Il rovescio d'una camicia

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Piano, piano,
uno alla volta, abbottono
i dischetti neri appesi alla camicia;
sembrano quasi appigli sicuri
su cui sorreggersi.

Guardo lo specchio:
indosso comodamente una sensazione fredda,
dura quanto il marmo,
umida come il muschio
-Tanti la chiamano Paura-

E così
vedo una ragazza che tremando
si tiene con le unghie al vetro:
è testarda.

Poi di getto impreco;
la camicia è al contrario!
Con le vene che pulsano rumorosamente,
la tolgo maldestramente
-D'altronde la paura o ti inghiotte
o la si abbatte-

Rimetto la camicia
ed ora sa di caldo,
morbida quanto il mare,
profuma di vaniglia
-Mi dicono che il rovescio della paura
è sempre stata la speranza- Come il rovescio della mia camicia
a contatto con la mia sostanza.

Noto solo adesso
allo specchio
l'illusione d'un sorriso
ma volto le spalle e chiudo la porta.
Aspetterò la sera,
bagnata dalla luna,
vuota dal peso di ció che indosso
per vedermi nuda.

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