Me ne sto qui, immobile, davanti all'ingresso di scuola. Dopo l'incontro inaspettato con Jackson, posso aspettarmi di tutto. Sono terrorizzata, non posso fare altro che immaginarmi l'umiliazione che mi farà davanti a tutti.
Non ho il coraggio di entrare, vorrei poter andare via e non tornare più qua, ma ovviamente non posso.
Sono sempre così indifesa in queste siuazioni, non ho mai il coraggio di reagire, sono troppo fragile.Ho sempre pensato che nel corso degli anni, se avessi continuato a dire di sì ad ogni cosa che mi facevano fare, mi avrebbero lasciata in pace. Invece, loro sono ancora qui a tortorurarmi sempre di più, e io sono stanca. Sono stanca di tutto ciò, ma dove le trovo le forze per oppormi? Non ne ho accumulate durante questi anni, quindi credo che la cosa migliore sia continuare così. Smetteranno no?
Ieri sera, dopo il lavoro, sono tornata a casa. Ho sfoggiato uno dei miei tanti finti sorrisi ai miei genitori, perchè voglio che loro mi vedano felice.
Felice.
Quella parola non si addicerà mai a me.Alla solita domanda «Com'è andata?»
Ho risposto per la miliardesima volta «Tutto bene.»
Sono tornata in camera, ho pianto a dirotto, cercando di non farmi sentire.La mia unica via di fuga è quella, anche se lo so che piangendo non concludo nulla. È il mio unico modo di sfogarmi. Sono sola. Piango da sola.
Non ho mai avuto l'occasione di sfogarmi con qualcuno.
Non ho mai parlato dei miei problemi con i miei genitori. So che mi aiuterebbero, ma non voglio fare avere loro delle preoccupazioni.
Hanno solo me come figlia, sarebbe una delusione per loro vedermi così triste, piena di problemi, ansiosa e titubante ogni giorno della mia vita.
Vorrei che siano fieri di me, per questo fingo sempre di essere felice davanti ai loro occhi.Mi faccio un minimo di forza ed entro.
Forza, Lily.
Fai finta di niente e vai per la tua strada.Queste parole iniziano ad espandersi nella mia mente e riesco ad acquistare un po' di coraggio.
Mi guardo intorno, gruppi di ragazzi camminano e mi guardano. Ridono sotto i baffi, mi indicano, si bisbigliano all'orecchio.
Qualcuno mi urla «Collins camerieraaa, Collins camerieraa!»Basta, per favore. Basta.
Li ignoro e vado verso l'armadietto. Se loro lo sanno, sicuramente lo saprà anche Stacey e non perderà tempo a venire a cercarmi.
La campanella mi distrae dai miei pensieri e mi dirigo in classe.
Oggi non mi ritroverò Stacey in classe poichè non frequenta i miei corsi facoltativi, ma non per questo non la incontrerò nei corridoi. Ho tanta paura...e ansia.
Le ore passano velocemente. e a parte qualche risata rivolta a me da alcuni elementi della classe, non ci sono state tracce di Stacey e Jackson.
Mi sento sollevata, almeno per ora.Durante l'intervallo decido di andare all'armadietto per prendere i libri delle ore successive. È una mossa azzardata, lo so, ma cosa dovrei fare? Comunque vada la incontrerei, purtroppo.
Prendo i libri e subito dopo, sento delle presenze dietro di me.
Mi giro e noto con mio grande dispiacere di avere davanti a me Jackson che sghignazza e Stacey che mi fissa divertita.
Sospiro.
«Dicevi che non me ne sarebbe importato, beh, adesso a tutta la scuola interessa il tuo piccolo segreto.» prende parola Jackson.
Rimango immobile. Le gambe tremano. Mi sta scoppiando la testa.
«Collins, mi sorprendi sempre di più! Sei davvero disperata.» esclama Stacey.
«Non sono disperata.»sussurro tra me e me cercando di non farmi sentire.
«Cosa hai detto?» prende il sopravvento Jackson che si avvicina lentamente a me e tira un pugno contro l'armadietto.
Mi irrigidisco e mormoro «Niente.»
Sto trattenendo lacrime.
«Ripeti!» mi urla contro.
Vado nel panico più totale e le lacrime cominciano a scendere e non vogliono fermarsi.
