SONO ASSENTE DA WATTPAD DA DAVVERO TANTO TEMPO. NON SO COME MAI, AVEVO PERSO LA VOGLIA DI SCRIVERE. FORSE AVEVO BISOGNO DI TORNARE PER UN PO' ALLA VITA REALE. MI SONO DAVVERO ARRIVATE DAVVERO MOLTE RICHIESTE DI AGGIORNAMENTO, ED OGNI VOLTA CHE NE LEGGEVO UNA, ANDAVO AVANTI UN POCHINO E POI MI ARENAVO DI NUOVO. MI DISPIACE. DICO SUL SERIO, PER VOI TUTTI A CUI QUESTA STORIA E'PIACIUTA E STA' PIACENDO, MI DISPIACE DI AVER ASPETTATO UN ANNO PRIMA DI AGGIORNARE. PER LO MENO ORA SAPETE CHE LE VOSTRE RICHIESTE NON SONO STATE INUTILI, MA SONO SERVITE A QUALCOSA. SE QUALCHE LETTORE E' RIMASTO SAPPIA CHE MI DARA' LA FORZA DI SCRIVERE ANCORA :) (forse troverete il mio stile di scrittura un po' cambiato. Spero non vi dispiaccia:)
BUONA LETTURA
Grisha non era mai stato un uomo di cui ci si potesse fidare, nè era mai stato un padre modello o un marito affettuoso; non era nemmeno un esempio di mentalità aperta. Però una qualità ce l'aveva: sapeva fare il suo lavoro.
La naturalezza con cui eseguiva le misurazioni aveva un che di ipnotico. Le mani si muovevano esperte, i movimenti erano netti e precisi. Eren poteva immaginare quelle dita impugnare il bisturi accanto al tavolo della sala operatoria, sotto il getto di luce delle lampade, mentre un gruppo di infermieri in camice e mascherina verdi attorniava il corpo disteso sul tavolo. L'immagine lo disturbava, non per il sangue che colava dalla ferita inferta dal bisturi, ma per il suo significato. Forse, quelle mani avevano salvato delle vite umane. Non avendo mai avuto un buon rapporto con lui, non aveva mai indagato sulle esperienze lavorative del padre. L'ultima volta che aveva controllato, era medico al pronto soccorso. Che gli fosse capitato di operare d'urgenza in assenza di un vero chirurgo, era un'opzione verosimile. "Grazie a Grisha Jeager, a questo mondo c'è gente il cui cuore batte ancora" pensò Eren "Ma Grisha non può pensare di riparare i cuori che ha spezzato con ago e filo, come farebbe in sala operatoria."
Grisha sembrò avvertire il pensiero del figlio, perché quando si voltò verso di lui aveva il volto contratto in un'espressione quasi colpevole.
"Per adesso, non posso fare nient'altro."disse.
Eren fece cenno di assenso, e rimase in silenzio. Il suo sguardo indugiò sulla fragile creatura distesa nel letto. I capelli corvini erano cresciuti ed ora ricadevano in ciocche scomposte sul cuscino e sulla fronte, accentuando il colorito cadaverico del corpo. La sofferenza che Levi stava provando traspariva a malapena, attraverso il sudore che imperlava la pelle diafana, e dalle sopracciglia leggermente corrucciate.
"Non è in coma."disse Grisha. "Anche se potrebbe sembrare. Il suo corpo sta combattendo una dura lotta, e la febbre, molo probabilmente, salirà ancora."
"Per quanto tempo?" Chiese Eren.
"Dipende. Potrebbero essere un paio di giorni, o un'intera settimana. Al momento Levi riesce a ricevere stimoli esterni. Se gli parli, forse non riuscirà a comprendere il senso delle tue parole, ma gli farà bene."
Eren annuì. Dato il suo sentimento di impotenza, sapere che anche un solo piccolo gesto da parte sua sarebbe stato utile lo faceva sentire meglio. Sarebbe rimasto a casa da scuola. Avrebbe vegliato su di lui, aspettando che migliorasse.
Grisha raccolse gli strumenti del mestiere, adagiandoli in una valigetta di pelle marrone dall'aspetto antiquato. Anche in quell'operazione riusciva a riporre una precisione chirurgica: Ogni strumento veniva pulito accuratamente con uno straccio ed osservato controluce come fosse un pezzo d'argenteria, prima di essere riposto nell'apposito scomparto. Quell'operazione durò circa dieci minuti, durante i quali nessuno dei due emise fiato. Nella penombra della camera, Eren osservava in silenzio solenne, quasi stesse osservando un sacerdote compiere un rito sacro. Quando Grisha richiuse la valigetta, anche quell'atmosfera sparì, risucchiata anch'essa al suo interno.
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NO NAME
Hayran KurguNessuno sa chi si nasconda dietro alle bende che celano lo sguardo di "L", il misterioso leader della famosa band No Name; nessuno, nemmeno i numerosi giovani che finiscono nel suo letto. A Levi Ackerman va bene così, non c'è bisogno di diventare tr...