UNO TRA TANTI

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" Si può sapere dove diavolo siete andate a cercare il bagno?"

Eren lanciò alle due ragazze uno sguardo di rimprovero, indicando l'ora sul cellulare.

Mikasa alzò le spalle. "Kari non ha voluto usare i bagni chimici, quindi abbiamo dovuto camminare fino ad un locale decente."

"..e Mikasa ha perso tempo ad aggiustarsi il trucco." L'amica le mostrò la linguaccia.

"Ok, ok, non voglio sapere di chi è colpa." Sospirò Eren. "Siete state via per ore! Eravamo preoccupati!"

Mikasa abbassò lo sguardo.

"Eren...."

"..Si?"

"Eren.."

"Che cosa c'è?"

"Eren..."

La ragazza rialzò lo sguardo e gli buttò le braccia al collo, stritolandolo. "Eren non è arrabbiato con me, non è vero? Eren... " Gli sussurrò nell'orecchio.

Il ragazzo trasalì. Se non l'avesse perdonata, Mikasa avrebbe continuato a ripetere il suo nome in quella maniera inquietante fino a quando non si sarebbe arreso.

-Questo è giocare sporco, Mikasa.- pensò.

"E va bene, e va bene, non sono arrabbiato. Ora basta però, ci stanno guardando tutti!"

Il gruppo di amici si voltò verso la fila di altri fan che, come loro, stavano aspettando l'apertura del locale. Tutti gli occhi scrutavano curiosi la piccola commedia che si stava consumando proprio di fronte alla porta d'ingresso. Eren sorrise. Arrivare così presto era valso qualcosa, per lo meno: si erano assicurati il posto in primissima fila, avevano avuto tutto il tempo di fare shopping, e lui si era fatto un amico, anche se non sapeva bene se chiamarlo "amico" fosse esattamente il termine giusto. Scrutò la folla alle sue spalle, cercando la sua testa incappucciata, ma senza successo.

Strano, pensò, Levi era arrivato parecchie in anticipo, avrebbe dovuto essere in fila davanti a lui o al massimo poco più indietro.

Lo scatto della porta d'ingresso lo distolse dai suoi pensieri, in breve qualsiasi cosa divenne un via vai confuso. La folla di fan si riversò all'interno del locale come una mandria di bufali inferociti, travolgendo tutto e tutti; Eren venne trascinato sotto al palco, si appigliò per non essere trasportato lontano dalla fiumana, e con la coda dell'occhio scorse Kari, Mikasa ed Armin fare lo stesso poco distante. Li salutò con la mano, chiedendosi se avesse dovuto raggiungerli, ma no, decisamente non era il caso. Non voleva perdere l'occasione di poter osservare i No Name da vicino, non avrebbe messo a rischio il suo posto in prima fila per nulla al mondo.

La folla strillava, saltava, spintonava urlando il nome della band a squarciagola per chiamarli sul palco. Un gruppo di fan esaltati prese a spintonare qua e là il ragazzo tirandogli spallate, mentre la sala si illuminava dei giochi di luce dei faretti.

Ecco, lo sapeva, sarebbe tornato a casa pieno di lividi ma ora come ora non gliene sarebbe potuto fregare di meno. Dio! Loro erano lì! A pochi metri, Cristo santo!

Eren prese un bel respiro cercando di calmare il tremore alle mani. Doveva rimanere calmo, se fosse svenuto come una donnicciola non se lo sarebbe mai perdonato

Ad un tratto la folla esplose in un boato, il tizio accanto a lui fischiò perforandogli il timpano. Eren alzò lo sguardo ed i suoi occhi incontrarono il viso della donna che stava avanzando verso il microfono, ad appena un metro e mezzo da lui.

NO NAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora