumare come se...come se si stesse raffreddando! Non persi tempo a pensare al come o al perché tutto quello stesse succedendo. Con la forza ritrovata dall'arrivo di Erin raggiunsi la spada di mio padre e con la stessa forza mi diressi verso la creatura ripugnante.
Il Cinders riuscì a liberarsi del famiglio scagliandolo lontano, ma la sua pelle continuò comunque a scurirsi velocemente come se avesse un veleno in corpo. Lui si ripiego su se stesso urlando ancora. Io non attesi, appena gli fui abbastanza vicino presi Flagello con due mani e spiccai un balzo per arrivare meglio al suo cuore.
La lama entrò nel petto del Cinders trovando le normali resistenze di pelle e ossa, ma perforandolo senza intoppi.
L'urlo gli si spense ancora disegnato sul volto, i suoi occhi persero qualunque tipo di minaccia e dai suoi denti non uscì più fumo ustionante.
Non appena il corpo esanime tocco il suolo, questo andò in mille pezzi di roccia nera come la pece.
Rimasi lì ad osservare il mio operato, incredula. Avevo ucciso un Cinders, avevo appena fatto una cosa impossibile. Mi appoggiai esausta e dolorante alla spada.
Erin mi si avvicinò zoppicando. La controllai e notai che a parte graffi su una zampa anteriore stava abbastanza bene. Cavolo quanto era cresciuta! Mi arrivava quasi a metà busto! Era veramente assurda, proprio come me.
-Brava la mia cucciola- dissi con il respiro affannoso accarezzandole amorevolmente la testa.
Mi volsi finalmente verso Lucien. I suoi occhi erano spalancati, lo stupore sul volto. Era sporco di terriccio e sangue, ma il suo viso d'angelo non era stato deturpato. In un altra occasione quell'incredulità mi avrebbe fatto nascere un sorriso e avrebbe alimentato il mio orgoglio, ma ora provavo solo titubanza e, si lo ammetto, anche un po' di paura.
Sospirai, presi coraggio e appoggiandomi un po' sulla spada e un po' sul dorso di Erin, che mi offrì il suo aiuto, mi avvicinai al mio compagno di ronda e al suo famiglio. Quando mi ci inginocchiai di fronte Lucien sembrò titubante, come se avesse paura di me. Non era la prima volta che qualcuno provava quei sentimenti nei miei confronti, cambiavano solo le circostanze. Appoggiai adagio la spada di lato e mostrai le mani in segno di pace, volevo che capisse che ero dalla sua parte e non gli avrei fatto del male. Quando capii che si fidava, almeno un po', di me, iniziai ad esaminare le ferite sul suo addome. Gli sollevai gli abiti e sul suo viso comparve una smorfia di dolore, ma non disse nulla e non smise di fissarmi.
Quattro tagli profondi e frastagliati gli deturpavano la carne e attorno ai margini la pelle era bruciata, però non sembravano ferite mortali.
-Posso prestarvi un primo soccorso, ma poi sarà necessario che andiate da un guaritore- dissi fissandolo negli occhi. Lui annuì. Il suo silenzio mi innervosiva, ma lo capivo, così senza un altra parola esaminai anche le ferite di Soren ora sveglio e vigile. Il famiglio aveva ferite superficiali e una zampa rotta scomposta, se avessi sistemato quest'ultima e guarito il suo padrone, sarebbe tornato come nuovo in poco tempo.
-Ok- dissi tornando a quegli occhi profondi - devo sistemare la zampa di Soren prima di potervi guarire-. Lui non disse nulla e lo presi come un assenso.
Toccare il famiglio di qualcun altro non era ben visto nella nostra società, perché era come toccare l'anima di un altro, ma d'altra parte Lucien in quello stato non sarebbe stato in grado di farlo.
Presi un profondo respiro, sperando con tutto il cuore che Soren non mi mordesse, poi gli presi la zampa ferita con titubanza. Soren fissò il suo padrone, ma non si ritirò dalla presa.
Uno, due e...feci scattare la zampa. Il famiglio mugolò di dolore e mi mostrò i denti, ma non tentò di azzannarmi. Ok una parte era fatta.
Mi avvicinai di nuovo a Lucien guardandogli le ferite.
-Come ha fatto?- mi chiese e io sapevo perfettamente a cosa si riferisse.
-Non lo so- risposi sinceramente, perché per quanto fossi potente, uccidere un Cinders non era mai stata una mia capacità.
Presi la spada di mio padre.
-Questo farà male- dissi, poi con un pensiero, che mi costo molto sforzo, scaldai la punta di Flagello che diventò rovente e gliela appoggiai sui tagli. Il dolore gli sconvolse di nuovo il viso e la sua mascella si contrasse allo spasmo, ma non urlò, cosa davvero ammirevole visto il dolore che doveva provare in quel momento. Mi chiesi se non avesse già sofferto simili pene prima d'ora, in fondo non conoscevo ancora nulla di lui e già l'avevo messo alla prova.
Quando il sangue smise di scorrere dalle ferite, staccai la spada da lui e la raffreddai magicamente.
-Anche voi siete ferita- disse scorgendo i tagli sul mio addome e il sangue sulle mie vesti. Sentivo che stavano già guarendo, anche se ci avrebbero messo parecchio rispetto a quanto ero abituata.
-Sono superficiali, starò bene-
-Non sembrerebbe, siete molto pallida- il suo viso era tornato imperturbabile, ma mi sembrò di scorgere nella sua voce oltre l'affanno della preoccupazione. In compenso, si, avevo perso parecchio sangue e questo mi rendeva molto assetata, avrei dovuto controllare molto attentamente i miei istinti durante il ritorno alla villa.
-Fidatevi- e per la prima volta gli sorrisi. Lui non ribatté anche se no sembrava per nulla convinto delle mie parole.
-Erin la spada per favore- la lupa corse immediatamente a prendere l'arma e ce la portò accanto. Lucien appoggiandosi su di essa per non fare forza sull'addome riuscì ad alzarsi e io feci altrettanto.
Il bello, o il brutto a seconda dei punti di vista, era che nella nostra città una volta scattato il coprifuoco, nessuno osava nemmeno guardare fuori da una finestra, per paura dei demoni che abitavano la notte, quindi nessuno aveva visto quello che era successo a parte noi. Un vantaggio e uno svantaggio per certi versi.
Il viaggio di ritorno sembrava tremendamente lungo con la gola che bruciava per la sete e un certo odore di sangue proveniente da Lucien non mi aiutava tenere il controllo sulle mie pulsioni. Lucien...poteva essere lui l'intruso e aver progettato le ronde perché pattugliassimo insieme la città, però dovevo considerare anche il suo odio iniziale e il fatto che la creatura quando aveva pronunciato la frase "tu sei sua" lo aveva detto senza rivolgersi allo stregone per terra. Forse poteva non essere il colpevole, ma non potevo ancora esserne certa.
Non avevamo particolari ferite alle gambe, ma il nostro passo era lento e snervante. Decisi che sarebbe stato il caso di avvisare i miei domestici perché fossero pronti a riceverci.
-Erin corri avanti e sveglia sia Abe che Janette-.
-No- disse subito Lucien -meglio se mandiamo Soren, un famiglio delle dimensioni di Erin potrebbe esserci di molto aiuto, nel caso venissimo attaccati ancora-. Annuii e Soren parti subito di corsa.
Soren probabilmente si sarebbe accorto che Abe era un vampiro, ma non avrei potuto fare altrimenti, Lucien aveva ragione, la battaglia di quella sera poteva non essere ancora finita.
-Il vampiro mummificato e il Cinders stavano cercando voi- disse pensieroso. Anche lui se ne era accorto.
-Così sembra- dissi.
-Come mai?- sentii il suo sguardo sul viso, ma non mi volsi continuando a camminare.
-Non lo so- sospirai.
-Non siete molto d'aiuto Miss White-.
-Mi dispiace, come voi gradirei saperne di più- gli occhi mi si accesero di curiosità e rabbia.
-Domani mattina dovrò fare rapporto - non appena ebbi udito quelle parole mi fermai di colpo e il respiro mi mancò. Lucien si fermò a guardarmi curioso.
-La prego non...- non riuscivo a parlare talmente poca aria riuscisse ad entrarmi nel petto.
-La prego non dica nulla, si prenda pure il merito delle uccisioni, ma non dica nulla riguardo a me e al mio famiglio - Erin al mio fianco sembrava turbata e continuava a spostare il peso da una zampa all'altra come pronta a scattare ad un mio gesto.
-Ma se siete così potente come sembra, il Concordium deve esserne a conoscenza, potreste essere una risorsa essenziale nella lotta contro i demoni - sapevo che gli stavo chiedendo molto, che stavo cercando un tipo di fiducia che alla nostra relazione mancava, ma non potevo rischiare che si venisse a sapere l'accaduto. Almeno non prima che mi fossi assicurata di non destare sospetti sulla mia vera natura.
-Ma lei non ha idea di che cosa ne sarebbe della mia vita se si venisse a sapere che ho ucciso un Cinders e che il mio lupo è grande quanto una tigre-.
Lui sembrò rifletterci seriamente. Avevo appena affidato la mia vita nelle mani di un perfetto sconosciuto, che sapevo essere poco incline alle carinerie nei miei confronti. Il silenzio si dilatò nel tempo mentre il nervosismo mi devastava lo stomaco.
-Mr Mitchell?- chiesi titubante. Mi stavo dimostrando troppo debole, la cosa non mi piaceva. Lui chiuse gli occhi e sospirò sonoramente.
-Lucien- disse in un sussurro.
-Come?-
-Può darmi del tu- i suoi occhi carichi di complicità si fissarono nei miei -ora che condividiamo un segreto-.Quando finalmente arrivammo alla villa, Notai subito Janette e Abe sulla soglia con a fianco Soren.
-Oh mia signora!- disse Janette venendomi in contro il più velocemente possibile.
-Siete ferita!- disse Abe preoccupato.
-No è solo un graffio- dissi al ragazzino passandogli una mano tra i ricci capelli rossi -non preoccuparti, vai a prendere la carrozza dovrai accompagnare il signore da un guaritore-. Abe annuii e corse a fare ciò che gli chiedevo.
Janette mi venne vicino per aiutarmi, ma non appena vide Erin arretrò e spalancò gli occhi.
-Per la miseriaccia!-
-Janette?- i suoi occhi continuavano a scorrere tra me e l'enorme lupa al mio fianco.
-Va tutto bene, Erin non ti farà del male- le dissi per rassicurarla, ma il suo sguardo nascondeva anche un altro domanda: "e lei invece?". Aveva già capito quanta sete di sangue avessi in quel momento e ne era spaventata. Poi sembrò ritrovare il suo solito contegno, mentre la carrozza con i neri cavalli si fermò sulla strada.
Abe scese dal cocchio e con una reverenza aprì lo sportello.
Lucien con un fischio richiamò Soren che gli fu subito a fianco, poi entrò nell'abitacolo con qualche smorfia di dolore. Feci un cenno al ragazzino che lasciò aperta la porta e tornò al suo posto.
Mi avvicinai alla carrozza lentamente e quando vi guardai dentro scorsi l'uomo possente e il suo famiglio osservarmi con gli stessi occhi curiosi.
-Buonanotte Lucien-
-Buonanotte Heaven- gli sorrisi, chiusi la porta e il cocchio partii immediatamente. Non ne so la ragione ma osservai la carrozza scorrere veloce lungo la via, fino a che non scomparve tra le ville e l'oscurità della notte ancora giovane.
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WITCAM
FantasyIl mio nome è Kendra e sono una Witcam, qualcosa che non deve esistere e non può. La mia vita è segreta, una menzogna e tutto sta per peggiorare.