Prima ora: Matematica. Nonostante non fosse la mia materia preferita sono riuscita a prendere sempre voti alti impegnandomi costantemente, quindi non mi è mai dispiaciuto studiarla.Appena entro mi posiziono in un banco in fondo all'aula per evitare di avere di nuovo spiacevoli incontri.
In un attimo vedo entrare Stacey accompagnata dalle sue amiche.
Mi lancia un'occhiataccia, dopodiché prende posto e si forma una cerchia di ragazzi attorno a lei.Non posso fare a meno di guardare questa scena. Lei, circondata da persone che l'ammirano e che le vogliono bene.
Io, da sola, in un angolo.Quelle stesse parole si rifanno vive nei miei pensieri.
Perché io? Perché a me? Cosa ho fatto di male per meritarmi ciò?
Queste domande che mi perseguono da anni, e che non svaniscono mai dalla mia mente.
So che non dovrei essere invidiosa di una persona arrogante come Stacey, vuota e superficiale, ma non posso non esserlo ogni volta che i miei occhi puntano su di lei e il suo gruppo di amici.
Mi chiedo solo cosa si provi ad avere degli amici. Quelli veri, intendo.
Quelli che ti stanno accanto in ogni situazione, che sappiano difenderti e proteggerti da qualsiasi persona ti faccia del male. Quelli con cui il divertimento non manca mai e si hanno sempre iniziative.Già, l'unica cosa che posso fare è chiedermelo perché non avrò mai una risposta.
Non saprò mai come sarebbe la mia vita se ci fosse con me una persona che mi sappia conoscere per quella che sono e che soprattutto sappia accettarmi.
«Collins? La signorina Collins c'è?»
Scuoto la testa e mi accorgo che tutta la classe è rivolta verso di me.
«Ehm, sì prof, mi scusi..» dico alzando la mano, poi imbarazzata, abbasso lo sguardo.
E' ricapitato un'altra volta. E' possibile che non abbia sentito il professore arrivare, per di più quando ha fatto l'appello e mi ha chiamata?
Cerco di stare attenta e concentrata il più possibile, in modo tale da poter seguire la lezione al meglio.
«Bene, adesso chiamo qualcuno alla lavagna per esercitarci un po' con le disequazioni.
Collins, vuole venire? Questo argomento immagino che l'abbia appreso bene»Spalanco gli occhi e, senza avere scelta, annuisco.
Mi alzo e mi dirigo verso la lavagna. Mi sento addosso lo sguardo di Stacey e non appena mi volto verso di lei, mi fulmina.Dai suoi occhi posso intravedere la rabbia che sprigionerebbe da tutti i pori. Ciò mi ricorda perfettamente la prima volta che cantai durante il corso del primo anno al liceo. Niente è cambiato.
Mi intimorisco all'istante.Il professore mi detta la disequazione da svolgere, dopo pochi minuti la termino.
«Il risultato è -3.» dico con un filo di voce posando il gesso.
«Esatto. Molto bene signorina Collins, può tornare al suo posto.»
Fortunatamente suona la campanella che mi salva da questa situazione.Le ore successive passano velocemente e ringrazio Dio di non essermi ritrovata Stacey o chiunque altro nei corsi facoltativi che ho scelto.
Finite le lezioni torno a casa, ma decido di non prendere l'autobus e di andare a piedi dato che non dista molto dalla scuola.
Ripenso alla faticosa giornata che ho passato fino ad adesso e di quante altre ne dovrò passare fino al prossimo anno. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.
Anche oggi durante la pausa pranzo, in mensa, me ne sono stata in un tavolo da sola, mentre guardavo ragazzi di fronte a me che mi ridevano in faccia. E' passato poco tempo dall'inizio scolastico, eppure mi sento così stanca. Stanca di essere presa in giro e stanca di sopravvivere a ogni giorno che passa.Arrivo a casa e i miei genitori non ci sono. Decido di iniziare subito a studiare, perché proprio ieri il mio capo mi aveva detto di venire al lavoro oggi.
Vado in camera mia, prendo i libri e incomincio. Subito dopo mi ricordo di ciò che mi aveva detto Stacey stamattina, ovvero di farle i compiti di scienze.
Una parte di me, senza troppi pensieri, mi dice di lasciare perdere e di non farle assolutamente nulla, ma un'altra parte mi dice di farglieli in modo tale da non avere problemi con lei. Credo che quest'ultima vinca.
Tiro un sospiro.Dopo qualche ora di studio, riesco a terminare tutto. Invio un messaggio a mia madre dicendole che sarei andata a lavoro e che ci saremmo viste a cena, come già mi aveva avvisato.
Prendo la borsa, le chiavi, ed esco di casa. Prendo il pullman e scendo alla fermata più vicina al bar.
Appena entro saluto il mio capo e gli altri camerieri che lavorano insieme a me. Hanno qualche anno in più di me, infatti lavorano qua più frequentemente.
Mi metto il grembiule e inizio a sistemare e a pulire i tavoli. Butto tutte le cartacce, poi prendo la scopa e con uno straccio strofino e pulisco il pavimento.
«Lily, vai a servire quel ragazzo al bancone, è appena arrivato e io sono occupata con quei tavoli in fondo» mi suggerisce Anne, una delle cameriere.
Annuisco e mi dirigo velocemente verso il bancone.
«Salve, vorrei un caffè.» dice il ragazzo mentre si siede su uno sgabello.
«Arriva subito.» rispondo educatamente per poi alzare gli occhi e guardarlo per un attimo.
No. Non è possibile.
In questo momento vorrei essere da tutt'altra parte. Con tutte le persone che ci sono, proprio Jackson Whittemore, il ragazzo di Stacey, avrei dovuto servire?
Lui ricambia lo sguardo e subito dopo mi riconosce.
Cerco in tutti modi di tenere lo sguardo abbassato, coprendo il volto con i capelli, ma con scarsi risultati.
«Collins? Sei tu?» chiede in modo spiritoso e divertito, soprattutto sorpreso nel vedermi come cameriera.
Ho iniziato a lavorare qua da poco e per mia fortuna non ero mai stata vista, ma sapevo che sarebbe successo. Adesso immagino che vada a sbandierare tutto alla sua ragazza e al suo gruppo di amici, ridendo di me fino alla fine dell'anno scolastico, se non più.
Il fatto è che loro non sono abituati a vedere persone che si guadagnano le cose da soli e quando accade fa loro uno strano effetto, specialmente se la persona in questione sono io. Quindi, un motivo in più per essere presa per il culo.
Continuo a tenere la testa bassa e, prendendo un respiro profondo, decido di affrontarlo.
«Sì, sono io.» dico incrociando il suo sguardo.
Spalanca gli occhi, dopodichè si ricompone e scoppia in una fragorosa risata.
«Sapevo che fossi sfigata, ma non tanto fino a questo punto.»
Rimango zitta, perché è tutto ciò che in questo momento riesco a fare.
«Posso sapere il motivo per cui lavori qua?» dice lui stuzzicandomi.
«Non credo che ti interessi saperlo.» rispondo con freddezza per poi servirgli il caffè.
Mi lancia un'occhiataccia e dopo aver bevuto il suo caffè, lascia i soldi sul bancone e si avvicina lentamente al mio orecchio.
«Domani cambierai idea.» mormora, mostrandomi un sorriso compiaciuto. Va verso l'uscita ed esce.
Resto così, a bocca aperta, perplessa.
Quelle parole cominciano a frullarmi nella testa.
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Can't separate us
FanfictionLily Collins, sedicenne residente a Los Angeles, frequenta il terzo anno dell'high school. Presa in giro ed emarginata da tutti, si trova a far parte di un mondo proprio, fino a quando il destino non la farà incontrare con Dylan O'Brien, diciassett...