Capitolo 8

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-Signora è ora di svegliarsi- disse calma Janette scostando le pesanti tende dalla finestra. La luce mi colpì in pieno viso, grugnii infastidita e mi voltai dall'altra parte. Sentii il dolore al fianco svegliarmi completamente e sbuffai.
-Signorina, mi scusi ma è pomeriggio- spalancai gli occhi per la sorpresa. Avevo davvero dormito così tanto? Mi ero addormentata la sera prima non appena toccato il morbido cuscino di piume e non ricordavo di essermi più svegliata fino a quel momento.
Con una smorfia mi misi a sedere sul letto. Le ferite avevano un aspetto migliore già ieri sera, ma sicuramente fino alla fine della settimana non sarebbero guarite del tutto.
Erin era accucciata in fondo al letto, con il muso appoggiato sulle zampe anteriori e solo un occhio aperto che mi fissava. A quanto pare nemmeno lei aveva nessuna voglia di muoversi dal morbido e comodo giaciglio.
Sospirai e le feci un cenno con il capo, lei mi imitò e mi seguì. Mentre indossavo la sottile vestaglia da casa, Janette scese nella cucina. Ora che ero da sola mi sarei volentieri rimessa a dormire.
"Forza" dissi a me stessa. Mi osservai un attimo allo specchio. I lunghi capelli biondi ricci mi scivolavano sulle spalle in modo scomposto, ma trovavo che afferrare la spazzola per sistemarli fosse in quel momento troppo difficile. Sotto gli occhi azzurri avevo occhiaie nere e abbastanza visibili, probabilmente dovuti alla sete e alle ferite riportate. Insomma ero un bel mostro, ma per la sera avrei avuto tempo di sistemarmi e avere un aria rispettabile.
Chissà se avrei dovuto fare la ronda da sola o mi avrebbero assegnato un altro compagno. Di sicuro sarebbe stato un altro membro dell'Élite. Mi dava l'impressione che volessero tenermi sotto controllo e per il momento a me andava più che bene visti i miei progetti.
Non finii di scendere le scale che bussarono alla porta. Mi bloccai sui gradini con affianco Erin che scrutava l'ingresso, mentre Abe andava ad aprire.
Sulla soglia Seneca fissò il ragazzino e un sorriso dolce gli comparve sulle labbra.
-Salve sono Mr Walker, volevo sapere come stava la vostra padrona- la sua voce era calda e comprensiva. Abe si illuminò sentendosi dare del voi come se appartenesse alla casta aristocratica. Non potei fare a meno di sorridere.
Guardai Erin, ma non era più al mio fianco, ma vidi la sua scomparire lungo il corridoio del primo piano. Il famiglio era anche incredibilmente intelligente.
Mi feci avanti e gli occhi di Seneca si illuminarono non appena mi vide.
Abe si volse e vedendomi fece un piccolo inchino e si fece da parte.
-Buongiorno Miss White- il suo sorriso era enorme, ma cambio immediatamente non appena si accorse che ero ancora in vestaglia -mi dispiace molto di essere arrivato senza preavviso-. Era molto in imbarazzo, ma a me non importava granché.
-Si figuri, prego si accomodi-. Gli feci strada fino al salottino e mi guardai bene di non chiudere la porta. Ci adagiammo sulle comode poltrone di fronte al focolare e per un attimo rimanemmo in silenzio. Seneca non riusciva a togliermi gli occhi di dosso e io non potei fare a meno di pensare a quanto erano inappropriate le sue attenzioni.
-La trovo bene- disse infine è per me fu un sollievo.
-Temevo che foste stata ferita gravemente-. Stetti in silenzio, non sapendo quale era la versione che Lucien aveva dato nel rapporto. Sorrisi e visto che non parlavo lui proseguì.
-Sono felicemente sorpreso di sapere che siete riuscita a fuggire al Cinders, siete una delle poche sopravvissute ad un incontro così sgradito e che siete stata voi a salvare entrambi- le sue parole riscossero  in me stupore.
-Mi dispiace per Mr Mitchell che sembra aver riportato i danni peggiori, se non fosse stato per voi sarebbe morto, il vostro è stato un grande atto di eroismo, non tutti lo avrebbero fatto di fronte a quei demoni immondi- nella sua voce si sentiva quanto fosse orgoglioso di me.
-A detto così?-
-Perché non avrebbe dovuto?- improvvisamente temetti di rovinare la storia di Lucien con le mie parole.
-È solo che avrebbe dovuto anche prendersi i suoi meriti, Mr Mitchell ha dimostrato molto coraggio e questo mi ha fatto pensare che nonostante il suo carattere orribile sia davvero un grande stregone-. Pensavo davvero ciò che dissi.
-Lo pensano in molti- confermò Seneca, ma qualcosa nel suo sguardo, mi disse che altre emozioni si mescolavano in lui.
-Ma mi dica, come è riuscita a compiere in azione tanto coraggiosa?- i suoi occhi si illuminarono di curiosità.
-Solo fortuna- dissi tentando di svalutare il mio operato, che era in realtà molto più grande di quanto lui sapesse.
-Non fate così, sono sicura che le vostre incredibili doti abbiano avuto un ruolo pregnante-. Mi imbarazzai terribilmente, ammettendo a me stessa quanto le sue parole fossero vere.
-No sono stata sincera- e anche in queste mie parole c'era la verità. Lui mi sorrise.
-Ho anche una buona e una brutta notizia da darvi, quale vorrebbe sentire per prima?-
Lo studiai per un attimo.
-Senza dubbio quella buona-
-Fino a che non vi sarete ripresi, lei e Mr Mitchell siete sospesi dalla ronda- tirai un sospiro di sollievo. Di andare di pattuglia, non ne avevo minimamente voglia.
-E quella brutta?- lo incalzai una volta pregustato quel tenero riposo.
-Mio zio non crede al rapporto di Mr Mitchell-
-Come scusi?- sgranai gli occhi per la sorpresa -Come può non credere all'attacco di una creatura che sa benissimo si aggiri per le nostre strade e...-.
Seneca mi fermò con un gesto della mano.
-No Miss White a quella parte si, è sul vostro coraggio che a delle riserve, pensa che Mr Mitchell voglia coprirvi e che...- si fermò un attimo soppesando le sue parole -beh che voi siate fuggita lasciato ogni incombenza sul vostro compagno-.
Mi infuriai all'istante e dovetti contenermi perché la parte segreta della mia natura non venisse a galla. Sapevo che il Grande Magisto mi odiava e credeva, come Lucien, che le donne fossero deboli, ma che fossi addirittura fuggita! Abbandonando un compagno nelle braccia del mostro! Questo era troppo. Voleva screditarmi che sapesse qualcosa su di me che glia litri dubitavano?
-Signorina?- mi chiese preoccupato, ma non potevo parlare in quel momento o avrei rischiato di peggiorare la mia situazione. Iniziai a fissare il fuoco nel braciere del camino e non riuscii a fare a meno di pensare che sarebbe stato piacevole sentire lo scrocchio della pelle arsa del colpevole o almeno di uno dei sospettati. Chiusi gli occhi. Erano orribili pensieri, per di più senza avere prove di colpevolezza.
-Immaginavo che non mi potesse tollerare, ma addirittura additarmi come codarda...- non riuscivo a fissarlo, mentre facevo nascere finte lacrime.
-Gli faremo cambiare idea- disse sorridendo -io e lei-. Sembrò elettrizzarmi al pensiero delle possibilità, tanto da alzarsi in piedi.
-So quanto lei è forte Miss e lo dimostreremo anche a lui, fin tanto che non avrà più dubbi-.
-Da come parla sembra che lei abbia già un piano-.
-Allora ci sta?- chiese speranzoso. "Perché ho un altra possibilità?" Pensai mentre tiravo fuori uno dei miei migliori sorrisi, mentre annuivo.
-Certo Miss, ne ho diversi e li metteremo in pratica- disse entusiasta, poi iniziò a picchiettarsi con l'indice sulle labbra.
-Bene, allora se non vi dispiace vado subito a preparare il nostro primo passo- mi diede un tenero e veloce bacio sulla mano, prima di salutarmi e di uscire dalla villa di gran carriera.
Rimasi lì un attimo con la mano sollevata, interdetta da quella velocità. Forse dicendogli così, mi ero messa più nei guai che lasciare che la storia seguisse il suo corso, ma ora era decisamente troppo tardi per tornare indietro.
Erin comparve al mio fianco osservandomi interdetta come se non capisse le mie emozioni in quel momento. Le accarezzai la testa distrattamente, mentre il fuoco richiamava la mia attenzione. Mentre pensavo a tutto ciò che era successo, cosa che non mi ero ancora data il tempo di fare, due occhi profondi e verdi comparvero nella mia mente. Lucien. Incredibilmente aveva mantenuto il segreto e per di più aveva mantenuto le mie responsabilità senza menzionare l'uccisione. Perché lo aveva fatto? Si glielo avevo chiesto, ma visto il suo odio per me, dubitavo di tutto. Ora ero nelle sue mani, avrebbe potuto ricattarmi in qualunque momento e io sarei stata costretta ad accontentarlo perché la mia famiglia non vi finisse in mezzo.
-Avete sete?-. Non mi ero accorta che Janette era entrata nella stanza e mi porgeva un bicchiere stracolmi di sangue. Sorrisi e lo accettai volentieri.
La cameriera aveva anche qualcosa per Erin che iniziò immediatamente a scodinzolare non appena vide la ciotola con la carne cruda che gli stava appoggiando di fronte.
-Mr Walker si preoccupa sempre per lei- disse e io le feci segno di accomodarsi sulla poltrona al mio fianco.
-Già forse fin troppo- dissi sorseggiando il liquido denso e caldo.
-A voi non sembrano fare piacere le sue visite-
-Non è che non mi fanno piacere è che lo trovo invadente e appiccicoso-
-Povero Mr Walker- disse Janette sconsolata.
