LITTLE THINGS

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Le mie palpebre vengono carezzate dalla lieve luce che si staglia attraverso le tende senza lasciarmi scampo. Sono sveglia.
Mi stropiccio gli occhi e mi accoccolo al braccio di Ryan che sta ancora dormendo, ripercorro con la mente la tragedia di ieri sera causandomi un nodo al petto. Chiunque sia il maniaco che sta facendo tutto questo dovrá pagarla cara, ma sono terribilmente spaventata da questa situazione e l'ultima cosa che voglio è mettere in pericolo le persone a cui tengo.
Prima che possa finire di formulare i miei pensieri sento il respiro di Ryan farsi meno regolare giungendo così al suo risveglio.
- Buongiorno -
Lo saluto carezzandogli la guancia con il dorso della mano, lui in tutta risposta esibisce un sorriso dolce per poi rispondermi
- Buongiorno, che ore sono? -
Lancio un'occhiata all'orologio rendendomi conto che è ancora relativamente presto per alzarsi, ma in teoria dovrebbe andare a lavoro.
- Le otto -
Ammetto sbadigliando, lui sgrana gli occhi per poi buttarsi a peso morto sul cuscino
- Ma non è giorno! Le otto? Come minimo ci svegliamo alle dieci -
Afferma facendomi capire che non ha intenzione di alzarsi da questo letto prima delle dieci, inizio a lasciargli piccoli baci sul collo.
- Hai ragione, non è giorno. È solo uno sciocco inganno del sole che vuole indurti a svegliarti per andare a lavoro -
Dico sorridendo, lui ha come un raptus e si porta le mani nei capelli strattonandoli
- Cazzo. Oggi ho il primo turno -
Ammette quasi gridando, afferra il telefono e comincia a comporre un numero
- Cosa fai? -
- Chiamo per avvisare che non andró -
Gli strappo immediatamente il telefono di mano e chiudo la telefonata, l'ultima cosa che voglio è che venga licenziato per causa mia.
- Non ho intenzione di lasciarti qui da sola -
Ammette guardandomi in modo autoritario, gli prendo dolcemente le mani e gli comunico la mia decisione sul dafarsi.
- Cosa? Venire con me? -
Mi risponde sorpreso.
- Si, che problema c'è? -
Domando innervosita. Non credo che ci siano problemi se vado con lui a lavoro, potrei mettermi in un angolo senza dare fastidio a nessuno per studiare.
- Nessuno..solo che so per certo che ti annoieresti a morte, non è un posto in cui ti piacerebbe stare -
É una dannatissima officina! Non penso proprio di essere così altezzosa da non poter mettere piede in un'officina.
Inizio a guardarlo male, questa volta non l'avrá vinta lui.
- Intendevo dire che non è un posto in cui porterei la mia ragazza -
- Mi reputi troppo debole e indifesa? -
Ammetto inarcando il sopracciglio, andiamo di bene in meglio.
- Non ho detto questo...- afferma, ma senza dargli il tempo di finire lo precedo e impongo la mia decisione.
- Va bene piccola -
Dice infine lasciandomi un bacio sull'angolo della bocca, esibisco un sorriso di conquista per poi alzarmi dal letto e cominciare a prepararmi. Afferro un paio di jeans e un maglione rosa antico dalla valigia fiondandomi in bagno e precedendo il mio ragazzo, mi lavo velocemente per poi passare ai denti. Applico un trucco leggero, mi vesto e mi pettino con cura i capelli, in cinque minuti sono pronta e lascio il bagno a Ryan che vi s'incammina troppo lentamente.
- Farai tardi! - Lo sgrido ricordandogli che qualche minuto prima era in panico pensando di essere in ritardo.
- Ti amo anch'io -
Afferma in tutta risposta strappandomi un sorriso, do uno sguardo allo stato in cui è la nostra...cioè la sua stanza e decido di sistemare giusto quel che il tempo a disposizione mi permette.
Rifaccio accuratamente il letto e ripongo i vestiti sporchi nella cesta dei panni, guardo soddisfatta il mio lavoro e mi siedo sul letto aspettando Ryan.
Due minuti e qualche sbadiglio più tardi sento la porta del bagno aprirsi e il mio ritardatario esce di corsa correndo al piano di sotto, lo seguo velocemente e in un batti baleno siamo in macchina.
- Mi sono portata qualcosa per tenermi occupata -
Ammetto sfoggiando il mio amato quaderno di storia, lui sposta lo sguardo su di me per poi accennare un sorriso.
- Hai fatto bene -
Ammette ritornando a fissare la strada.
- Beh si, anche se...avrei tranquillamente potuto aiutarti -
- Saresti troppo sexy con la mia divisa e non riuscirei a toglierti gli occhi di dosso -
Dice poggiandomi una mano sulla coscia carezzandola, mi mordo il labbro inferiore ripensando a quello che ha appena detto senza fare a meno di montare e rimontare pensieri che non avrei mai creduto di poter formulare. Avvampo immediatamente e mi porto le mani sul viso cercando di tornare in me ed evitando di dare troppo dell'occhio.
Ormai è fatta tesoro!
Mi comunica il mio subconscio che a quanto pare ha assunto il ruolo di veggente.
- Ti ho vista! sei arrossita. A cosa stavi pensando? -
Esclama Ryan ridendo.
- C-cosa? A niente! Non sono arrossita, ti è solo parso -
Dico cercando di mentire al meglio, ma ovviamente lo sto facendo con la persona sbagliata dato che è l'unico che riesce a stanare le mie bugie.
