18. OUR WAR ZONE

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Dopo quattro interminabili ore di lezione mi dirigo finalmente verso l'uscita cercando con lo sguardo Ryan, a causa dell'enorme quantità di persone che mi stanno spintonando ovunque non riesco a mettere a fuoco i volti e, svantaggiata dalla mia misera altezza, non vedo nessun viso familiare. Questione di secondi e mi ritrovo a terra, qualche demente idiota deve avermi fatto cadere, mi giro di scatto cercando con lo sguardo il colpevole di questo atto a dir poco deplorevole ma evidentemente chiunque mi abbia buttata a terra se l'è già data a gambe
I soliti codardi
Cerca di sdrammatizzare il mio subconscio,
con tutta questa gente accalcata non sono in grado di rialzarmi e ogni tentativo finisce col fallire spudoratamente. All'improvviso mi sento sollevare, disorientata mi volto per riscoprire con orrore di chi si tratta
- Dov'è il tuo fidanzatino? -
mi sussurra all'orecchio afferrandomi i polsi facendo pressione
- Noel, lasciami andare -
Lo intimo cercando di liberarmi dalla sua stretta
- Lo vedi cosa mi ha fatto? Dovete pagare tu e lui. -
Ammette indicandosi un'evidente ferita alla guancia, stento a credere che le parole che sta pronunciando stiano uscendo realmente dalla bocca di una persona che ritenevo essere mio amico. Ad un certo punto mi strizza il fianco arrecandomi un dolore fastidioso, l'ansia comincia a bussare alle porte della sopportazione e mi sento avvampare,
ma è possibile che nessuno si renda conto di quello che sta succedendo?
- Non toccarmi! -
Grido tirandogli una ginocchiata nello stomaco e cercando di correre via ma, ironia della sorte, mi sento afferrare nuovamente per il polso che non smette di farmi male e tirarmi indietro
- Hai fatto un grosso errore -
Mi minaccia pretendomi la sua erezione sulla schiena, per poco non vomito a quel contatto e, inconsciamente inizio a piangere gridando il nome di Ryan o di qualsiasi altro cristo che venga in soccorso ad aiutarmi
- Cristo Chiara! -
Come se fosse la scena di un film Ryan mi corre incontro con la preoccupazione dipinta sul viso, mi fiondo nelle sue braccia stringendolo quanto le mie forze mi permettano, lui mi afferra i polsi squadrando con orrore i lividi che mi ha lasciato Noel. Un'espressione di disgusto misto accanimento si teletrasporta sul suo volto, istantaneamente si gira verso colui che mi ha recato tutto questo
- Dove si è cacciato quel bastardo?! -
Grida attirando l'attenzione di tutti, ecco quando grido aiuto non mi caga nessuno mentre evidentemente la sua voce minacciosa deve attirare molta attenzione da quando posso vedere.
Cerco di pensare positivo e soprattutto di non attirare nuovamente troppa attenzione su di noi anche perché diventare l'argomento di tutti i pettegolezzi non rientra nei miei "scopi di vita"
- Ryan...ti prego, andiamocene -
Lo supplico quasi singhiozzando, il suo sguardo si sposta sul mio e si addolcisce quel poco dal permettergli di ragionare
- Okay, andiamo -
Afferma in fine prendendomi per mano e conducendomi verso la sua auto, salgo velocemente e richiudo la portiera alle mie spalle sospirando pesantemente; il tempo di mettere in moto e siamo partiti
- Stai bene? Ti fanno male? -
mi chiede indicandomi i polsi, tentennando gli rispondo nel modo che gli permetta di mantenere la calma
- Si va meglio -
ammetto sorridendo debolmente, la sua mano si posiziona sulla mia stringendola. Dopo pochi minuti siamo arrivati a casa mia, parcheggia la macchina e ci dirigiamo verso l'entrata, ovviamente mia mamma non è in casa ma dato il lavoro che fa mi stupirei se lo fosse. Lascio cadere la cartella per terra e mi siedo sul divano sfinita, Ryan si siede accanto a me cricondandomi con il suo braccio. Mi prende delicatamente la mano destra con la sua e inizia a giocherellare con le mie dita, ad un certo punto se la porta alle labbra e lascia dei baci delicati sul palmo proseguendo fino al polso
- Nessuno deve permettersi di farti del male -
Mi ricorda sussurrando
- Nessuno -
rimarca
- Sto bene - gli assicuro appoggiando la testa sul suo petto
- Ma lui o chiunque altro non deve toccarti nemmeno con un dito, tu sei mia -
Un sorriso gigantesco mi occupa tutta la faccia e devo dire che la giornata sta prendendo la piega giusta
- Tua? -
gli chiedo ironica
- Si -
Accentua lasciandomi un buffetto sulla punta del naso, avvicino le mie labbra alle sue e le sfioro debolmente lui si avventa su di esse senza lasciargli via di scampo, la sua lingua chiede l'accesso premendo sul labbro inferiore e io glielo concedo immediatamente.
- Ho fame -
ammette di tutto punto
- Facciamo gli chef professionisti? -
Chiedo ridendo
- Se me lo concede, con grande piacere- dice alzandosi e dirigendosi verso la cucina col fare da "sono figo solo io" che amo.
- Ma certamente -
Ammetto inchinandomi
- Ma prima dovrei cambiarmi tesoro -
Dico sgattaiolando di sopra e chiudendomi nella mia stanza, indosso un paio di pantaloncini e una maglietta a maniche corte e scendo velocemente al piano inferiore riscoprendo Ryan con indosso un grembiule floreale. Trattengo a stento le risate e mi incammino nella sua direzione
- Cosa c'è di tanto divertente? -
Mi chiede offeso
- Mhh non saprei -
Tentenno indicando ciò che sta indossando
- Ma non preoccuparti, sei sempre bello -
gli dico lasciandogli un bacio sulla guancia, lo vedo sorridere fieramente e porgermi un altro grembiule che mi accingo a indossare.