-Perché?- chiesi curiosa.
-Signora...- la fermai subito.
-Dammi del tu, almeno per oggi- e sorrisi consapevole oli che glielo avrei permesso in qualunque istante.
-Kendra, si vede molto bene che il giovane Mr Walker è innamorato di voi-. Rimasi un attimo interdetta. Innamorato? Io non sapevo cosa fosse l'amore, ma mi sembrava qualcosa di troppo profondo e di impossibile, visto quanto poco ci conoscessimo.
-Che fosse infatuato lo avevo intuito, non mi toglie le mani di dosso, ma innamorato? È un gran parolone-.
-Si fidi di una che ne ha esperienza-. Sorrisi ripensando al passato.
Janette aveva ragione, lei si era davvero innamorata anni fa. Era stato un amore forte e autentico, ma costellato di mille problemi visti i segreti che Janette doveva nascondere per me. Era bello sentirla canticchiare mentre lavorava in cucina, vedere nei suoi occhi le stelle luminose del cielo e il rossore sulle guance quando parlava di Aspen, l'aiutante del fabbro più rinomato della città. Era un uomo onesto, sincero e fedele e per questo dopo il loro sfarzoso matrimonio, che mi ero permessa di pagare come regalo di nozze, gli avevamo rivelato tutto perché Janette potesse essere completamente sincera con lui.
Avere una coppia innamorata in casa dava speranza, una luce in tutto quel buio.
Ma il loro amore le aveva portato anche grande sofferenza. Infatti una decina di anni prima Aspen era morto nel sonno. Quel giorno mi avevano svegliata il pianto disperato di Janette che invocava il nome del suo innamorato che ormai non poteva più rispondere. Avrei voluto toglierle quel dolore così, non potendolo riportare in vita, mi ero proposta per togliergli tutti i ricordi che lo riguardavano così che tornasse a sorridere.
Lei si era calorosamente opposta e nonostante non riuscisse a fermare il dolore che aveva nel cuore, aveva pronunciato parole che non potei più dimenticare.
"Anche questo è amore Miss White, perché io lo ho amato tanto e lo amerò per sempre".
Potevo dunque fidarmi delle sue parole del presente, anche se non sapevo se le avrei mai accettate davvero. Insomma chi poteva mai innamorarsi di un mostro?
-Che cosa intendi fare?- mi chiese e il suo sorriso comprensivo accentuò le rughe sul suo volto.
-Non lo so, che cosa dovrei fare?-
-Beh non hai mai lasciato entrare nessun uomo nel tuo cuore, nemmeno Mr Thompson- risi della smorfia che fece pronunciando l'ultimo nome.
-Non lo hai mai sopportato vero?-
-Assolutamente no, forse perché è un vampiro, però è un pessimo elemento, ma lo avrei accettato comunque se ti avesse reso felice- le sorrisi ringraziandola per la sua pazienza.
-Però  non gli hai lasciato un posto nel tuo cuore quindi non sarebbe mai riuscito a farlo-. Già il rapporto tra me e Isaac era stata solo una storia per necessità. Entrambi volevamo qualcosa che andava oltre i sentimenti e l'amore, quindi per diversi anni eravamo stati una il desiderio dell'altro, l'oggetto di soddisfazione delle pulsioni soprannaturali che ci spingevano ad agire il più delle volte, di ciò che era fisico e non doloroso. Poi mi ero stancata di tutta quella freddezza che avevo fatto entrare nel mio cuore, subito dopo aver trovato e aiutato Abraam e quindi avevo chiuso la mia storia con lui. Anche se ogni tanto tornava a cercare le mie attenzioni e io...beh qualche volta gliele concedevo, mio malgrado.
-Quindi amica mia quale è il tuo consiglio?-
-Togliti quella corazza che hai creato negli anni e lascia entrare i sentimenti nel tuo cuore- mi posò dolcemente una mano sul braccio accarezzandomi.
-Non voglio soffrire o far soffrire qualcun altro perché non sono in grado di amare nessuno-. Sentii le lacrime inumidirmi gli occhi ricordando le persone a cui avevo voluto bene e che avevo perso da bambina.
-Kendra sei riuscita a far entrare me e Abe, sei riuscita a volerci bene, tu sei in grado devi solo permetterlo-.
Chiusi gli occhi. Sapevo che Janette aveva ragione e sapevo di aver commesso un errore affezionandomi così tanto ai miei domestici, tanto da considerarli la mia famiglia, ma ero convinta che me ne sarei pentita e che se il cuore mi si fosse spezzato avrei accolto l'oscurità dentro di me che stavo reprimendo ad ogni costo. Ero un mostro e i mostri non si innamorano o se lo fanno diventano peggio di quello che in realtà sono.
Le sorrisi senza dirle nulla di più. Le diedi un bacio sulla fronte e seguita da Erin mi diressi al piano superiore della villa per tornare nella solitudine della mia stanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 07, 2016 ⏰

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