Capitolo 1.

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Avete presente quel periodo della propria vita in cui tutto sembra andare storto? In cui ci si sente esclusi da tutto, in cui ci si rinchiude in se stessi e si cerca dannatamente di trovare uno scopo alla propria vita? Quel periodo in cui ci si pone tantissime domande, senza mai trovare delle risposte? Ecco, è ciò che sto passando io.

E poi penso...perché io?

Tanti pensieri mi tormentano da tempo, ma non posso fare altro che nasconderli.

Passeranno, non ti preoccupare, mi dicevo con l'avanzare degli anni. Eppure eccomi qui, a vivere i miei sedici anni che racchiudono paura, insicurezza, sofferenza. A volte penso ad una possibile via d'uscita da questo incubo che sto vivendo, ma mi ritrovo sempre qui.

E così me ne sto zitta, sotto le coperte, a fissare il vuoto.

A distogliermi dai miei pensieri, come sempre, è mia madre che non esita a urlare di prima mattina.

«Lily, alzati!»

Faccio finta di non ascoltarla, ma solo dopo aver guardato l'orologio, vedo che sono in estremo ritardo. Mi ero dimenticata di aver già sentito la sveglia e come una stupida me ne sono rimasta a letto lasciandomi trasportare dai miei pensieri.
Mi alzo di corsa e mi dirigo verso il bagno. Mi lavo velocemente i denti e sistemo i miei lunghi capelli castani che, ovviamente come ogni mattina, sono scompigliati. Li spazzolo delicatamente, per poi farli cadere mossi dietro le spalle. Mi guardo per qualche secondo allo specchio e come sempre decido di lasciarmi acqua e sapone. Non sono quel tipo di ragazza che si mettono i chili di eyeliner sugli occhi o rossetti appariscenti sulle labbra. Preferisco lasciare i miei grandi occhi marroni così. Sinceramente non ho mai pensato a come potrei essere se mi truccassi, queste cose non fanno per me.
Torno in camera e mi metto uno dei miei soliti maglioni pesanti, un paio di jeans e delle vans nere. Prendo lo zaino, e prima di scendere di sotto mi riguardo di nuovo allo specchio, titubante.

Sono solo altre 24 ore. Ce la puoi fare.

Penso tra me e me, fingendo un sorriso per cercare di convincermi.
Guardo l'orario e corro al piano di sotto, prendo una mela di fretta e vedo mia madre in cucina, seduta, mentre tiene in mano una tazza di latte con i cereali.
Si accorge della mia presenza e mi sorride dolcemente.

«Vuoi un passaggio a scuola, tesoro?»
«No, ho il pullman tra qualche minuto.» dico ricambiando il sorriso.
«Volevo dirti che oggi io e tuo padre abbiamo il turno tutto il giorno, quindi ci vediamo stasera a casa, d'accordo?»

Annuisco e in un attimo esco di casa e mi ritrovo alla fermata dell'autobus. Sono ormai abituata al fatto che i miei non siano spesso a casa e che passi molto tempo da sola. Sono molto impegnati con il lavoro e fanno di tutto per mandare avanti la nostra famiglia. Mia madre, infatti, lavora come segretaria in un'agenzia di viaggi, mentre mio padre come impiegato in una banca. Inoltre anche io mi sto mettendo un po' di soldi da parte per il mio futuro, infatti lavoro come cameriera a chiamata in un bar a qualche isolato da qua, due o tre volte a settimana.
Per fortuna riesco a fare tutto comprendendo anche lo studio e sono ben organizzata.

Vedo l'autobus passare e dopo averlo fermato, salgo e mi metto in un posto libero in fondo. Prendo le cuffie e in un attimo mi diffondo nei miei pensieri, accompagnati dalle note di 'Say Something'.
Immagino che questo autobus mi porti in un posto sconosciuto, dove non conosco nessuno e nessuno conosce me. Resto così, cullata dalla musica mentre guardo Los Angeles passare davanti ai miei occhi, quando l'autista frena bruscamente e mi riporta alla realtà. Mi spavento per il colpo e subito dopo sento dei ragazzi vicino a me ridacchiare.
Li guardo per un secondo per poi abbassare la testa. Per mia sfortuna mi trovo davanti a scuola, così sono costretta a scendere.
Ed eccomi qui, alla Los Angeles High School. La scuola è iniziata da poche settimane e sono contenta di essere finalmente nell'anno dei Juniors. Quest'anno come corsi facoltativi ho scelto letteratura spagnola e francese dato che amo le lingue.