«Niente» dico con la voce tremolante mentre ho il viso bagnato.
Stacey spalanca gli occhi alla scena, prendendo il ragazzo da dietro .
«Okay, può bastare Jackson. L'hai spaventata. La cosa riguarda noi due, quindi non andare oltre.» La guardo sorpresa, ma non troppo.
Mi ha 'salvata' dalle ringhie del suo fidanzato ma cosa intende con quel "la cosa riguarda noi due"? Che mi prenderebbe lei volentieri a pugni?
Entrambi mi guardano con aria disgustata e, prima di andarsene, Stacey mi dice: «Ci vediamo a mensa, Collins.»
Che ha intenzione di fare? Sono agitata.
***
Arrivo a mensa.
Prendo il pranzo e mi siedo in un tavolino lontano da tutti. Provo a mangiare, ma ho lo stomaco chiuso. Non smetto di pensare a ciò che è successo poche ore fa agli armadietti, e ora a mensa sono ancora più terrorizzata. La forchetta trema, e la lascio cadere sul piatto non appena vedo Stacey arrivare verso di me con il suo gruppetto.
«Ma guardala, sola soletta!» esclama con un sorriso a trentadue denti.
Poi riprende: «Perchè non ti sei fatta assumere alla mensa? Saresti stata brava.»
«Ti prego, Stacey..lasciami stare.» borbotto.
«Come dici scusa?» mi guarda con un sorriso malefico, e all'improvviso rovescia tutto il mio pranzo per terra.
Le lancio un'occhiataccia e resto a bocca aperta per il suo gesto.
«Forza, pulisci. Non sei una cameriera?» scoppia a ridere, seguita dal suo gruppo di galline.
Annuisco.
Cosa cazzo sto facendo? Perchè devo annuire senza avere mai le palle di rispondere? Perchè devo essere sempre così debole da accontentare tutti? Perchè non ho forze? Perchè sono presa di mira? Perchè vivo ancora?
«Mi hai sentita? Muoviti!»
La guardo e mi sento mancare il respiro.
Inizio a raccogliere tutto il cibo caduto a terra. Intanto loro si mettono a ridere e mi urlano in coro «Puliscii, fai schifo!»
Una volta finito, prendo le mie cose e vado a casa senza nemmeno guardarli in faccia. Le lacrime rigano il mio viso ininterrottamente.
Corro disperatamente, non so se tornare a casa oppure no.
E se i miei ci fossero e mi vedessero così? E se mi facessero un mucchio di domande sul perchè sono ridotta in questo stato? Non posso rischiare, ma non posso nemmeno andare in giro in questo modo . E se Stacey mi seguisse per umiliarmi più di quanto non abbia già fatto?
Casa mia è l'unico posto in cui posso stare al sicuro, e so per certo che non li incontrerò.Entro e chiudo forte la porta sbattendomici contro. Mi lascio cadere, sprofondata nel dolore. La casa è deserta e il silenzio è ricoperto dai miei continui singhiozzi.
Mi alzo, mi dirigo verso la cucina, sgrufolo tra i cassetti in cui ci sono le posate e prendo un coltellino.
Mi accascio per terra, alzo la manica della maglietta e avvicino il coltellino al polso ricoperto già di tagli.
Più i giorni passano, più le cose peggiorano, più la mia vita fa schifo, e più io continuo.
Le mie braccia sono ricoperte di tagli mai visti da nessuno.
Lo faccio sin dal primo anno di liceo. Lo so che non dovrei, ma mi fa sentire bene. Il dolore psicologico che provo si trasforma in quello fisico ed è come se fosse un sollievo. È questa la sensazione che provo.Il coltellino entra in contatto con la mia pelle. Sento dei brividi lungo tutto il corpo, il sangue inizia a fuoriuscire ma non mi importa.
Continuo per qualche altro minuto, finchè lascio cadere a terra il coltellino pieno di sangue, e mi immergo nel silenzio che regna in casa.
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Can't separate us
FanfictionLily Collins, sedicenne residente a Los Angeles, frequenta il terzo anno dell'high school. Presa in giro ed emarginata da tutti, si trova a far parte di un mondo proprio, fino a quando il destino non la farà incontrare con Dylan O'Brien, diciassett...