Capitolo 11.

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Una sensazione di libertà e felicità mi travolge.
Mi trovo nell'aula di canto e musica, la melodia dolce del pianoforte accompagnata dalla mia voce sottile, invade le mie orecchie.
Nessuna persona, niente di niente.
Ci sono solo io.
Sono spensierata, canto a voce piena e con sentimento, come se potessi urlare le parole della canzone Yours al mondo intero.
Non c'è nessuno.
Il suono delicato copre il silenzio.
Mi sento viva, piena di me.
È come se dopo anni di prigione fossi uscita dalla mia cella.
Non ci sta nessuno che mi sta impedendo di vivere la mia passione.
Purtroppo ciò sembra destinato a durar poco, poichè la porta si spalanca di colpo e qualcuno irrompe nella stanza.
Tutti gli studenti dell'high school si girano verso di me. Davanti a loro c'è Stacey, Jackson e il loro gruppo di amici.
Sgrano gli occhi all'istante, e sento formarsi un nodo alla gola.
Tutta quella voce che mi usciva prima senza paura, ora sembra essere svanita.
Si dirigono tutti con lo stesso passo verso di me. Sembrano dei robot telecomandati. Deglutisco lentamente quando incontro lo sguardo maligno di Stacey, e così quello di tutti gli altri.
Mi alzo barcollando all'indietro, ma sono troppo vicini.
«Tu non potrai mai cantare.» mi sussurra lei con tanto di tono perfido.
«Mai.» le fanno coro subito dopo tutti gli altri, impassibili.
In un attimo sento un brivido salirmi lungo la spina dorsale.
Una persona si fa spazio tra di loro fino ad arrivare a me, e lo riconosco subito.
È lui.
«No, non può essere.» mormoro con voce tremolante e sento il sangue gelarsi.
Lui inarca un sopracciglio e si posiziona vicino a Stacey. La guarda soddisfatto, poi solleva lo sguardo su di me.
«Tu non sarai mai niente, piccola ragazza indifesa.»
Mi guarda con un'espressione divertita e non riesco a riconoscere più i suoi occhi profondi che mostravano tanta dolcezza e compassione.
Ora intravedo solo crudeltà.
Cerco di dileguarmi, ma tutti loro creano una cerchia attorno a me.
Dylan si avvicina con cautela e mi spinge colpendomi al petto.
Urlo, e tutto intorno a me si fa nero.
Cado nel vuoto più totale.

Mi sveglio di colpo emettendo un grido.
Spalanco gli occhi in preda al panico.
Sono tutta sudata, e solo un attimo dopo realizzo che quello è stato solo un incubo.
Ho il fiato corto.
Poggio una mano al petto cercando di regolare il respiro, ma sono ancora scombussolata.
Sembrava tutto così reale, e non appena ho visto lui, guardarmi in quel modo e parlarmi in quel modo, mi sono spaventata.
Perchè ho sognato lui?
Perchè ho a che fare ancora con lui?
È passata già una settimana da quando non l'ho sentito più.
Dopo aver parlato con il professore, non mi sono più riavvicinata all'aula dove si tiene il corso di canto e Stacey ci fa sempre attenzione, ma ora che è iniziato sembra pensare ad altro.
Non so cosa fare.
Ciò che ha detto il professor McAdam mi ha fatto ragionare molto, riguardo alle possibilità dei college e tutto, ma non posso...Non potrò mai farlo. Non devo farmi condizionare da quelle parole, devo accettare ciò e basta. Devo promettermi che non mi farò più coinvolgere in questa faccenda. È che....quando c'era lui, mi sono sentita per un attimo diversa; per un istante ho avuto la sicurezza di prendere in mano la mia vita e capovolgerla.
Tutto sembra esser svanito insieme a lui.
Basta.
Non devo pentirmi di ciò che ho fatto, ho fatto più che bene ad allontanarlo. Lui stava per peggiorare ancora di più le cose, e io non ho bisogno di lui.

Il suono della sveglia mi riporta alla realtà.
Un'altra giornata da superare? Preferirei morire. Mi ributto giù sul letto tenendomi stretto uno dei tanti cuscini.
«Lily?» mia madre entra affrettata in camera.
«Sì?» mormoro con la voce impastata dal sonno guardandola con un solo occhio aperto.
«Sto andando a lavoro, tuo padre è già uscito di casa. Ci vediamo stasera.»
Annuisco con noncuranza.
È inutile che me lo ripeta mille volte, tanto ogni giorno è la stessa storia.
Fa per uscire quando si ferma alla soglia della porta.
«C'è per caso qualcosa che devo sapere?»
A quella domanda rabbrividisco.
«N-no..perchè?» balbetto deglutendo lentamente.
«Per sapere, so che ci vediamo molto poco e volevo sapere se fosse tutto okay.» accenna piegando gli angoli della bocca formando un piccolo sorriso.
Ne sforzo uno anch'io e lei esce dalla stanza.
Mentire così spudoratamente ai miei mi fa sentire in colpa, ma non potevo permettere che leggessero quella lettera.
Non devono sapere niente della mia situazione a scuola, mi sono sempre impegnata a far sembrare che tutto andasse bene per non deluderli e di certo non potevo permettere che venissero a scoprirlo tramite una dannatissima lettera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 12, 2016 ⏰

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