- Allora cosa mangiamo? -
chiedo sentendo la mia pancia brontolare e richiamare la mia attenzione
- Stando a quanto suggerisce il tuo stomaco qualcosa di veloce a preparare -
ammette accarezzandomi il ventre, gli faccio la linguaccia e mi dirigo verso il frigorifero prendendo quattro uova e una cesta di pomodorini
- Frittata e pomodorini -
propongo sperando che acconsenta
- Perfetto -
ammette cominciando a rompere le uova all'interno di un piatto e a mescolare il tutto, per rendermi utile afferro un tagliere e un coltello dalla credenza e inizio a preparare quello che sarà il nostro contorno
Afferrare dei pomodorini sai che lavoraccio faticoso sarà!
Cerca di sminuire il mio stupido subconscio che dovrebbe imparare a tacere.
Dopo qualche pomodoro affettato e un paio di giri di frittata il pranzo è pronto come noi siamo pronti a gustarlo
- Buon appetito - auguro
- Buon appetito aiuto chef -
mi risponde
- Vorresti dire capo chef - preciso vantandomi delle mie capacità culinarie nell'affettare pomodori
- Sisi certo -
dice soffocando una risata, se non lo amassi così tanto gli tirerei qualcosa in testa in questo preciso momento ma purtroppo l'amore che provo per questo ragazzo frena mi miei istinti lesionisti. Wow ho davvero detto di amarlo, è la prima volta che lo penso dopo il ricongiungimento e mi sembra tutto così reale adesso che l'ho realizzato, ho solo il timore di dirglielo, il mio buon senso mi suggerisce di aspettare prima di dire qualcosa che magari lui non prova per me....ma mi sembra cosi cambiato, cosi maturato, staremo a vedere.
Assorta nei miei pensieri non mi rendo conto che non ho ancora toccato cibo, mi affetto a mangiare prima di destare sospetti che dovrei confutare. Dopo aver finito di pranzare in silenzio mi accingo a lavare i piatti, improvvisamente due mani mi circondando la vita accarezzandomi i fianchi delicatamente, due labbra si posano dolcemente sul mio collo e sento il suo sorriso sulla mia pelle. Emetto una moina sorridendo per il solletico che mi sta recando, gli accarezzo la guancia bagnandolo apposta e sporcandogli il naso con la schiuma, una scintilla di divertimento si scaglia nel sui sguardo e, dopo aver immerso le mani nel lavello mi cosparge di acqua ovunque i miei movimenti per cercare di liberarmi gli permettono. Ad un certo punto mi immerge completamente il sedere nell'acqua, strabuzzo gli occhi per la sorpresa e mi aggrappo al suo collo allacciando le gambe alla sua vita stringendomi più che posso, lancio un paio di urletti isterici e gli mordicchio il lobo dell'orecchio per distrarlo.
- Dai stupido! -
Lo rimprovero picchiandolo sulla schiena, lui mi pizzica il sedere completamente inzuppato d'acqua e ride come un bambino
- È la seconda volta che la tua amica mi aiuta a trovarti, non va bene che ci sia una persona che tiene più a te rispetto a me -
Mi sussurra all'orecchio
Cosa? Che amica?
- Cos'hai detto? -
gli chiedo tornando improvvisamente seria
- Si la tua amica..Jess, Ginny... -
- Giordy? -
Chiedo sorpresa
- Si..ecco lei -
- Ti ha aiutato a trovarmi..quando?-
Devo arrivare fino in fondo a questa stroia e fin ora non sto capendo molto di ciò che sto sentendo
- Quando eri finita da Noel e oggi...quando quel 'coso' Ti stava..- ammette non riuscendo a finire la frase e serrando il pugno, gli accarezzo le braccia per discostare i suoi pensieri e continuo ad indagare sull'accaduto
- Ah..-
Ah beh se questo è il tuo modo di indagare allora siamo messe bene
Mi rimprovero dando ragione al mio buon senso
- Ah..? Ora non dovresti metterti ad elogiare tutte le sue qualità cercando di convincermi di quanto sia favolosa? -
Ah ora si mette anche a fare lo psicologo interprete?
- Diciamo che non siamo nel periodo più florido della nostra amicizia, abbiamo avuto una lite abbastanza accesa l'altro giorno...per il fatto che mi ha letteralmente lasciata da sola alla tua festa e... -
Non mi da il tempo di finire la frase che mi parla sopra iniziandone un'altra
- Per quanto possa essere successo, da quello che vedo tiene molto a te e credo che sia stupido buttare via qualcosa di così bello non trovi? -
Per quanto le sue parole possano indurmi al nervosismo devo ammettere che in fin dei conti ha ragione...e in più se l'ha aiutato a trovarmi con l'intento di aiutare me anche quando le ne ho dette di ogni devo dargli maggiormente ragione. In effetti lei è stata una delle uniche persone che ha creduto veramente in questa storia e che ha voluto sempre il meglio per me. È incredibile quanto persone del genere siano difficili da trovare e così facili da perdere, avrei dovuto stare molto più attenta alla nostra amicizia...mi sento terribilmente in colpa, la prima cosa che faró domani sarà parlarle.
È strabiliante quanto questo ragazzo possa indurmi a pensare effettivamente la cosa giusta senza cercare di influenzarmi.
- Hai ragione -
Dico in fine prendendomi nei suoi occhi senza smettere di sorridere e dimenticandomi persino di avere il sedere completamente immerso nell'acqua.

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