12.

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La pioggia ticchettava velocemente contro la finestra. 

Erano in ospedale da più di due ore.
Sebbene ci fosse tutto il gruppo di supporto, Stiles si sentiva estremamente solo.
Era stato bandito in un corridoio, non troppo distante da dove potessero tenerlo d'occhio.

Con le mani intrecciate e i gomiti appoggiati alle ginocchia, il moro ascoltava la pioggia.
Poco dopo prese il telefono e si accorse di quanta gente nel giro di poco tempo lo stesse cercando. Ma non furono le chiamate perse da Scott - o di chiunque altro - a catturare la sua attenzione, bensì quel messaggio lasciato in segreteria.
Lo aprì, cercando di capire di chi fosse.

Era di Lydia.

La mano iniziò a tremargli. Sembrava così difficile portare il telefono all'orecchio.
Alla fine schiacciò il tasto e il messaggio partì.

«Hey sono io.»

A Stiles sembrò così strano sentire di nuovo quella voce.

«Scusami se non mi sono fatta sentire. Ci stavamo divertendo così tanto.
Comunque sto arrivando. Voglio vederti, mi dispiace litigare.» 

La voce di Lydia si fermò e per un attimo sentì solo il suo respiro, calmo e pacato.

«Ti amo.»

Il messaggio finì, e Stiles si rese conto di avere gli occhi lucidi.

Non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che era successo.
Aveva fatto a botte con Scott, non aveva ancora visto suo figlio e Lydia era morta tra le sue braccia.

Cosa avrebbe fatto? Come si sarebbe comportato d'ora in avanti?
Era abbastanza forte da gestire una cosa così grande? O avrebbe ceduto senza indugiare?

A riportarlo alla realtà fu Scott, che stava camminando verso l'amico.
Ora era davanti a lui, ora seduto alla sua destra.

Stiles non batté ciglio, anche se i sensi di colpa iniziavano a farsi sentire.
Era certo, però, che se gli avesse fatto una domanda del tipo "Come stai?" non avrebbe esitato a dargli un altro pugno. Però il lupo mannaro non disse nulla.

«Posso?» domandò Scott.

Stiles non capì. Fino a quando non vide l'amico prendergli una mano e stringerla a sé.

Stava cercando di assorbire il suo dolore.

All'inizio cercò di non dar a vedere quanto fosse difficile assorbire il dolore di qualcun altro, specialmente quando non è fisico, ma mentale.
Poi, però, dovette cedere a qualche lamento trattenuto.

Stiles cercò di lasciar andare la presa, ma Scott era molto più forte di lui.

«Ti prego, basta.» disse alla fine.

Ma Scott non smise, anzi, continuò. Ignorando completamente la voce dell'amico.

Stiles, per un attimo, si sentì quasi più leggero e senza pensieri.
Ma in quel momento, in quel bellissimo momento dove Stiles si sentiva libero, Scott dovette cedere.
Era stanco, e stava praticamente tremando.

«È la seconda volta che fai qualcosa nonostante ti abbia detto di non farlo.» 

La prima avvenne quando Stiles aveva dato un pugno alla sua Jeep, rompendosi le dita.
Quello non fu un bel periodo per la loro amicizia: c'erano disaccordi e litigate continue, per non parlare della paura costante di Stiles di non sentire mai più il suo amico dopo il liceo.

Invece eccolo qui, accanto a lui, praticamente da sempre e probabilmente per sempre.

«Veramente sarà almeno la ventesima.» 

Things left unsaid || StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora