È stato solo un incubo. Quella fu la prima cosa che pensai, quando aprii gli occhi qualche ora dopo. Si era trattato solo di un brutto incubo, non poteva essere altrimenti. Doveva essere così. Stavo mentendo a me stessa e lo sapevo, ma avevo bisogno di fingere che andasse tutto bene per cinque minuti. Solo cinque.
«Sei sveglia?» domandò Jared, in un sussurro, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. Fece scorrere le sue dita lungo il mio volto, tracciandone i contorni. Avanti ed indietro, lentamente. «So che è difficile, ma ce la farai.» aggiunse, in tono rassicurante. «Non sei sola, Alexandra. Ci sono io. L'affronteremo insieme, ce la faremo.»
Mi irrigidii ed improvvisamente mi dimenticai come respirare. Ne conoscevo abbastanza di scienza da sapere che era impossibile, che era un processo involontario e che non era necessario che io sapessi come farlo per riuscirci, ma in quel momento mi sembrò che i miei polmoni avessero smesso di funzionare e che attendessero un'indicazione da parte mia per riprendere regolarmente il loro lavoro.
Respira, Alex., ordinai a me stessa, costringendo i miei polmoni a riprendere il loro lavoro. Respira.
«Respira, Alexandra» mi incitò lui.
Serrai le palpebre e nascosi il viso contro il petto di Jared ed aggrappandomi alle sue spalle, mi abbandonai al pianto. Per la terza volta, quel giorno, piansi fino ad addormentarmi.
Il mio sonno durò poco, come se non fossi già abbastanza stanca e stremata, il mio inconscio non ne voleva saperne di lasciarmi riposare. Non c'era via di uscita, dovevo alzarmi ed affrontare quella situazione.
Guardai Jared che finalmente si era assopito al mio fianco e non me la sentii di svegliarlo per liberarmi dalla dolce trappola costituita dalle sue braccia. Restai distesa accanto a lui, con la testa appoggiata sopra la sua spalla ed un braccio a circondargli la vita. Lì, sdraiata insieme a lui nel mio letto, mi sentivo al sicuro e protetta. Pensai che non poteva succedermi nulla di male, se lui era al mio fianco. Che cosa avrei fatto quando non ci sarebbe stato? Come avrei fatto senza di lui? Chi mi avrebbe ricordato di respirare, quando io mi sarei dimenticata di farlo? Il panico si impadronì di me. Non potevo perderlo, non proprio quando ne avevo più bisogno. Aveva detto che ci sarebbe stato, che si sarebbe preso cura di me e non mi avrebbe abbandonata; ma che cosa avrei fatto se si fosse reso conto che quella situazione era troppo pesante per lui e mi avesse lasciata? Come sarei riuscita a sopravvivere ed andare avanti?
Smettila di pensare a queste cose, adesso. Mi rimproverai, chiudendo la mano a pugno sul tessuto della sua t-shirt nera. Ha detto che non ti abbandonerà. E non lo farà.
Dovevo fidarmi di lui e credere che non l'avrebbe fatto. Che ci teneva abbastanza a me da restare al mio fianco, nel momento più brutto della mia vita.
Non volevo dipendere in quel modo da lui, ma in quella circostanza non ero abbastanza forte da preoccuparmi per la mia indipendenza. Ed ero abbastanza sincera con me stessa da ammettere che se non avessi cercato l'aiuto delle persone di cui mi fidavo sarei crollata. Il loro sostegno era necessario per me e – soprattutto – per Jennifer, se volevo aiutarla.
Innanzitutto, dovevo saperne di più sulla sua malattia. Poi, il mio pensiero corse subito a Victoria. Lei era sola la sola persona che conoscevo ad aver affrontato qualcosa di simile: la malattia di Tommaso, la sua morte. In quel momento mi sembrò anche l'unica capace di comprendere il mio dolore, la sola dalla quale sarei riuscita a trarre conforto. Era troppo presto per chiamarla, dato e considerato il fuso orario, ma potevo mandarle un messaggio. Dovevo prima trovare il mio cellulare, però. Senza abbandonare la mia posizione, mi puntellai su un gomito e ruotai la testa di lato per cercarlo e lo individuai posato sopra il ripiano di legno del comodino sistemato accanto al letto. Era probabile che fosse stata Jo a recuperarlo dalla mia borsa e portarlo in camera mia, mentre dormivo. Allungai un braccio oltre a Jared e lo presi, per poi tornare a stendermi sul letto.
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Delicate
RomanceUna storia d'amore è proprio come un bel libro: vorresti che non finisse mai. Divori ogni singola parola, giri le pagine guidata dall'insaziabile desiderio di sapere che cosa accadrà dopo. Lo fai senza pensarci. Sai che a un certo punto le pagine...