Altri due anni. Solo altri due anni.

Queste parole mano a mano si fanno spazio nella mia testa, ed è così. Solo altri due anni e sarei potuta andare via da questa scuola di merda, andare al college e cambiare vita, rincominciare da zero. Cosa c'è che possa trattenermi qua?

Mi affretto ad entrare e spero vivamente di non incontrare nessuno, ma questo mio desiderio purtroppo non si esaudisce.
Infatti, sento ancora quelle voci fastidiose di prima nel pullman, ma faccio finta di niente. Come al solito.
Mi dirigo verso il mio armadietto, prendendo i libri per la prima ora.
Non faccio in tempo a chiuderlo che mi trovo davanti il gruppetto di ragazze che frequentano la maggior parte dei miei corsi.

«Collins, ma come sei vestita oggi?» dice Stacey Brooks, la ragazza più odiosa che abbia mai conosciuto.
«Ah, ma che te lo chiedo a fare, tanto per te non c'è mai speranza ogni giorno che passa» aggiunge divertita, guadagnandosi una risata dalle sue amiche.
Cerco di farmi spazio tra di loro per raggiungere la strada, ma lei subito mi blocca guardandomi negli occhi più seria che mai.
«Ah, e ricordati di farmi tutti i compiti di scienze per domani, altrimenti potrei peggiorare la tua reputazione qui dentro, sai?»

"reputazione", quella che ha lei e che io potrei invidiarle per sempre.
Sono così indifesa e vulnerabile, che tutto ciò che riesco a dire con un filo di voce è «Sì.»

Finalmente se ne va e io posso raggiungere la classe tranquillamente. Mi guardo intorno e vedo gente per tutti i corridoi guardarmi male.
Prendo un respiro profondo e mi avvio.

A causa sua girano voci non buone sul mio conto.
Diciamo che tutto è incominciato al primo anno del liceo. Ho sempre avuto fatica a farmi degli amici. Purtroppo sono una persona molto timida e mi chiudo facilmente in me stessa. Per questo invidio Stacey.
Lei è popolare, accettata da tutti, ha amiche e dei ragazzi che le vanno dietro.
Pensavo che non ci fosse niente che potesse invidiarmi, eppure c'era. Frequentavamo lo stesso corso di canto a scuola. Entrambe amavamo cantare, c'erano persone che insuinavano che io fossi più brava di lei.
Lei, allora, per impedire che potessi offuscare la sua popolarità, si finse mia amica. Io ci cascai in pieno e le andai a raccontare i miei segreti più intimi. Per esempio, che non avevo mai baciato un ragazzo, o che quando mi ero confessata ad Adam, il ragazzo più carino del nostro anno lui mi rifiutò, o cose varie. Cose che fecero il giro della scuola in poco tempo, e a quel punto le mie probabilità di farmi dei veri amici erano pari a zero.
Quindi, tutt'ora, Stacey con il suo gruppo di amiche, si approfitta della mia debolezza per farle fare tutto quello che vuole.
Nessun ragazzo ha provato ad avvicinarsi a me dopo tutte le cose che aveva messo in giro quella perfida. Ciò peggiora di anno in anno e mi preoccupa sempre di più. Ho paura che prima o poi finisca anche alle mani.

Insomma, durante questi anni di liceo sono stata vista sempre come una sfigata e secchiona. Perciò l'unico mio obiettivo è uscire da qua a pieni voti e non dover pensare più a nessuna di queste persone.


Ehi ragazze! Questo è il primo capitolo della storia, spero vi piaccia!
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate!

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