- Ah la mia piccolina pervertita -
- Non chiamarmi in quel modo! -
Esclamo ridendo
- Quale? Pervertita o piccolina? -
Chiede guardandomi con aria di sfida e parcheggiando la macchina.
- entrambi! -
Ammetto ridendo e scoccandogli un bacio, un bacio troppo corto per entrambi dato che mi tiene leggermente la nuca per impedire che finisca. La sua lingua sfiora il mio labbro inferiore ed io schiudo le labbra.
- Ehm ehm! Ti pago per lavorare ragazzo! Non per pomiciare con la tua ragazza -
Risuona la voce di quello che dev'essere il suo datore di lavoro, mi separo con fatica da lui scendendo dalla macchina. Mi prende per mano e c'incamminiamo verso l'ingresso.
Mentre entriamo il mio sguardo si posa su qualsiasi cosa all'interno dell'enorme stanza: Ci sono una moltitudine di pezzi di ricambio, attrezzi e una fila di macchine da riparare. Per quanto possa non essere l'esempio più eclatante di eleganza, questo posto mi da un senso di protezione e non dispiace essere qui. Mi posiziono su una poltroncina in un angolo remoto della stanza, incorocio le gambe e comincio a sfogliare il mio adorato quaderno di storia, tuffandomi nei meandri della rivoluzione economica.
Dopo un'abbondante ora sento gli occhi farsi pesanti e decido di interrompere il mio studio, mi accoccolo sulla poltrona portandomi le ginocchia al petto senza smettere di  guardare il mio ragazzo lavorare. La canottiera che indossa è estremamente attillata e il tono muscolare è messo in risalto in modo tale che non riesca a staccargli gli occhi di dosso.
Okay la situazione si sta facendo compromettente
Mi rimprovera il mio stupido subconscio, che non ha tutti i torti...
Oddio cosa vado a pensare! La mia mente sta diventando terribilmente perversa a furia di stare con Ryan!
Inzio a ridere da sola portandomi le mani sul viso, nascondendolo.
Sento due braccia forti che mi sollevano e inizio a dimenarmi sapendo perfettamente di chi si tratta
- Ryan!!! -
Grido picchiandolo sulla schiena
- A cosa stavi pensando di così divertente piccola perversa? -
Mi domanda pizzicandomi i fianchi, roteo gli occhi trattenendo le risate. Ovviamente non glielo diró mai.
- Non dovresti lavorare tu? -
Chiedo cambiando discorso
- Eri troppo occupata a pensare qualcosa di sconcio che non ti sei accorta che sono tutti in pausa pranzo, siamo soli soletti -
Afferma facendomi notare che in effetti non c'è nessuno.
Mi mordicchia leggermente il collo e mi posiziona sul bancone degli attrezzi, cricondandomi i fianchi.
- E poi sono io la pervertita -
Ammetto carezzandogli i capelli, gli sfioro le labbra con le mie e mi allontano leggermente. Il poco tempo che ho passato con Grele mi ha aiutata a maturare sul fatto di farsi desiderare e devo dire che da i suoi frutti, sento Ryan venire maggiormente vicino e lo allontano leggermente.
- Pausa finita, la crisi economica mi aspetta - Ammetto schioccando la lingua e tentando di scendere dal tavolo. Ma Ryan tiene la presa ben salda cominciando a passare la lingua sul mio collo fino ad arrivare al tessuto del maglione.
- Ei tu, mi stai distraendo. Io dovrei studiare, mi avrai sulla coscienza se prenderò un brutto voto -
Affermo cercando di lottare contro la parte irresponsabile del mio cervello.
- Non credere di scapparmi così facilmente-
Ammette carezzandomi il fianco, mi solleva per poi poggiarmi per terra e lasciarmi un lieve bacio sulla fronte. Gli sorrido e ricomincio a sfogliare le pagine del mio quaderno, ad ogni  pagina letta la mia attenzione diminuisce e una moltitudine di pensieri si insediano nella mia mente. Improvvisamente il mio telefono prende a squillare, Ryan sposta l'attenzione dal suo panino a me.
- Non devi preoccuparti ogni volta che mi suona il telefono, sarà Allison. Sicuramente-
Gli dico, cercando di convincermi delle mie parole.
Afferro il telefono, riconoscendo il contatto di mia madre
- Pronto- rispondo con una voce apatica.
- Ciao tesoro, volevo solo sapere come stessi-
Afferma come se qualsiasi cosa dicesse potesse ferirmi, il che è così. sicuramente non avrà ancora parlato con papà, si staranno evitando come al solito senza risolvere i loro problemi: è una storia che conosco troppo bene per non prevederla.
- Sto bene -
rispondo senza dar corpo alla mia voce.
- Per il tuo compleanno..-
- Davvero mamma? Stai seriamente intraprendendo un discorso del genere quando ci sono cose molto più importanti a cui pensare di uno stupido compleanno?. Il mio compleanno lo passerò con Ryan e con persone che mi stanno facendo stare bene. Ciao. -
Ammetto chiudendo la telefonata, non ci posso credere. Non posso credere che mia madre nutra pensieri così infantili.
Sento due mani posizionarsi sulle mie spalle, mi volto per riscoprire due occhi che cercano il mio sguardo.
- Sto bene -
gli assicuro prima che possa insinuare il contrario.
- Vieni qui -
Afferma portandomi nell'unico luogo in cui vorrei rimanere per sempre. Fra le sue braccia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 23, 2017 ⏰

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