54 - Brooklyn

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- Ti va bene dormire in camera con me? - chiedo a Jay lanciandogli una maglia e un pantalone della tuta che mio papà non usa più.

- Se per te non è un problema a me va bene- dice prendendo gli indumenti appallottolati al volo e alzando le spalle.

Appena srotola i vestiti mi guarda alzando un sopracciglio.

- Forse sono un tantino grandi- dico grattandomi la testa.

- Un tantino?- dico mettendosi la maglia davanti.

Gli arriva a metà coscia.

Non so se è mio papà che è grosso, Jay che è particolarmente smilzo, anche se non direi, o la maglia che si è allargata dopo i tanti lavaggi.

Penso sia un mix tra la prima e l'ultima ipotesi.

- Provali, magari ti stanno meglio di quello che credi- dico cercando di sembrare convincente.

Devo essere convincente come un fungo dato che Jay scoppia a ridere senza ritegno.

Roteo gli occhi e lo lascio da solo in stanza poco prima che suoni il campanello.

Dopo che la sclerata ha gridato per un'oretta abbondante ha deciso saggiamente di andarsene.

Io e Jay per sicurezza abbiamo passato il pomeriggio in casa, senza fare un gran che è cercando di ammazzare il tempo guardando serie TV e film.

Scendo velocemente le scale e controllo dalla tenda della finestra se la pazza è tornata alla carica, ma fortunatamente si tratta di mia madre.

- Finalmente, pensavo fossi morta - dice entrando velocemente prima di lanciare meccanicamente la borsa sul divano.

- Ti devo spiegare un po' di cose - dico seria.

- Mi devo preoccupare? - chiede aggrottando le sopracciglia.

In quel momento Jay decide di fare la sua comparsa con la maglia larga, anche se non tanto come pensavo. I pantaloni, invece, sono esageratamente larghi, infatti è costretto a tenerli su con le mani per evitare di rimanere in mutande.

- Un tantino grandi?! Sono enormi!- dice non accorgendosi di mia mamma che lo guarda a bocca aperta.

- Sì, devi spiegarmi un po' di cose- dice mia mamma incrociando le braccia annuendo.

- Io vado a cambiarmi- si limita a dire Jay prima di sparire al piano di sopra.

*****
- Quindi mia figlia è perseguitata da una troia che si è fatta il suo quasi-fidanzato, che è anche famoso oltre che figo, e Jay... No aspetta, Jay cosa c'entra? - chiede perplessa indicando il ragazzo seduto accanto a me.

Sì, mia mamma ha il dono della sintesi.

- Jay è un mio amico, mi sta aiutando - dico grattandomi la nuca.

- E da dove spunta?-

- Da una festa. Ha aiutato me e Alice a portare a casa Katie e Debby- spiego.

-Okay. E adesso?-

- Nash e Cameron verranno qua per cercare di sistemare la situazione è poi boh, si vedrà -

- Ma una bella denuncia?- propone ovvia.

- Non siamo sicuri che sia stata lei- ribatto.

- Ma il ricatto rimane -

Ha ragione.

- Non ci sono testimoni, Nash potrebbe essersi inventato tutto- di intromette Jay.

Ha ragione anche lui.

- Allora aspetteremo che faccia qualcosa di sbagliato prima di esporre denuncia - dice mia mamma.

- Aspetteremo?- domando perplessa - Tu cosa c'entri?-

- Non vorrai escludermi, spero- dice alzando un sopracciglio.

- NOI ANDIAMO SU - dice Jay alzandosi di scatto e trascinandomi al piano di sopra.

- DOVE PENSATE DI ANDARE?! - strilla mia mamma.

Per fortuna riusciamo a chiuderci la porta di camera mia alle spalle prima che quella donna possa mettere piede nella stanza.

******
- Tesoro andiamo a prendere tuo padre all'aeroporto? - Mi chiede mia mamma sul tardo pomeriggio.

Mi sento così stupida. Ero talmente presa dai miei problemi che mi sono dimenticata che oggi sarebbe arrivato mio papà.

Oggi l'avrei rivisto.

Tra poco l'avrei rivisto.

Annuisco sorridendo.

- Può venire anche Jay? - chiedo.

- Io non lo lascio da solo in casa mia- dice mia mamma.

Donna di poca fede.

In poco tempo siamo all'aeroporto e io continuo ad camminare avanti e indietro per l'agitazione.

- Scaverai una fossa se continui così - mi dice Jay fermandomi e mettendomi le mani sulle spalle.

Prendo un respiro profondo e butto l'occhio su mia mamma che si sta torturato le mani prima di spostare lo sguardo sul tabellone degli arrivi su cui è appena apparso il volo di mio papà.

Incomincio ad allungare il collo per cercare di vedere oltre le porte scorrevoli che mi separano da mio papà.

Sono i dieci minuti più agitati della mia vita.

Non riesco a stare ferma un attimo e ogni volta che vedo le porte aprirsi il mio cuore si ferma.

- Quanto ci mette? - chiedo a mia mamma in tono disperato.

Mi sorride dolcemente e sta per rispondere quando il leggero rumore delle porte mi fa voltare di scatto.

E lo guardo mentre con il borsone in spalla fa passare lo sguardo tra le persone, cercando i volti familiari.

Non gli do il tempo di guardarmi che gli corro incontro e gli salto in braccio.

Fa cadere il borsone un attimo prima che mi prenda in braccio e mi stringe forte.

Sento le sue braccia muscolose che mi stringono e la sua risata che risuona nella mia testa mentre nascondo la testa tra la sua spalla e il suo collo, godendomi il suo profumo di uomo e di casa, di famiglia, di papà.

Tutti i papà hanno quel profumo che riesce a tranquillizzare i figli solo con un abbraccio, che trasmette sicurezza e protezione.

- Ciao papà- dico senza sciogliere l'abbraccio e dandogli un bacio sulla guancia.

- Ciao piccolina- risponde e posso finalmente sentire la sua voce leggermente roca.

Lo sento tirare su il naso e solo in questi momenti capisco quanto mio papà tenga a me.

Quell'ammasso di muscoli e sarcasmo che si fare e torturare pur di proteggermi.

Sciolgo l'abbraccio e noto mia mamma sorridente vicino a noi.

Appena mi appoggio i piedi per terra mio papà si avvicina a baciare dolcemente mia mamma.

Mi piacerebbe avere una relazione come la loro.

Magari con Nash.

HOLAAA
Salve genteee
No non sono morta e dovete ringraziare la Bionda (di nuovo) e Albi mi hanno costretto ad aggiornare. Inizierò al più presto il prossimo capitolo, ma devo dare la precedenza alla scuola in questo periodo.
Quindi vi lascio
Adiosssss

Lucky - Nash Grier Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora