"Dove sei stato? Perché hai fatto così tardi? Perché non sei tornato a casa assieme agli altri?"
Eren si portò le mani alle tempie, massaggiandosele. Accidenti, quella specie di interrogatorio gli stava dando il mal di testa..
"mamma te l'ho detto... i bus di notte sono pochi, e con Jean col cavolo che torno a casa! Lo sai che non lo sopporto."
Carla sospirò e scosse la testa, sconsolata. Afferrò una sedia, scostandola dal tavolo e si sedette, facendo segno ad Eren di fare lo stesso. Lui la guardò per un istante, prima di accomodarsi di fronte a lei. Non riusciva a capire il perché di tutta quella situazione. Insomma, non era certo la prima volta che gli capitava di tornare a casa a notte inoltrata. D'accordo, era la prima volta che lo faceva da solo, forse, ma dopotutto era quasi maggiorenne, no?
"Eren.." Esordì Carla, allungando le mani verso le sue ed afferrandole con dolcezza. "Lo capisci, vero, che è naturale per una madre preoccuparsi? Io ti voglio bene, non so cosa farei senza di te. Se anche tu...se anche tu sparissi.."
"Non dirlo neanche per scherzo." Negli occhi di Eren balenò un lampo di rabbia. "Io non sono come quell'uomo..io non sono come mio.."padre".
La madre di Eren sorrise malinconica. "Lo so tesoro, lo so. Ma vedi, ci sono molti modi di sparire. Se ti succedesse qualcosa, il mio cuore non reggerebbe."
Il significato di quelle parole finalmente si fece strada nella mente di Eren.
"Non succederà! Mamma, so badare a me stesso, puoi stare tranquilla." Le rivolse un sorriso, cercando di confortarla, stringendo le piccole mani delicate tra le sue.
La donna sospirò ancora, alzando lo sguardo per incontrare i tuoi occhi.
"Tesoro, c'è ancora una cosa che devo dirti."
"Ti ascolto."
"Tuo padre... verrà a trovarci tra qualche giorno. Questa volta...solo per questa volta, vorrei che lo incontrassi. So bene che non ci vai d'accordo, ma deve dare a te e Mikasa un'annunciò importante, quindi ti chiedo solo questo. Resisti un pomeriggio, o almeno qualche ora, per piacere, fallo per me."
L'espressione di Eren tornò ad incupirsi.
"Non voglio vederlo."
"Per piacere, Eren.."
"E va bene!" Il ragazzo si alzò dal tavolo, spingendo in fuori la sedia con troppa forza.
Se lo avrebbe fatto sarebbe stato solo per sua madre.
Corse di sopra, aprì la porta della camera con la chiave al collo e ci si chiuse dentro, buttandosi a peso morto sul letto.
Perché?
Perché Quell'uomo continuava a tornare?
Cosa sperava di fare? Anche pensando che la mamma e Mikasa lo avevano perdonato, lui non avrebbe mai potuto. Li aveva lasciati soli, a smaltire la valanga di debiti che aveva accumulato a loro insaputa. Aveva abbandonato sua madre per un'altra donna ed aveva anche avuto il coraggio di rifarsi vivo, anni dopo, chiedendo perdono.
"Che vada a farsi fottere."
Se c'era una cosa che non avrebbe mai potuto dimenticare, erano le lacrime di sua madre mentre gli abbottonava il grembiulino della scuola materna, sussurrandogli: "Ora sei tu l'uomo di casa, vedi di comportarti bene, ok?"
Rimase qualche minuto in posizione supina, con lo sguardo incollato al soffitto. Voleva solo cercare di non pensarci. Anzi, non voleva pensare a nulla. Aveva già ricevuto troppe delusioni, ultimamente.
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NO NAME
FanfictionNessuno sa chi si nasconda dietro alle bende che celano lo sguardo di "L", il misterioso leader della famosa band No Name; nessuno, nemmeno i numerosi giovani che finiscono nel suo letto. A Levi Ackerman va bene così, non c'è bisogno di diventare tr...