Capitolo 4

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C'è silenzio di tomba e non riesco a reggere lo sguardo di Lorenzo.
"Che stiamo aspettando?!" Cinguetta Anna.
"Chi guida?" Domanda Hunt.
"Jacopo." Sbotta Lorenzo.
"Perché io? Ho guidato sta mattina." Dice Jacopo in sua difesa.
"Guidi tu." Insiste Lorenzo.
Perché fa così?
"Forza, Jacopo." Fa Hunt. "Guidi tu."
Il guidatore sbuffa. Lorenzo sorride maliziosamente.
"Comunque ciao, Clarkove."
Lo odio quando mi chiama Clarkove invece di Perrie. È addirittura più facile da pronunciare.
Gli faccio un cenno con la testa corrucciando le labbra, poi faccio per entrare in auto, ma lui mi ferma.
"Perché non mi saluti?"
"Ti prego, Lorenzo. Lasciami in pace, non voglio stare ai tuoi giochetti." Bisbiglio nervosamente.
Non dice niente e molla la presa.
Entro in auto facendo finta di niente, ma lui per qualche secondo non si muove di un centimetro.
"Lorenzo, muoviti! Siamo in ritardo!" Si lamenta Anna.
Lorenzo prende posto accanto a me.
Pessima idea.
Jacopo guida, Anna sta sul posto del passeggero.
Dietro Anna si trova Lorenzo, dietro Jacopo c'è Hunt e in mezzo io.
Anna mette la musica a palla e Jacopo apre tutte le finestre.
Chiacchierano e ridono, cantano e urlano; mi sento a disagio.
Fortunatamente il mio cellulare squilla: Mamma.
"Cavolo.." Ansimo.
Lorenzo mi tocca la gamba. "Che cosa c'è?"
"Uno: togli quella mano dalla mia gamba;
Due: si dice 'che cosa è successo'."
Sospira nervosamente.
"Che cosa è successo carissima Clarkove?" Chiede in tono gentile ma finto.
"Niente."
Batte le mani nervosamente sulle sue gambe. "Come niente?!" Grida.
Cala il silenzio.
"Ehm.." Balbetto.
Grazie, Lorenzo.
"È il mio dottore, dovevo chiamarlo stamattina e me ne sono completamente dimenticata." Invento.
Che fantasia, brava Perrie.
"Allora rispondi." Esorta Anna.
"Vuoi che ci fermiamo?" Chiedono Hunt e Jacopo.
"Stai.." Comincia Lorenzo, ma gli tiro un pizzicotto sulla gamba e lo supplico con lo sguardo di non farlo.
Naturalmente non cede. "Dimmi chi era."
"Lorenzo, lasciala in pace." Ordina Anna che si gira a farmi l'occhiolino e la ringrazio con un cenno del capo.
Tutti riprendono a fare quello che facevano prima, tutti tranne Lorenzo, che guarda fuori dal finestrino, dopo averlo chiuso.
Vorrei parlargli e capire perché mi tratta così, vorrei leggerlo nella mente e capire perché è così lunatico.
Alcune mattine mi capita di vederlo vicino al bar da solo seduto ad un tavolo.
Non riesco a capirlo.
Parlami, Lorenzo, parlami.
Il vetro della finestra riflette i nostri due volti, e i nostri occhi si incontrano.
Tolgo lo sguardo subito.

"Eccoci arrivati!" Grida Anna.
Mi sveglio subito. "Che ore sono?"
"Le 21, mia cara." Sorride soddisfatta.
"Ci abbiamo impiegato quasi un'ora e mezza ad arrivarci?" Mi sorprendo. "Dove siamo?"
"A Torino."
"A Torino?" In pratica sono a casa mia.
Cavolo, se mia madre mi becca a festicciole mi ammazza.
Tutti saltano fuori dalla macchina. Mi accorgo che Lorenzo non c'è.
"È dentro l'auto, sta dormendo." Risponde Hunt.
"Perrie, vieni?" Chiede Jacopo.
