Capitolo 24.

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Jocelyn aveva ragione: i mie abiti erano orribili. Dopo aver passato più di un'ora davanti al mio armadio aperto ero giunta ad una consapevolezza; non avevo nulla di decente da mettere.

Niente di adatto ad un primo appuntamento. In pratica, mi vestivo come mia madre. Forse quegli abiti andavano bene uno degli appuntamenti con i ragazzi che Poppy selezionava accuratamente per me, ma non per Jared. Innanzitutto non sapevo dove mi avrebbe portato –aveva deciso di lasciare la nostra destinazione un mistero, per farmi una sorpresa- e avevo paura di sembrare troppo elegante. E poi, non volevo ricordargli mia madre. Poppy era un'ombra che minacciava di oscurare la nostra relazione, volevo tenere lontano lo spettro del passato dal nostro presente.

Mi sedetti davanti all'armadio e nascosi il viso tra le mani, scoraggiata. Perché avevo accettato? Dovevamo per forza comportarci da persone normali e avere un primo appuntamento come tutti? Per me non aveva alcun senso.

Perché? Frignai. Nella mia testa c'era una piccola bambina che batteva i piedi.

Non mi piacevano i primi appuntamenti; c'era sempre troppa pressione, convenzioni da rispettare e aspettative da non deludere. Dannazione; non potevamo semplicemente saltare quella parte?.

«Che cosa fai?» domandò Jocelyn, entrando in camera.

Era appena uscita dal bagno, il corpo era avvolto in un asciugamano di spugna e i capelli umidi le ricadevano intorno al viso.

Ti prego, dimmi che sta indossando qualcosa la sotto! Fu la silenziosa preghiera che rivolsi all'Universo.

«Sto decidendo in che modo suicidarmi» replicai, incrociando il suo sguardo. «Tu che cosa mi consigli: una nocciolina o quella cintura?»

«Alex!» mi rimproverò, roteando gli occhi al cielo.

«Hai ragione. Perché rifletterci su, quando mi basta andare in cucina e mangiare un cucchiaio di burro d'arachidi?» continuai il mio sproloquio, alzandomi in piedi. «È stato un piacere. Addio.»

Jo fu più veloce di me; si spostò davanti alla porta e allungò le braccia tese, bloccandomi la via d'uscita.

«Come sei melodrammatica» disse, con una scrollata di capo. «Qual è il problema, oggi?»

Oggi, come se rappresentassi sempre un problema. Forse non aveva torto, non facevo altro che lagnarmi tutto il tempo e cercare di fuggire dalle cose. Okay, non stavo fuggendo: correvo molto velocemente nella direzione opposta.

«Non posso uscire con Jared» dichiarai, con convinzione, raggiungendo nuovamente il mio armadio e sedendomi a terra. «Non ho nulla da mettermi!»

I numerosi vestiti dai colori delicati e le tonalità pastello che spuntavano dall'armadio non erano d'accordo.

«Come se a lui interessasse davvero» sentenziò la mia amica in uno sbuffò, raccogliendosi i capelli bagnati in una crocchia scomposta in cima alla testa. «È Jared, tu gli piaci e molto probabilmente ti troverebbe bella anche se indossassi sacco di nylon.»

Non condividevo il suo stesso punto di vista. Lei non conosceva Jared, non bene quanto me. Non l'aveva visto uscire con una ragazza diversa, quasi ogni giorno, per anni. Delle ninfe di una bellezza capace di mozzare il fiato. Tante Chanel dai capelli scuri e occhi di vari colori. Ero diversa da quel genere di ragazze, tutte allegre e spigliate. Non sarei mai stata come loro.

«Tu non hai visto le ragazze con cui esce di solito, non sono all'altezza» affermai, raccogliendomi i capelli in una mano, per poi lasciarli ricadere su una spalla. «Forse potrei presentarmi alla porta in pigiama»

Jocelyn fece un passo avanti e si sedette accanto a me, con le gambe distese davanti a sé.

«Sai che cosa dovresti fare?» chiese, aggiustando il lembo del telo di spugna.

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