"Forza, entriamo." Gli esorta Anna.
Meno male che lei mi capisce, anche se telepaticamente.
Rimango sola fuori, ad ammirare l'enorme palazzo nel quale dovrò entrare. È come un castello, sono curiosa di sapere come sarà l'interno.
"Perché non entri?" Chiede Lorenzo alle mie spalle.
"Stavo guardando la facciata." Rispondo.
"Ah.." Mi prende per il polso. "Allora vieni a guardarlo dall'interno."
Mi blocco. "Che stai facendo?!"
Alza gli occhi al cielo. "Voglio mostrarti l'interno."
Con l'altra mano gli tiro uno schiaffo sul braccio in modo da mollarmi il polso. "Lasciami in pace!"
"Ma che ti prende?"
"Perché sei così calmo adesso?!"
"Perché voglio provare a essere gentile con te." Sibila.
Scoppio in una risata isterica. "Tu?! Gentile con me?! Lorenzo, smettila." Ed entro subito all'interno del locale.
È grandissimo, come pensavo. Ci sono due piani. Al piano di sotto c'è il bar, un'enorme pista da ballo al centro e tanti tavoli e divani sistemati intorno.
Salgo al piano di sopra che si affaccia alla pista sotto e in fondo al piano c'è appesa una tenda che fa da porta a una stanza. Se la sposto c'è un corridoio che ha ai lati tantissime porte. In fondo al corridoio c'è scritto "President".
"Signorina! Non può stare qui!" Ringhia un uomo che penso faccia da bodyguard.
"Scusi, pensavo.."
"Fuori!" Continua senza ascoltarmi.
Scendo di nuovo al piano di sotto dove vedo Anna ballare in pista con intorno tre ragazzi che la palpano in varie parti del corpo.
Non ho idea di cosa fare, così risalgo sopra e vado a sedermi su un divano. Vedo che la gente si diverte ballando.
Continuo ad osservarli finché noto che uno dei ragazzi vuole portarsi dietro Anna ma lei rifiuta.
Lui insiste, ma lei non vuole. La prende per un braccio e la tira, ma lei oppone resistenza. Lei cerca di scappare, lui la colpisce in faccia. A quella scena balzo in piedi e corro ad aiutarla.
"Sei una puttana!" Le urla lui.
La gente ha smesso di ballare, sono tutti fermi a guardare la brutta scena.
Lo sconosciuto continua a colpirla. Non posso sopportare una cosa del genere, prendo da un tavolo un bicchiere e corro verso di lui tirandoglielo in testa con tutta la forza possibile.
Nessuna reazione, il ragazzo alto e muscoloso si gira verso di me con occhi minacciosi, mi butta a terra.
"Tu! Come osi!" Ringhia.
"Marco, no! Ti prego!" Supplica Anna.
Lui la guarda. "Se non tu, allora lei."
Mi prende i per i due polsi e mi trascina fuori fino alla sua auto.
Nessuno ha fatto niente, nessuno ha detto una parola, tutti a osservare.
"Aiuto! Aiuto!" Provo a gridare, ma lui mi copre la bocca. Perché nessuno ha fatto niente?
Mi colpisce di nuovo alla testa. "Zitta, stronza!"
Piango. Non riesco a fermare le lacrime. Perché sono venuta a questa maledetta festa? Perché non sono stata chiusa in camera a studiare?
"Marco! Tutte, ma lei no!" Fulmina Lorenzo.
Lo osservo. È arrabbiato, infuriato.
"Cosa?! Non avete saldato il debito. Questa ragazza può andare bene." Risponde lo sconosciuto accarezzandomi il volto.
Jacopo e Hunt ci raggiungono.
"Marco, ti prego. Non possiamo parlarne?" Insiste Lorenzo.
"No." E apre la porta per farmi entrare in auto contro la mia volontà. Ma Lorenzo e gli altri due lo prendono da dietro e lo gettano a terra.
Lorenzo lo colpisce in faccia.
L'altro tiene resistenza e gli tira un pugno nello stomaco.
Stanno facendo rissa.
Jacopo mi prende in braccio e mi porta verso la nostra auto.
"Stai qui dentro. Non ti muovere, va bene?"
Annuisco con le lacrime agli occhi.
Adesso l'unica cosa che vedo è Lorenzo appoggiato sanguinante su un'auto.
Jacopo e Hunt sono rientrati dentro.
Vorrei sapere cosa sta succedendo, l'atmosfera è troppo carica negativamente. Visto che è solo, scendo dall'auto e mi dirigo verso di lui. Mi da le spalle e vedo lo sconosciuto di prima rialzarsi con un bastone in mano, vuole colpirlo alle spalle. Guardo intorno a me e prendo un bastone massiccio. Cammino alle sue spalle velocemente ma senza fare rumore per non entrare nei guai. Prima che possa tirare una mazzata a Lorenzo inaspettatamente, gliela tiro io. Cade a terra.
Gli esce sangue dalla testa. L'ho ucciso?
Ansimo e respiro affannosamente:"Lorenzo, l'ho.. L'ho.. Sono un'assassina!" Urlo.
Mi guarda preoccupato, ma non è nel panico.
"Niente panico." Mi rassicura.
Lo guardo negli occhi. "Lorenzo, l'ho ucciso!" Urlo ancora più forte di prima. "L'ho ucciso! L'ho ucciso.." Dico diminuendo sempre di più il tono della voce e accasciandomi a terra, ma mi prende le braccia e mi alza.
"Dovevi farlo. Poteva uccidermi."
"Lorenzo, io.."
Ma non faccio in tempo a dire una parola che sentiamo le sirene della polizia.
Sono nel panico, respiro affannosamente e mi trema la voce. "Andrò in galera, ho ucciso.."
Lorenzo mi prende per le braccia e mi scuote. "Perrie, ti sia chiara una cosa: non hai fatto niente e non finirai dietro le sbarre. Ascoltami, adesso corriamo dritto alla macchina e scappiamo. Sii normale e non urlare o attirare l'attenzione troppo. Ok? Ti salverò io."
Mi ha chiamata per nome e mi vuole aiutare.
Posso fidarmi di lui? Chi è sto ragazzo? Che intenzioni ha?
Adesso non posso scappare. Siamo solo io e lui: due persone opposte che però si stanno salvando a vicenda. In questo momento io ho bisogno di lui e lui ha bisogno di me.
"Ok." Faccio un sorriso forzato.
Sorride anche lui, poi mi prende per mano e ci abbassiamo entrambi in modo da non farci vedere.
Entriamo in auto.
Accende il motore.
"Perrie, adesso devi solo fare una cosa."
"Cosa?"
"Tenerti pronta." E in meno di un secondo parte a massima velocità.
Stiamo per essere bloccati da due pattuglie della polizia, ma riesce ad evitarle e va verso la seconda uscita del parcheggio.
Un'altra macchina dei carabinieri la blocca.
"Cazzo." Sospira Lorenzo.
Si ferma ad almeno trenta metri dalla macchina.
"Lorenzo.. Che stai facendo?" Grido.
Mi guarda. "Mi hai promesso una cosa."
Annuisco.
Dopo cinque secondi parte di nuovo a massima velocità.
Cavolo, morirò qui.
Mi ha letto nei pensieri; infatti con la mano destra prende la mia e la stringe. Chiudo gli occhi di fronte a questa scena.
Dopo qualche secondo urla:"Sì, sì cazzo! Brava, Perrie!"
Siamo fuori dal parcheggio.
Sospiro sollevata. Mi massaggio la fronte con la mano destra. "Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo."
Mi guarda sorridendo.
Guardo le nostre mani.
Ogni dito è intrecciato al dito dell'altro.
Lo fisso con occhi interrogativi e si accorge del gesto estremamente carino.
Scioglie la presa. "Scusami." Dice grattandosi la testa. È tutto rosso.
"Il signorino Cox è imbarazzato." Ironizzo ridendo.
"Non farci l'abitudine." Sbotta.
Di nuovo?
"Perché mi tratti così?"
"Così come?"
Sospiro e guardo fuori dal finestrino.
"Hey, Clarkove."
"Lasciami in pace."
"Che ragazza lunatica.."
Lo fulmino con lo sguardo. "Ah, sarei io quella lunatica?!"
"Sì." Risponde guardando dritto sulla strada.
"Ferma l'auto!" Urlo.
"No."
"Ti ordino di fermare l'auto!" Continuo a insistere urlando.
Ci fermiamo accanto a un market sulla strada.
Do una sbirciata intorno. Abbiamo seminato gli sbirri.
Scendo nervosamente e mi allontano.
"Dove vai?"
Non rispondo, continuo ad andare avanti.
"Ti ho fatto una domanda!"
Lo ignoro, fino quando mi prende per un braccio e mi fa girare. I nostri volti sono a cinque centimetri l'uno dall'altro.
Ho le lacrime agli occhi.
Trattieniti, Perrie, non lasciarlo vincere.
"Perché piangi?"
Distolgo lo sguardo dal suo. "Non sto piangendo."
"Ma stai per farlo."
"Ma perché dovrebbe fregartene? Anzi, scommetto che canteresti vittoria!"
"Non riesco a capirti."
Questo è troppo.
"Ah no?! Invece sì, lo sai benissimo! Mi tratti sempre male, sempre a rispondermi con brutti toni! Poi ci sono alcuni momenti come oggi che sembri preoccupato per me e.. E.."
Ho suscitato la sua curiosità. "E?"
"Ti odio! Perché non la smetti? A che gioco stai giocando? Mi vuoi prendere in giro? Vuoi colpirmi? Fallo! Fallo adesso! Tanto sono stata già colpita prima alla nuca! Una botta in più o in meno non fa differenza! Perché mi odi? Cosa ti ho fatto?! Eh?! Perché proprio a me e non un'altra?" Singhiozzo. Ecco, sto piangendo.
Non riesco a guardarlo, sto troppo male.
Alza con un dito il mio mento e sta per baciarmi, ma glielo impedisco.
"No, Lorenzo. Non sono una ragazza così facile. Non ti permetterò di prendermi in giro. Non questa volta." Bisbiglio. "Adesso vattene."
Non se lo fa ripetere due volte. Infatti se ne va.
Aspetto vari minuti, poi vedo un taxi. Gli faccio l'auto-stop.
"Dove la porto?" Chiede il tassista.
"Milano. Università degli studi della Lingua e Letteratura straniera."
"È lontano, il prezzo sarà alto."
"Non importa." Sibilo.

In camera inizialmente appena Anna entra mi fa la ramanzina sul fatto che abbiamo lasciato lei e gli altri due soli.
"Mi dispiace." Singhiozzo.
Anna si calma. "Perché piangi?"
"Perché Lorenzo mi tratta male."
"Fa sempre così, non ci sperare tanto. Da lui non aspettarti molto, è fatto così."

Tutto il resto della settimana trascorre tranquillo.
Mi capita di pensare a cosa ho fatto e quanto mi sento in colpa. Lorenzo mi ha salvata, ma anche io ho salvato lui.
Per Tedesco nessuno si presenza come supplente per filologia, ma questo è un dettaglio.
Lorenzo non visita più Anna, non entra più nella nostra camera.
Meglio così.
Molte volte mi capita di pensarlo. Perché quella volta ho pianto sulla strada? A me di lui non importa niente, né tantomeno a lui.
Siamo troppo diversi l'uno dall'altro.

"Ciao, Perrie." Mi saluta Larry appena mi siedo davanti a lui per fare colazione.
Quando sto per ricambiare, vedo che ha un'occhio nero.
"Cosa ti è successo?!"
Quello che mi dice in seguito mi lascia senza fiato.

How can you love me? Lorenzo Ostuni (Favij)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora